Le truppe italiane di occupazione dell'Afghanistan sotto tiro dai talebani
Lo scoppio di una mina o di un proiettile di obice comandati a distanza ha danneggiato il 20 luglio un gippone e ferito quattro parà sul passo "della morte" lungo la strada che unisce la città di Khost a Gardez, nell'Afghanistan orientale. "I nostri ragazzi hanno riportato piccole, piccole ferite che non destano alcuna preoccupazione" ha minimizzato il generale Marco Bertolini, comandante dei soldati italiani in Afghanistan, e ha aggiunto che "sappiamo bene che operiamo in una zona pericolosa ma non ci fermeranno. Le attività del contingente proseguono come sempre". L'episodio conferma però che le truppe italiane di occupazione sono sotto il tiro dei talebani. Nei mesi precedenti contro il contingente di alpini di stanza nella base di Khost erano stati lanciati più volte colpi di obice.
I paracadutisti della Folgore, che il 15 giugno hanno sostituito gli alpini, e i reparti delle forze speciali che compongono la task force Nibbio 2 sono impegnati sotto il comando americano di Bagram nei pattugliamenti e nei rastrellamenti nella regione di Khost, al confine col Pachistan. Nei giorni dell'agguato sul passo erano impegnati nell'operazione dal nome in codice "nuovo sceriffo", alla caccia di arsenali nascosti sulle montagne.
Assieme ai compiti di trovare e distruggere gli arsenali dei talebani hanno anche quello di fornire protezione alla vicina base Chapman dei Seals americani, spesso sotto attacco dei guerriglieri. Sono in guerra a fianco delle truppe di occupazione americane e a sostegno del governo fantoccio di Karzai, in un paese tutt'altro che normalizzato a più di un anno e mezzo dall'aggressione imperialista.