Alla presenza di monarchi ed ex-monarchi di mezza Europa
Il Vaticano beatifica l'imperatore austro-ungarico Carlo I
Il papa nero Wojtyla: che a lui si ispirino i politici europei
"Un politico cristiano che portò avanti le iniziative di pace di papa Benedetto XV... Che sia di esempio soprattutto per coloro che in Europa portano la responsabilità politica".
Con queste parole, pronunciate domenica 3 ottobre, in tedesco, dal sagrato di piazza S. Pietro, Karol Wojtyla ha annunciato al mondo, la beatificazione di Carlo I, ultimo sovrano dell'impero austro-ungarico. Alla cerimonia di santificazione erano presenti pochi fedeli e tante teste coronate, dai Borbone ai sovrani del Belgio, Lussemburgo e Liechtenstein, dai discendenti degli Asburgo a quelli di casa Savoia, dai Turn Und Taxis ad un lungo stuolo di rampolli della aristocrazia italiana ed europea, tra cui i ben 99 bisnipoti dell'imperatore asburgico. Al loro fianco gli eserciti mandati al fronte come carne da macello nella ecatombe della prima guerra mondiale rappresentati da schiere di militari con le divise austriache, ungheresi, slovacche, croate, bulgare e kosovare e persino dagli ussari a cavallo.

Ma chi è il nuovo arrivato nell'esercito dei santi della Chiesa?
Carlo I salì al trono d'Austria e d'Ungheria nel 1916, dopo l'assassinio a Sarajevo dell'erede al trono, l'arciduca Francesco Ferdinando (28 giugno del 1914) e la morte dell'imperatore Francesco Giuseppe, in piena I guerra mondiale imperialista. Guidò le truppe austro-ungariche sul fronte Sud, sull'Isonzo e a Caporetto contro quelle italiane, composte da milioni di contadini male armati e mandati forzatamente al macello dal re Vittorio Emanuele III di Savoia e dal primo ministro Salandra che avevano da poco stretto alleanza con la "triplice intesa" - Francia, Inghilterra e Russia zarista e dichiarato guerra agli imperi centrali dell'Austria e della Germania. Autorizza l'utilizzo di gas asfissianti (prima il cloro, poi l'iprite e il fosfene) scatenando per la prima volta nella storia dell'umanità la guerra chimica in Europa.
Quando nel 1917 le sorti del conflitto mondiale erano ormai compromesse provò a trattare una pace separata con la Francia, spinto e sostenuto dalla diplomazia vaticana guidata dal papa Benedetto XV e quella borbonica portata avanti dai cognati di Carlo, Sisto e Xavier di Borbone. La prima era interessata a sedersi con i vincitori al tavolo della pace imperialista per ridiscutere della "questione romana" e della restaurazione del potere temporale della Chiesa e preoccupata al contempo di impedire che l'esempio della rivoluzione bolscevica d'ottobre dilagasse in Europa, i secondi intendevano partecipare alla spartizione del bottino di guerra. Le trattative con le potenze imperialiste vincitrici fallirono e la conclusione del conflitto mondiale segnò la fine dell'impero austroungarico, in Austria fu abolita la monarchia e proclamata la Repubblica (aprile 1918).
Ma Carlo I non si dimise e non abdicò, rifugiandosi in Ungheria dove organizzò, nel 1919, due colpi di Stato, falliti, per restaurare la monarchia in quel paese. Fu infine esiliato nell'isola portoghese di Madera, dove morì il 1° aprile del 1922.

Revisionismo storico e messaggi "diplomatici" all'Europa imperialista
Con la santificazione di Carlo I, sulla scia dei "convegni" giubilari che ridimensionano i millenari crimini della Santa Inquisizione, il papa nero e le gerarchie vaticane hanno inteso dare ancora più fiato al revisionismo storico facendo passare per "un amico della pace" la breve esistenza di un monarca imperialista e guerrafondaio, nemico acerrimo delle nazioni e dei popoli oppressi, corresponsabile dei 10 milioni di morti caduti nel conflitto mondiale. Quisquilie che per il Vaticano scompaiono di fronte ad un monarca con la croce bene in vista sul petto, tanto sensibile all'opportunismo imperialista e all'anticomunismo viscerale dello stato Vaticano da meritare un posto d'onore nel cielo del paradiso. "Dall'inizio l'imperatore Carlo - ha osato dire Wojtyla - ha inteso il suo compito di servire i suoi popoli; suo unico desiderio era di seguire la vocazione cristiana alla santità anche nel suo agire politico".
Con lui in realtà il papato ha inteso glorificare il Sacro romano impero di cui fu l'ultimo erede, nonché le monarchie europee esistenti e i rampanti discendenti di quelle decadute.
Ma in ultima analisi lo scopo più attuale e strategico di questa operazione è apparso esplicito nelle parole stesse del papa: invitare e pressare i governanti dell'Unione europea imperialista a recepire, (come Carlo d'Asburgo che "seguiva la vocazione cristiana anche nel suo agire politico"), i diktat del Vaticano non solo in campo culturale, etico e legislativo (vedi la pretese vaticane di inserire nel testo della nuova Costituzione europea un riferimento alle "radici cristiane") ma anche, e soprattutto, sul terreno della politica e diplomazia internazionale affinché la superpotenza imperialista europea assuma in pieno il ruolo di gendarme "pacificatore" dell'ordine mondiale, in alleanza o contrapposizione, a seconda del bisogno, alla superpotenza imperialista Usa, ancora di molto superiore ad essa dal punto di vista militare.
 

Gli altri santi neri della Chiesa
Nella primavera del 1996 Wojtyla beatifica il Cardinale Ildebrando Schuster, filonazista e filorepubblichino dell'ultim'ora, che il 25 aprile del 1945, dopo aver preso contatto con il servizio di spionaggio inglese provò a trattare con i partigiani per salvare la buccia al caporione fascista Mussolini. Nel 1998 è la volta del vescovo croato Stepinac, complice del regime fantoccio instaurato dai nazisti e responsabile dei massacri di oppositori, comunisti, slavi di origine islamica e nomadi perpetrati con la benedizione del clero cattolico. Nel 2001 ai santi neri della Chiesa si aggiunge il franchista e clerico-fascista Escrivà De Balager, fondatore dell'Opus Dei, beatificato alla presenza dei principali esponenti politici dei partiti della destra e della "sinistra" del regime neofascista.

20 ottobre 2004