Si è opposto anche alla depenalizzazione dell'omosessualità nel mondo
Il Vaticano non firma la convenzione Onu sui diritti dei disabili perché non contiene il divieto esplicito all'aborto

La campagna oscurantista e reazionaria di papa Ratzinger non conosce soste, non ha limiti né confini e raggiunge persino la sede dell'Onu dove, ai primi del dicembre scorso, l'osservatore permanente del Vaticano presso le Nazioni Unite, monsignor Celestino Migliore, si è reso protagonista di un doppio colpo annunciando che il Vaticano non firmava la convenzione sui diritti dei disabili perché non conteneva il divieto esplicito all'aborto e opponendosi alla depenalizzazione dell'omossesualità nel mondo.
La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità è entrata in vigore l'8 maggio scorso, dopo che era stata approvata dall'Assemblea generale nel 2006. Sono 126 gli Stati che l'hanno già ratificata, altri 106 l'hanno firmata e avviato il percorso della ratifica. L'Italia ha firmato la convenzione il 20 marzo 2007.
Il Vaticano, pur non essendo membro dell'Onu e non avendo firmato la dichiarazione dei diritti umani, ha comunque partecipato attivamente ai lavori per la stesura del testo ma una volta falliti i suoi tentativi di inserire le parti di suo interesse non lo vuole sottoscrivere.
Il testo della Convenzione, composto da 50 articoli, prevede tra gli altri la tutela dei diritti delle persone diversamente abili soprattutto in ambiti in cui subiscono continue discriminazioni, come nel diritto all'istruzione, alla salute, all'accesso al lavoro, ad adeguate condizioni di vita, alla libertà di movimento, alla libertà da sfruttamento e ad un eguale trattamento di fronte alla legge. La Convenzione riconosce il loro diritto ad avere accesso al trasporto pubblico, agli edifici e a tutte le facilitazioni necessarie per poter vivere e compiere le proprie scelte in autonomia. Alla Convenzione è annesso un Protocollo Opzionale che prevede la possibilità di presentare ricorsi individuali in casi di violazione.
Per il capitalismo, tra l'affermazione dei diritti e il loro rispetto ci corre quanto tra il giorno e la notte ma tant'è, quando si tratta di scrivere non lesina carta e inchiostro. Le penne vaticane hanno risparmiato anche l'inchiostro con Celestino Migliore che si dichiarava "indignato e rattristato" dal progetto di "introdurre l'aborto" tra i diritti umani.
Sotto accusa del Vaticano in particolare gli articoli 23, col quale si riconoscono i diritti dei diversamente abili alla pianificazione familiare, alla "educazione riproduttiva" e ai "mezzi necessari per esercitare questi diritti", e il 25 che garantisce l'accesso a tutti i servizi sanitari "inclusi quelli nell'area della salute sessuale e riproduttiva". "La protezione dei diritti, della dignità e del valore delle persone con disabilità - spiegava Migliore il 2 dicembre - rimane una delle preoccupazioni e dei capisaldi dell'azione della Santa Sede che però si oppone all'inclusione nel testo dell'espressione 'salute sessuale e riproduttiva' perché in alcuni Paesi i servizi sanitari e riproduttivi comprendono l'aborto, negando dunque il diritto alla vita di ogni essere umano, affermato peraltro dall'art. 10 della Convenzione stessa" e quindi la Santa Sede non sottoscriveva il testo della Convenzione.
L'uscita contro i diritti dei diversamente abili seguiva di pochi giorni il vergognoso attacco alla depenalizzazione dell'omosessualità nel mondo. In vista del sessantesimo della dichiarazione dei diritti umani, il 10 dicembre 2007, la Francia a nome dei 27 paesi europei aveva promosso un'iniziativa per chiedere all'Onu la "depenalizzazione universale dell'omosessualità" dato che esistono 91 paesi nei quali i rapporti omosessuali sono un reato punito con sanzioni, torture e carcere e financo con la pena di morte.
"Tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale - ripeteva come un ritornello Migliore - ma qui la questione è un'altra. Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di paesi, si chiede agli stati ed ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tenere conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni". E quali sarebbero queste "implacabili" discriminazioni? Per esempio - spiegava con una incredibile faccia di bronzo il rappresentante del Vaticano - gli Stati che non riconoscono l'unione tra persone dello stesso sesso come 'matrimonio' verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni". Non c'è bisogno di commentare.

11 febbraio 2009