Casarini esalta lo spontaneismo e il movimentismo sulle colonne compiacenti de "il manifesto" trotzkista
"Uniti per l'alternativa": senza memoria, anticomunista, dentro il capitalismo, per il riformismo
L'alleato stretto di Rinaldini e Landini nemmeno cita il governo Berlusconi

Sulle colonne compiacenti de "il manifesto" del 2 ottobre, in previsione della grande manifestazione del 15 a Roma, il trotzkista Luca Casarini ha presentato "Uniti per l'alternativa", il movimento costituito in un'assemblea tenutasi il 24 settembre scorso a Roma, a cui hanno partecipato, insieme al leader dei "Disobbedienti", anche il segretario nazionale della FIOM, Maurizio Landini, il suo predecessore e coordinatore della corrente sindacale "La CGIL che vogliamo", Gianni Rinaldini, il leader studentesco della "Sapienza", Francesco Raparelli, il neopodestà di Napoli, Luigi De Magistris, e molti altri leader dell'area dei movimenti e dei centri sociali.
In questo articolo Casarini presenta una sorta di biglietto da visita della nuova formazione trotzkista e movimentista, erede della precedente "Uniticontrolacrisi", mettendo subito le mani avanti col dire che essa "non cerca verità storiche nella tradizione di alcuno. È la crisi, con i suoi passaggi repentini ed epocali dei nostri giorni, a costituire la memoria attiva, quella che si utilizza continuamente nell'elaborazione e nell'azione politica dell'oggi". Traduzione: questa formazione non ha nulla a che vedere con la storia, la memoria e la tradizione del movimento operaio internazionale, tanto meno con il comunismo, ma comincia e finisce esclusivamente nella prassi quotidiana dei movimenti spontanei nati per reagire alla crisi attuale del sistema capitalistico. Con il solo e non meglio precisato scopo - aggiunge Casarini - di indicare un'alternativa affrontando "il tema dell'uscita dalla crisi dal punto di vista di una nuova idea di società".
Quale idea? Casarini non lo specifica, si limita a dire che deve avere una "direzione opposta a quella del neoliberismo, delle rendite, della finanza, del sistema energivoro e inquinante, dello sviluppo fondato sull'esclusione e sulla diseguaglianza sociale". Nessuna abolizione del sistema capitalistico, dunque, né tanto meno l'instaurazione del socialismo, ma al massimo una nuova declinazione trotzkista, spontaneista e movimentista del vecchio slogan idealista e riformista, già finito precocemente nel dimenticatoio della storia, "un altro mondo è possibile". Magari, per stare alla moda, riverniciato con la fraseologia estetizzante e retorica alla Vendola (al cui "Cantiere per l'alternativa" la nuova formazione di Casarini, Rinaldini e Landini chiaramente si ispira e si affianca), visto che per uscire dal vago e cercare di caratterizzarla un po' di più il leader degli ex "Disobbedienti" non trova di meglio che scimmiottare il leader di SEL, quando sostiene che "l'alternativa è anche capacità di nuova narrazione, di produzione collettiva di una idea del mondo nuovo che ha a che fare con la cultura, la conoscenza, le relazioni, i sentimenti, le passioni".
L'unica cosa chiara, o meglio che si riesce a distinguere dietro il fumo, in tutto il suo intervento, è il rigetto e la condanna dell'ideologia e della memoria storica del movimento operaio, del Partito del proletariato, della rivoluzione proletaria e del socialismo, quando nel tirare le conclusioni ripete ancora una volta che i movimenti devono avere "un profilo nuovo, che non ha a che fare né con il minoritarismo e nemmeno con la riedizione di esperienze, disatrose peraltro, del passato". Col che la sua "analisi" della crisi rimane sospesa per aria, del tutto svincolata dal capitalismo, dall'esistenza delle classi e dall'analisi marxista, che anzi viene rigettata come un inutile ferrovecchio della storia, e non può che restare confinata nel recinto del riformismo, sia pure interpretato in chiave movimentista e trotzkista, all'interno di un sistema capitalistico inamovibile. Oltretutto Casarini non fa nemmeno il minimo accenno al governo Berlusconi e all'obiettivo di spazzarlo via con la lotta di massa. Obiettivo che dovrebbe essere invece dichiaratamente prioritario per chiunque afferma di voler lottare contro la crisi capitalistica e i suoi effetti sulle masse.
E da qui al partecipazionismo, all'elettoralismo e al parlamentarismo, il passo è breve. Infatti, in un precedente articolo-appello del 30 agosto, sempre dalle colonne compiacenti de "il manifesto", Casarini e Rinaldini erano venuti più allo scoperto, rivelando qual è il vero obiettivo dell'"alternativa" che propongono: riportare i movimenti spontanei di lotta nell'alveo del sostegno elettorale ai partiti della "sinistra" borghese riformista e trotzkista, e segnatamente al suo "astro nascente" Vendola: "Ma tutte queste lotte, questa resistenza, questa sacrosanta rabbia, può non diventare mai alternativa politica?", domandavano furbescamente i due firmatari dell'appello ai movimenti in previsione della ripresa autunnale delle lotte.
E si rispondevano: "Dobbiamo pretendere elezioni subito, contro qualsiasi ipotesi di governissimi, governi tecnici o di unità nazionale. Elezioni subito, anticipate da primarie". "Primarie vere, costruite attraverso spazi pubblici", precisavano, per la definizione dei programmi, con "assunzione di responsabilità di chi si impegna a portarli a termine, chiedendo di conseguenza il voto per cambiare".
Anche Raparelli, nell'assemblea del 24 settembre, aveva battuto sul tasto elettoralistico, sostenendo che "bisogna tenere insieme il 14 dicembre con i referendum, l'atto insurrezionale con la capacità istituzionale del movimento". Dopo che a luglio a Genova aveva invece parlato di "irrompere nelle istituzioni" e di "sfidare il PD".
"Uniti per l'alternativa" di Casarini e i suoi alleati non è altro insomma che l'ennesimo inganno trotzkista e riformista che si ripresenta puntualmente e sempre con nuove forme ad ogni vigilia elettorale e quando si infiamma la lotta di classe, per abbindolare gli anticapitalisti e carpire loro il voto a sostegno dei Vendola, Pisapia e De Magistris di turno, che si propongono solo di gestire "al meglio" la "cosa pubblica" all'interno del sistema capitalistico e senza metterne in discussione l'esistenza. Tant'è che diventano sempre più insistenti le voci di un accordo segreto siglato da Casarini per ottenere qualche seggio parlamentare nelle liste di Sel, accordo che egli stesso non smentisce, su precisa domanda, nell'intervista rilasciata a "la Repubblica" del 20 ottobre.

26 ottobre 2011