Al servizio degli interessi economici, finanziari, commerciali e militari dell'imperialismo americano
Gli Usa spiano l'Ue e gli stati membri
Napolitano e il governo minimizzano. Italia, Francia, Spagna e Portogallo avviano un provocatorio sequestro imperialista dell'aereo presidenziale boliviano alla caccia dell'ex agente della Cia Snowden che ha denunciato lo spionaggio
Protesta congiunta dei 12 Paesi Unasur: "Esigiamo scuse pubbliche dai governi"

Nel corso del vertice informale Usa-Cina del 7 e 8 giugno scorsi in California Barack Obama aveva messo nel piatto la questione degli atti di pirateria informatica accusando implicitamente Pechino di tentare di violare le reti industriali e militari americane. Accusa respinta al mittente dal presidente cinese Xi Jinping che definiva il suo paese una vittima degli hacker. Avevano entrambi ragione ma quella che poteva sembrare una semplice disputa tra concorrenti prendeva tutt'altra piega nei giorni successivi quando esplodeva dalle pagine del Guardian la vicenda dello spionaggio dei servizi americani anche verso i paesi dell'Unione europea (Ue) e altri. L'accusa circostanziata dalla prove fornite al giornale dall'ex agente della Cia Edward Snowden rivelava l'uso sistematico dello spionaggio elettronico di concorrenti, nemici e persino amici; sarebbero almeno 38 i paesi le cui ambasciate a Washington e a New York presso le Nazioni Unite erano tenute sotto controllo da un programma speciale, chiamato Prism, dell'agenzia nazionale di sicurezza (Nsa) che intercettava telefonate, posta elettronica, comunicazioni criptate via fax, oltre ai dati raccolti dalle immancabili microspie.
Il software chiamato Prism è la fonte principale delle informazioni che le agenzie di intelligence forniscono nel rapporto che ogni mattina consegnano al presidente americano e elabora i dati raccolti nei server di nove giganti della Rete (Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, Paltalk, AOL, Skype, YouTube e Apple).
Secondo i documenti forniti da Snowden e rilanciati di recente dal giornale tedesco Spiegel il paese europeo più intercettato è la Germania con una media di 500 milioni di comunicazioni telefoniche e via Internet registrate ogni mese. La città più controllata è Francoforte, sede della Banca centrale europea e della Bundesbank tedesca. La Francia ha avuto una media di 60 milioni al mese di intercettazioni, non dimenticato il pur fedele alleato Italia con "solo" 4 milioni. Lo Spiegel spiegava inoltre che la Nsa aveva diviso il servizio di spionaggio in varie categorie: nella prima gli Usa, dove è vietato ma il divieto può esser aggirato; nella seconda erano inseriti i paesi anglosassoni, dalla Gran Bretagna al Canada, dall'Australia alla Nuova Zelanda che già collaboravano alla vecchia rete di spionaggio Echelon, esclusi dalle intercettazioni; nella terza gli altri paesi che potevano essere regolarmente spiati.
Colti con le mani nel sacco gli Usa rispondevano col capo delle forze armate che il 7 giugno dichiarava: "non potete avere 100% di sicurezza e anche 100% di rispetto per la vita privata e nessun inconveniente". Ma la scusa della intercettazioni nel nome della lotta al terrorismo pur rilanciata da Obama non reggeva a fronte delle notizie fornite da Snowden e rilanciate dalla stampa. Lo spionaggio delle sedi diplomatiche dei paesi occidentali non può essere contrabbandato come lotta al terrorismo. Si tratta evidentemente di una iniziativa al servizio degli interessi economici, finanziari, commerciali e militari dell'imperialismo americano che tiene sotto controllo i concorrenti paesi imperialisti. A cominciare non a caso dal più forte in Europa, la Germania. E a esclusione della Gran Bretagna. Londra si sente dall'altra parte della barricata, quella delle spie, e non ha avuto problemi a allestire fasulli internet point per i delegati in modo da poter meglio intercettare le comunicazioni degli invitati al G20 ospitato nel 2009.
Col programma Prism gli Usa hanno replicato a un livello tecnologicamente aggiornato quanto già hanno fatto fino al 2000 con la rete di satelliti spia chiamata Echelon. Un rapporto pubblicato dall'europarlamento nel marzo del 2000 accusava le nazioni anglosassoni di aver creato un sistema di spionaggio planetario a danno anche dell'Unione europea chiamato appunto Echelon. per monitorare "ogni comunicazione" al fine di appropriarsi di "segreti industriali europei". L'allora capo della Cia James Woolsey rispose che la rete di satelliti serviva per "condurre indagini top secret e combattere la corruzione" in tempi rapidi, incompatibili con la burocrazia delle cancellerie diplomatiche. Oggi la scusa si chiama lotta al terrorismo ma lo scopo vero è l'altro.
Tra l'altro la precedente esperienza di Echelon ha dimostrato che gli Usa possono spiare anche in casa propria in violazione delle loro leggi. Lo scorso 17 giugno Obama giurava in una intervista televisiva che "se sei un cittadino Usa le tue telefonate non vengono ascoltate, i tuoi sms non vengono controllati, le tue e-mail non vengono lette da qualche grande fratello da qualche parte". Confermando quindi intanto che se non sei americano ciò è possibile. Ma lo è anche per gli americani che con Echelon affidavano il compito agli amici dei servizi inglesi o australiani che poi passavano le notizie.
La vicenda che vede coinvolta anche l'Italia non ha smosso il filoatlantico presidente Giorgio Napolitano che si è limitato a dire che si tratta di "una vicenda spinosa che dovrà trovare delle risposte soddisfacenti". Quelle da Washington sono già arrivate e non sono affatto soddisfacenti ma Napolitano minimizza. Peggio il ministro degli Esteri Emma Bonino che il 4 luglio durante l'audizione alla Camera ha affermato che il caso dello spionaggio americano sarebbe un semplice "eccesso di una prassi diffusa". Definire prassi diffusa che un servizio ponga sotto controllo 38 ambasciate di paesi alleati e senza informare i servizi di sicurezza di quei paesi è aperta complicità con gli abusi americani. D'altra parte adesso anche i servizi italiani possono farlo grazie al decreto firmato il 24 gennaio scorso da Mario Monti, pochi giorni prima di dimettersi, che autorizza i servizi di sicurezza italiani a stipulare convenzioni con i soggetti fornitori di pubblici servizi per poter accedere alle loro banche dati, dall'Inps alle Poste, dall'anagrafe universitaria degli studenti all'Alitalia, dall'Enel alle ferrovie italiane, senza alcuna autorizzazione da parte di un giudice. Più che a garantire una non meglio definita sicurezza cybernetica ciò rappresenta una violazione del diritto. Tra l'altro a cosa è servita la massa di informazioni fornita da 300 mila accessi in sei mesi?
Snowden si era rifugiato a Hong Kong e poi era riparato a Mosca dove Putin gli aveva offerto asilo se avesse smesso di rivelare notizie contro gli Usa. Snowden rifiutava e chiedeva asilo politico a diversi paesi; Venezuela e Nicaragua davano la loro disponibilità.
Dall'aeroporto Sheremetevo della capitale russa dove Snowden era bloccato da giorni partiva il 2 luglio l'aereo che riportava in Bolivia il presidente Evo Morales al termine della sua visita a Mosca. L'aereo avrebbe dovuto fare uno scalo tecnico in Portogallo ma il governo di Lisbona, su pressione degli Usa che sospettavano portasse a bordo Snowden, comunicava al pilota di aver revocato il permesso di atterrare nell'aeroporto della capitale. Poco dopo stesso messaggio dalle autorità francesi, spagnole e italiane che obbligavano l'aereo a fermarsi a Vienna. A Vienna, denunciava il ministro degli Esteri boliviano, l'ambasciatore spagnolo in Austria cercava di intrufolarsi con l'inganno nell'aereo presidenziale alla caccia dell'ex agente Cia. Che ovviamente non c'era. L'intervento dei paesi europei non era solo un piacere fornito all'alleato americano ma soprattutto un provocatorio sequestro imperialista dell'aereo presidenziale boliviano.
Come tale era denunciato dal vertice straordinario a Cochabamba, in Bolivia, dell'Unasur, l'Unione delle nazioni sudamericane, del 5 luglio che nel comunicato finale affermava: "Esigiamo dai governi di Francia Spagna, Portogallo e Italia che presentino scuse pubbliche e adeguate in relazione ai gravi fatti che si sono prodotti".
La Francia si è scusata, la Spagna non ha voluto saperne, l'Italia ha risposto dicendo che lo ha fatto perché si è adeguata agli altri paesi.
Il 6 luglio anche la Comunità degli stati latinoamericani e caraibici (Celac) esprimeva solidarietà a Morales e chiedeva "un chiarimento dei fatti che costituiscono una violazione al diritto internazionale". Stessa denuncia era riportata in un comunicato congiunto dell'Associazione europea dei giuristi per la democrazia e i diritti umani nel mondo, del Centro europeo per i diritti costituzionali e l'Istituto Transnazionale di Amsterdam che il 7 luglio sottolineavano come l'inammissibile operato dei governi europei avesse costituito un'offesa senza precedenti a principi fondamentali del diritto internazionale, come l'inviolabilità dei capi di Stato e l'immunità diplomatica, cardini di relazioni internazionali fondate sul rispetto reciproco.

10 luglio 2013