Deciso dal vertice dei ministri degli Esteri a Città del Lussemburgo
L'UE userà anche la forza contro i Paesi che producono armi di distruzione di massa
L'imperialismo europeo si allinea a quello americano
Il vertice dei ministri degli Esteri dell'Unione europea che si è tenuto il 16 giugno a Lussemburgo ha definito una serie di "principi di base" e un "piano di azione" per condurre la "lotta contro la proliferazione di armi di distruzione di massa", un codice di comportamento che parte dal "ruolo centrale" dell'Onu e dalle azioni diplomatiche per arrivare all'uso della forza contro i paesi che le producono.
Le divergenze tra i paesi della Ue sulla guerra all'Iraq per distruggere gli arsenali delle armi proibite, che non sono state ancora trovate, si ricompongono sulla base di un sostanziale allineamento alle posizioni dell'imperialismo americano. A partire dal linguaggio usato nel documento varato al termine della riunione. I Quindici affermano che le armi di distruzione di massa "costituiscono una minaccia globale che necessita di una visione globale", ovvero di una serie di interventi fino a quello armato. La "prima linea di difesa" è costituita da "misure preventive politiche e diplomatiche", attuate attraverso gli organismi internazionali quali l'Aiea per il nucleare, sotto il coordinamento del Consiglio di sicurezza dell'Onu il cui ruolo deve essere rinforzato in quanto "arbitro finale sulle conseguenze" del non rispetto degli obblighi internazionali. Che non vale certo per i paesi che non vi aderiscono in tutto o in parte come gli Usa o Israele.
I Quindici chiedono un miglioramento del controllo sulle esportazioni degli armamenti, senza batter ciglio sulla recente legge varata dal governo Berlusconi che ha eliminato una serie di vincoli alla concessione delle licenze di esportazione, e un potenziamento dei meccanismi di ispezione e verifica del rispetto degli accordi internazionali, ovvero delle ingerenze negli affari interni dei paesi che non cedono ai diktat imperialisti. Le iniziative diplomatiche comprendono infine il blocco degli eventuali accordi economici stipulati con i paesi sotto accusa.
Esauriti i passaggi diplomatici si passa alle "misure coercitive" previste dalla Carta dell'Onu. Si parte con le "sanzioni selettive e globali", gli "intercettamenti delle consegne" di armi o materiali nucleari, batteriologici e chimici, per finire all'uso della forza. "Nel caso in cui falliscano le misure politiche e diplomatiche - recita il documento finale - si potranno considerare misure coercitive, incluso l'uso della forza come ultima risorsa, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite".
Si conferma quindi che l'opposizione di una parte dei paesi europei all'aggressione militare all'Iraq non era di principio ma dovuta alla scelta di un percorso diverso che per ottenere lo stesso risultato privilegiava la pressione diplomatica. L'uso della forza è comunque ammesso sia pure sotto l'ipocrita formula di "ultima risorsa" che allinea l'imperialismo europeo a quello americano.
Un allineamento che trova immediata applicazione nelle pressioni sull'Iran. L'Hitler della Casa Bianca Bush ha messo nel mirino il governo di Teheran per la questione delle centrali nucleari in costruzione e auspicato anche un "cambio di governo" in Iran. I Quindici non perdono l'occasione per intimare all'Iran di firmare il protocollo aggiuntivo del Trattato di non proliferazione nucleare. Ignorano la risposta di Teheran che è disponibile a farlo se viene applicato nei suoi confronti anche il paragrafo della collaborazione nucleare con i paesi che hanno tale tecnologia e minacciano: "questo può essere l'ultimo avvertimento che la Ue lancia a Teheran prima di rompere le negoziazioni". Gli imperialisti europei hanno subito messo in pratica il codice di comportamento appena varato con l'avvio delle iniziative "diplomatiche".