Gli imperialisti israeliani e americani esultano per la decisione unanime dei ministri degli Esteri
La Ue mette Hezbollah all'indice delle organizzazioni terroristiche

Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione Europea (Ue) riunito il 21 luglio a Bruxelles ha deciso di iscrivere l'ala militare del movimento sciita libanese Hezbollah nella lista nera dei gruppi terroristici. Una decisione presa all'unanimità dai 28 ministri Ue, dall'1 luglio è entrata anche la Croazia, che hanno comunque confermato gli aiuti finanziari, umanitari e la volontà di mantenere il dialogo politico col movimento libanese. Una clausola prevede una revisione della decisione tra sei mesi.
L'inglese Catherine Ashton, l'Alto rappresentante Ue per la politica estera, ha sostenuto che la decisione di includere l'ala militare di Hezbollah nella lista nera delle formazioni terroristiche "è un segnale politico ma anche concreto, non siamo disposti a tollerare il ricorso al terrorismo, sotto qualsiasi forma, per raggiungere obiettivi politici". Quando Hezbollah avrebbe fatto "ricorso al terrorismo" la Ashton non lo dice, ma non sembra questa la sua preoccupazione principale dato che ha voluto sottolineare che "così abbiamo tracciato una distinzione molto netta" tra le due parti di Hezbollah, quella politica e quella militare, "lanciando un chiaro messaggio al popolo libanese". Che in altre parole sarebbe quello di far cadere il governo di Beirut, del quale dal 2011 Hezbollah fa parte, perché ha il torto di opporsi alle ingerenze imperialiste in Libano e allo strapotere degli imperialisti sionisti nella regione. Uno dei motivi che hanno portato in questo momento e non prima la Ue a prendere questa decisione.
La decisione è stata voluta in particolare da Gran Bretagna e Francia che sono in prima fila nell'ingerenza imperialista nella vicina crisi siriana e da Germania, Paesi Bassi e Portogallo. Qualche dubbio sulle possibili ripercussioni sulla stabilità libanese lo avevano espresso paesi come Italia, Irlanda, Malta e Finlandia. Ma alla fine tutti si sono accodati per affermare "la comunanza di intenti" della Ue come ha sostenuto la sionista ministro Emma Bonino. Con un pensiero a protezione dei soldati italiani che fanno parte del contingente Unifil dell'Onu nel sud del Libano, il cane da guardia del confine al servizio dei sionisti di Tel Aviv dopo la batosta subita da parte delle milizie di Hezbollah, la Bonino ha affermato che comunque l'Italia è determinata a proseguire "i contatti politici e le azioni di sostegno economico, con tutti gli attori" del Libano, "incluso Hezbollah".
Eppure i 28 ministri avevano appena ignorato l'appello del premier libanese Mikati che aveva chiesto a Bruxelles di non procedere in quanto Hezbollah andava considerato "una componente essenziale della società libanese". Certo non è credibile il gioco di equilibrismo della Ue che afferma l'impossibile, ovvero ritenere due entità separate il braccio armato e quello politico di Hezbollah.
Il ministro degli esteri libanese Adnan Mansur respingeva la decisione affermando che "l'Unione europea ha subito forti pressioni per decidere di inserire l'ala armata del movimento sciita libanese Hezbollah nella lista nera delle organizzazioni terroriste. Alcuni Stati hanno esercitato forti pressioni".
Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, affermava che la decisione rende Bruxelles complice e responsabile di ogni attacco israeliano contro il Libano: "gli Stati europei si sono resi pienamente responsabili di ogni atto di aggressione israeliano contro il Libano o contro la resistenza libanese. Questi Stati devono sapere che stanno dando copertura legale a Israele per un qualsiasi attacco contro il Libano perché Israele può ora affermare che sta combattendo il terrorismo e bombardando target terroristici".
Infatti la ministra israeliana per la giustizia, Tzipi Livni si felicitava con la Ue per la decisione e in un comunicato sottolineava che "finalmente, dopo anni di dibattiti e di titubanze, è giustamente fallito il tentativo di argomentare che l'attività politica degli Hezbollah sdoganerebbe quella terroristica". Toccava al premier sionista Benjamin Netanyahu ringraziare pubblicamente tra gli altri i capi di governo di Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia. A ruota arrivava anche il plauso del portavoce della Casa Bianca, Jay Carney.

31 luglio 2013