Conferenza intergovernativa di Bruxelles
L'Ue avrà un comando autonomo dalla Nato per le proprie guerre
Varata un'agenzia per il controllo delle frontiere
Non trovato l'accordo sulla costituzione. Spagna e Polonia vogliono più potere
Com'era prevedibile il "miracolo'' invocato da Berlusconi al vertice europeo di Bruxelles del 12 e 13 dicembre per raggiungere l'accordo sulla Costituzione non c'è stato: Spagna e Polonia hanno puntato i piedi per mantenere il maggior potere nelle decisioni del Consiglio che ha consegnato loro il meccanismo deciso al vertice di Nizza e non hanno accettato la modifica prevista nel testo costituzionale e difesa in particolare da Germania e Francia. La questione è rinviata al prossimo semestre di presidenza irlandese. La vicenda ha avuto grande eco sui mass media ma ha oscurato una decisione altrettanto importante raggiunta dai Quindici nella prima giornata di lavori del vertice: la Ue avrà un comando autonomo dalla Nato per le proprie guerre, una "cellula di pianificazione'' non permanente ma in grado di "organizzare rapidamente un centro di controllo per una determinata operazione'' in modo autonomo dalla Nato quando questa decidesse di non impegnarsi.
L'importanza di questa decisione è sottolineata dalle affermazioni di Berlusconi e del responsabile Ue per la difesa, lo spagnolo Javier Solana. Il presidente del Consiglio italiano ha commentato: "un risultato storico. L'Europa ha finalmente la possibilità di avere una capacità autonoma di difesa e diventare un soggetto politico autorevole a livello mondiale''. "Per la prima volta - ha aggiunto Solana - avremo una struttura autonoma e non dovremo sempre appoggiarci ad altri''.
Il carattere imperialista della struttura militare della superpotenza europea è confermato dallo stesso Solana quando ha affermato che "la prima linea di difesa si situerà spesso all'estero'', le "minacce'' che riguardano l'Europa sono "il terrorismo, il crimine internazionale, i conflitti regionali'' dal Medio Oriente all'Asia; per rendere il mondo più unito ma anche più sicuro è necessario per Solana "un impegno preventivo: il ricorso a strumenti politici e economici, a iniziative diplomatiche, a operazioni civili, di polizia o militari prima che la situazione nei paesi intorno all'Europa degeneri''. Non è esattamente la posizione imperialista degli Usa sulla "guerra preventiva'' in ogni angolo del mondo ma ci manca davvero poco.
Il vertice dei ministri degli Esteri che si è svolto a Napoli il 28 e 29 novembre aveva dato il via libera ai paesi che si ritengono già pronti a partecipare alla costituzione di un esercito europeo, un esercito "complementare'' e non alternativo alla Nato. Restava sospesa la questione del comando operativo che Germania, Francia, Belgio e Lussemburgo volevano ben definito e autonomo dalla Nato contro il parere di Gran Bretagna, Italia, Spagna e altri paesi, oltreché del concorrente imperialismo americano. La soluzione di compromesso ha prodotto la "cellula di pianificazione'' militare, una struttura non permanente ma che ha due sedi: una presso il comando Nato di Mons e l'altra a Bruxelles. Il compito sarà quello di coordinare i comandi nazionali dei paesi che parteciperanno alle missioni autonome dell'imperialismo europeo quando l'Alleanza atlantica "non sia impegnata''. Il comando europeo inoltre cercherà di "anticipare le crisi'' svolgendo un'azione di "prevenzione dei conflitti e di stabilizzazione al termine dei conflitti'', compiti che non sono certo di una struttura non permanente.
Il documento approvato a Bruxelles inoltre sposa la "guerra preventiva'' di Bush con le parole che Solana ha usato nel suo commento precedentemente ricordato. Il testo afferma che "la prevenzione dei conflitti non comincia mai troppo presto. Dobbiamo sviluppare una cultura strategica che promuova interventi tempestivi, rapidi e se necessario vigorosi''. Pianificati dalla "cellula'' di coordinamento e eseguiti dalla forza di intervento rapida che il vertice di Napoli ha messo in cantiere "al più tardi nel 2007''.
La "difesa'' dell'Europa dalle "minacce'' esterne si concretizza con la preparazione degli interventi militari all'estero e con la blindatura delle frontiere europee; gli interventi dei singoli Stati saranno rafforzati e coordinati da una Agenzia europea per il controllo dell'immigrazione. Il vertice di Bruxelles ha deciso di varare l'apposita agenzia col compito di provvedere a "un riordino delle politiche'', a una "verifica dei flussi'' e a definire un nuovo programma per combattere gli ingressi illegali attraverso i confini marittimi''. Fra gli strumenti da adottare vi è la schedatura elettronica attraverso i cosiddetti "identificatori biometrici nei visti e nei titoli di soggiorno'' e in tempi brevi anche sui passaporti.
La giornata del 13 dicembre era dedicata alla soluzione delle questioni rimaste aperte sul testo costituzionale e oggetto del negoziato aperto a Roma il 4 ottobre. La questione principale su cui si era incagliato il negoziato era il meccanismo di voto a maggioranza previsto nel Consiglio. Il testo elaborato dalla Convenzione prevede che fino al 2009 sia applicato il sistema definito nel vertice di Nizza, quello del cosiddetto voto ponderato; il meccanismo assegna la titolarità di 29 voti ai quattro paesi più grandi (Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia), 27 a Spagna e Polonia e via a scalare fino ai 2 del Lussemburgo. Dal 2009 si dovrebbe passare al sistema della "doppia maggioranza'', che per approvare una decisione richiede la metà più uno dei paesi membri purché rappresentino almeno il 60% della popolazione della Ue. Con il meccanismo del voto ponderato Spagna e Polonia "pesano'' quasi quanto i quattro più grandi, con l'altro che tiene conto anche della popolazione molto meno. Spagna e Polonia avevano dalla loro parte l'Italia e la Gran Bretagna, contro Germania e Francia; tali schieramenti si ripetevano su altre questioni come la guerra all'Iraq e i rapporti tra Ue e Usa. L'intesa su questo punto non è stata trovata e il varo della Costituzione è rinviato.
La patata bollente della conduzione del negoziato passa nelle mani della presidenza irlandese mentre a Washington si fregano le mani perché la costruzione istituzionale della concorrente superpotenza imperialista europea segna il passo. Ma quella militare va avanti.