Truppe speciali della UE pronte a invadere la Libia
All'operazione denominata "Eufor Libya" vi parteciperà anche la Germania

Nella riunione dei ministri degli Esteri dell'Unione europea (Ue) a Lussemburgo il 12 aprile il rappresentante francese Alain Juppé e il britannico William Hague ripetevano che la Nato non fa abbastanza "per proteggere i civili" in Libia e cacciare Gheddafi. Il capo delle operazioni del comando Nato, il generale Mark van Uhm, ribatteva che "con i mezzi che abbiamo stiamo facendo un un grande lavoro" e snocciolava cifre quali 155 raid al giorno dei 200 aerei a disposizione. La situazione di stallo sul terreno forniva però altri argomenti ai bellicisti dell'Ue che ragionavano di un possibile intervento con truppe di terra, la missione "Eufor Libya" posta sotto comando italiano, i contrammiraglio Claudio Gaudiosi.
L'Unione europea è pronta a dispiegare una "missione militare a sostegno umanitario" a Misurata se e quando l'Onu lo chiederà, confermava la responsabile della politica estera Ue, l'inglese Catherine Ashton, ricordando di aver ufficializzato questa disponibilità in una lettera inviata al segretario dell'Onu Ban Ki-moon.
Una missione a cui è pronta a partecipare anche la Germania, annunciava il ministro degli esteri tedesco Westerwelle, che in nome dell'aiuto "umanitario", o meglio per non essere tagliata fuori dal banchetto imperialista per ipotecare il futuro della Libia e il controllo delle sue risorse, si è rapidamente rimangiata l'indisponibilità a partecipare alla prima fase dell'aggressione, quella a guida Usa e successivamente Nato, e non vuol restare troppo in seconda fila nella fase in cui potrebbe prendere campo una iniziativa europea.
Le truppe tedesche potrebbero partecipare in veste di "cooperanti" dei gruppi di battaglia della Ue, i reparti militari delle dimensioni di un battaglione, composti da 1.500 soldati addestrati a entrare in azione con un preavviso di soli 15 giorni. Fra i compiti istituzionali di questi gruppi di battaglia vi sono quelli di condurre "operazioni di combattimento in ambiente estremamente ostile" e di "preparare il terreno a forze di peacekeeping più grosse". Il contrammiraglio Gaudiosi ha il suo comando a Roma, nell'aeroporto "Francesco Baracca" di Centocelle, e fa inoltre parte del Comando operativo di vertice interforze (Coi) che pianifica e dirige le operazioni militari all'estero. Da ricordare che il Coi è stato costituito con la legge n. 25 del 18 febbraio 1997 dal governo Prodi e è stato impegnato in tutte le aggressioni militari imperialiste, dalla ex Jugoslavia, all'Afghanistan, all'Iraq.
Alle iniziative militari di Ue e Usa si contrappongono i paesi BRICS, il gruppo composto da Brasile, Russia, India, Russia, Cina e Sudafrica che il 14 aprile, riuniti per il loro vertice nella città cinese di Sanya, si dichiaravano contrari all'uso della forza per risolvere la crisi libica e criticavano la Nato affermando che la sua "guerra umanitaria" non rispetta la risoluzione dell'Onu che ha autorizzato l'intervento per difendere la popolazione civile. Una presa di posizione ipocrita e tardiva dato che la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza era passata col voto favorevole anche del Sudafrica e l'astensione degli altri 4. Hanno un bel dire il leader cinese Hu Jintao, la presidente del Brasile Dilma Rousseff, il russo Dmitry Medvedev, il premier indiano Manmohan Singh e il presidente sudafricano Jacob Zuma nel condividere "il principio che l'uso della forza debba essere evitato" e nel sostenere "che l'indipendenza, la sovranità, l'unità e l'integrità territoriale di ogni nazione vadano rispettate".
Detto solo ora risulta come il lamento di chi è stato tagliato fuori dai giochi condotti da Usa, Gran Bretagna e Francia. I cui tre presidenti hanno ribadito in una lettera comune pubblicata il 15 aprile che "finchè Gheddafi sarà al potere la Nato e i suoi partner dovranno continuare le loro operazioni". Con un numero maggiore di aerei come ha richiesto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, o magari con l'intervento di truppe di terra preparato dalla Ue per cacciare Gheddafi. Una posizione non prevista dalla risoluzione Onu come ha ammesso il ministro della Difesa francese, Gerard Longuet. Che comunque ha pronta la soluzione: "se tre grandi paesi concordano, le Nazioni unite potranno accordarsi su una nuova risoluzione".

20 aprile 2011