Con una lettera del 4 novembre a Tremonti, che la rende pubblica solo l'8
La UE ci impone altre misure di lacrime e sangue

Perdita totale di credibilità nell'arena internazionale. Commissariamento, di fatto, da parte della BCE, della UE e in ultimo anche da parte del Fondo monetario internazionale (FMI). È quanto è successo con tutta evidenza al (ormai ex) governo del neoduce Berlusconi. Una situazione apparsa lampante allorché il cavaliere piduista di Arcore, su pressante richiesta dei tecnocrati di Bruxelles, il 26 ottobre scorso si è dovuto recare al summit dei capi di governo della UE per illustrare le politiche del governo italiano per abbattere il debito pubblico ed uscire dalla crisi economica. E lo fece sulla base di una lettera d'intenti dove erano fissati i seguenti obiettivi: licenziamenti facili, pensione a 67 anni, rafforzamento dell'esecutivo e della maggioranza. Inoltre, mobilità e tagli agli statali, privatizzazione e liberalizzazioni, chiusura di scuole e università, aumento delle rette. Insomma il prosieguo della politica economica e sociale di massacro sociale messa in essere da questo governo sin dal suo insediamento
Dopo appena 8 giorni, esattamente il 4 novembre, il commissario per gli affari economici e monetari della UE, Olli Rehn, invia a Tremonti una lunga e dettagliata lettera (che costui renderà pubblica solo l'8 dello stesso mese) in cui sono contenute con un puntiglio quasi maniacale, addirittura 39 richieste di chiarimento. Ma soprattutto c'è un giudizio perentorio sull'insufficienza delle misure assunte e l'invito anch'esso perentorio a metterne in cantiere altre. Non solo. Lo stesso commissario si permette di inviare nel nostro Paese una commissione di esperti per monitorare i singoli atti di governo e riferirli. Davvero un fatto senza precedenti. Offensivo e lesivo della dignità e dell'autonomia nazionali.
Tornando alla lettera, subito in premessa è scritto che per i tecnici della UE le manovre economiche varate nei mesi estivi, compresa quella di agosto di 54 miliardi di euro, non bastano. "Nell'attuale contesto economico - si legge - la strategia di bilancio pianificata non assicura il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013". Quindi "servono misure aggiuntive" di lacrime e sangue, di nuovi e pesanti sacrifici da far pagar alle larghe masse popolari. Di cosa si tratta emerge dalle suddette 39 domande di chiarimento che, in realtà, sono incitamenti a procedere. Scorrendone le principali ci si imbatte nella richiesta di cosa intende fare il governo per abolire la pensione di anzianità. Alla UE non basta l'impegno a portare la pensione di vecchiaia per tutti, uomini e donne, a 67 anni nel 2026. Sul fronte fiscale e dell'assistenza sociale chiede come intende il governo spostare l'onere fiscale verso i consumi e la proprietà immobiliare, facendo riferimento all'aumento dell'Iva e alla reintroduzione dell'Ici o di una tassa sulla prima casa. Più in generale nella lettera si domanda quando il governo intende procedere per mettere in Costituzione una norma che renda obbligatorio il pareggio di bilancio.
A proposito del pareggio di bilancio nel 2012 e 2013 c'è l'invito indiretto a procedere nell'attuazione dei piani di dismissione dei beni di proprietà statale. Di vendere quote azionarie di grandi aziende (ENI, ENEL, ecc) pubbliche per ottenere introiti pari a 5 miliardi di euro l'anno per tre anni consecutivi.
Sul capitolo dedicato al "mercato del lavoro" insieme a quesiti su cosa il governo pensa di fare per stimolare l'occupazione giovanile e femminile si arriva alla domanda cruciale relativa alle "norme di licenziamento per ragioni economiche nei contratti a tempo indefinito". Chiedono di chiarire se si tratterà di licenziamenti collettivi o individuali e modificando quali leggi. In questo ambito si lascia intendere sarebbe possibile favorire l'inserimento lavorativo dei giovani e ridurre il precariato. Una tesi questa, a tutt'oggi indimostrata e senza fondamento, specie in momenti di crisi e di recessione produttiva. Circa la "modernizzazione della pubblica amministrazione" la UE chiede conto al governo: "Quando diverranno pienamente operative - si legge nella missiva - le misure riguardanti il personale della pubblica amministrazione (mobilità obbligatoria del personale, lavoro part-time, verifica e controllo del numero del personale)?
Non basta. La UE pretende di sapere dal governo in carica come intende ottenere la semplificazione legislativa e amministrativa, come pensa di di migliorare l'efficienza dell'amministrazione della giustizia civile, che tipo di politica porta avanti per ciò che concerne aeroporti, strutture portuali e trasporti eccezionali su strada, infine quali riforme costituzionali, oltre quella per il pareggio di bilancio sono previste e che risparmi di spesa implicherebbero.
Fermo restando la legittimità di un giudizio di totale sfiducia e disprezzo sull'ex governo Berlusconi, una cosa così non si era mai vista. Ed è per il nostro Paese, dal punto di vista del proletariato, del tutto inaccettabile nel metodo e nel merito.

16 novembre 2011