Per compiacere il capo dei gladiatori e la destra del regime neofascista
IL RINNEGATO VELTRONI ATTACCA IL COMUNISMO AVVALENDOSI DELLE CLASSICHE TESI FASCISTE
Il segretario DS rinnega persino la storia del PCI revisionista
APPLAUSI DI FINI

``Su La Stampa di ieri, Gianni Riotta scrive: ` arrivato il momento di riconoscere che la rivoluzione russa non fu un successo tradito, ma lo stravolgimento di tanti nobili ideali'. Riotta ci chiede di riconoscerci in questa affermazione. Lo faccio volentieri e sinceramente. Ma l'ho già fatto, nella mozione che ho presentato per il prossimo, primo congresso dei Democratici di sinistra. Il secolo che muore, il Novecento, viene in quel documento definito come `il secolo del sangue. Il secolo in cui degli uomini hanno potuto immaginare e realizzare il genocidio degli ebrei. Il secolo di Auschwitz, delle vittime delle persecuzioni del nazismo. E il secolo della tragedia del comunismo, di Ian Palach, dei gulag, degli orrori dello stalinismo'. Lo stalinismo come il nazismo, i gulag e Auschwitz, il comunismo come tragedia del Novecento. Cosa si può dire di più netto e chiaro''?
Con queste parole si apre l'articolo che il segretario dei DS, Walter Veltroni, ha scritto per La Stampa del 16 ottobre, in risposta all'editoriale con cui sul numero precedente Gianni Riotta invitava il vertice di Botteghe Oscure, cogliendo l'occasione dell'affare Mitrokhin, a ``recidere il legame con la politica di tutto il PCI''. Come si vede Veltroni non solo non ha nessuna remora ad aderire all'invito di Riotta a condannare l'intera storia del comunismo, fino alla rivoluzione d'Ottobre, ma rivendica con orgoglio di non aver bisogno per questo di nessuna esortazione, tanto che lui aveva già espresso le stesse tesi nella mozione congressuale, e anche - ricorda nell'articolo - nel suo discorso di chiusura alla Festa nazionale dell'Unità di Modena, cioè prima ancora che scoppiasse il caso Mitrokhin.
Quanto all'invito dell'editorialista de La Stampa a sciogliere il legame con la politica di tutto il PCI, e quindi implicitamente anche col periodo berlingueriano, Veltroni risponde con altrettanto orgoglio: ``Noi abbiamo fatto di più. Abbiamo sciolto il PCI. Lo abbiamo fatto dieci anni fa, con la svolta di Occhetto. Con uno strappo violento''.
Insomma, sembra dire il rinnegato Veltroni al rinnegato Riotta, e per suo tramite a Cossiga e a tutta la destra del regime neofascista, con noi sfondate un uscio aperto, giacché i conti con il comunismo, e anche col PCI li abbiamo già fatti e chiusi definitivamente almeno a partire dalla svolta della Bolognina. Anzi - puntualizza Veltroni - in un certo senso ancora prima, dal momento che già il PCI di Berlinguer non era più un partito comunista in senso stretto, bensì un partito dove potevano convivere comunisti, che ``credevano all'ideologia comunista e al socialismo realizzato'', e non comunisti, come lui stesso, che avevano ``l'URSS come avversario e la democrazia occidentale nel Dna, nel vissuto, nella formazione culturale''.

``COMUNISMO E LIBERTA' SONO INCOMPATIBILI''

Ma in ogni caso - a parte il periodo contraddittorio di Berlinguer, che pure fece ``scelte coraggiose'', conclude Veltroni - ``il PCI e la sua storia erano stati altro. Erano stati le lacrime per Stalin e l'appoggio alla repressione della rivolta di Ungheria. Era stato il linciaggio politico di Giuseppe Di Vittorio in una Direzione, quella del '56, la cui lettura degli atti provoca brividi lungo la schiena''. Per cui la morale che il segretario diessino ne ricava dopo questa lunga tirata anticomunista, è che ``comunismo e libertà sono stati incompatibili, questa è stata la grande tragedia europea del dopo Auschwitz''.
Cosa dire di questa ulteriore, squallida ``pubblica abiura'' dei rinnegati del comunismo nella persona del segretario DS? Innanzi tutto che non si tratta affatto di un'``abiura'', di un'altra ``svolta'' a destra, come l'hanno presentata fingendo grande scandalo Bertinotti e i suoi compari trotzkisti de il manifesto. Nonché - va aggiunto - certi opportunisti come i DS fiorentini, che dopo aver condiviso tutti i tradimenti e le svolte a destra di Botteghe Oscure, ora fanno gli schizzinosi e firmano documenti di ``critica'' pensando già a quante nuove astensioni a sinistra gli costerà la sortita del segretario. La ``svolta'', come ha sottolineato lo stesso Veltroni, lo ``strappo violento'' col passato i rinnegati di Botteghe Oscure l'avevano fatto già nell'89. Anzi, addirittura già con Berlinguer, e noi del resto abbiamo puntualmente denunciato a suo tempo ognuno di questi passaggi cruciali della degenerazione socialdemocratica e neoliberale del revisionismo italiano, fino alla completa omologazione neofascista e borghese attuale, che solo chi ha gli occhi foderati di prosciutto, o è in malafede come gli imbroglioni neorevisionisti e trotzkisti, non può o non vuole vedere.
Si tratta quindi più che altro di una disgustosa esibizione di odio anticomunista, che si avvale per l'occasione delle tesi classiche della propaganda fascista, del tutto simili a quelle utilizzate dal famigerato ``libro nero del comunismo'', con cui il rinnegato Veltroni cerca di compiacere il capo dei gladiatori Cossiga e la destra del regime neofascista, dopo gli attacchi subiti da Botteghe Oscure con la pubblicazione del dossier Mitrokhin.

GIOCO DELLE PARTI TRA RINNEGATI

Non a caso la sparata veltroniana si è meritata l'immediato plauso del caporione fascista Fini, il quale ha parlato di ``affermazioni che fanno onore a chi le ha pronunciate''. Chi invece non ha apprezzato l'intervento di Veltroni è stato, paradossalmente, proprio il capo dei gladiatori Cossiga, il quale ha anzi sbeffeggiato il ``ragazzotto di Botteghe Oscure'' accusandolo sprezzantemente di non aver capito nulla della storia del PCI. Non era infatti questa gratuita attestazione di servilismo e di zelo anticomunista che il picconatore aveva chiesto ai DS, bensì di cogliere l'occasione dell'affare Mitrokhin per celebrare un ``processo'' storico-politico a conclusione del quale chiudere per sempre gli ``scheletri negli armadi'', tanto quelli riguardanti i rapporti tra l'URSS e il PCI, quanto quelli riguardanti il capo dei gladiatori e i ``misteri'' di 50 anni di storia d'Italia.
Un'ultima annotazione la merita infine il metodo scelto dal rinnegato Veltroni per questa ennesima picconata anticomunista, che è sempre quello classico usato dai revisionisti e dai rinnegati del PCI, primi tra tutti gli stessi Togliatti e Berlinguer: affidare le dichiarazioni che segnano le svolte strategiche a destra ad interviste o articoli per i giornali della borghesia, anziché a documenti discussi e approvati dalle istanze competenti del partito. Rivolgendosi cioè direttamente ai propri interlocutori nel campo capitalista e imperialista, anziché alla propria base, alla faccia della ``democrazia'' di cui i rinnegati come Veltroni si riempiono continuamente la bocca.
In questo caso il rinnegato Veltroni si è servito del rinnegato Riotta (ricordiamo che quest'ultimo, prima di diventare un pennivendolo strapagato dalla stampa borghese, è stato capo servizi cultura de il manifesto durante il movimento rivoluzionario del '77) per poter sferrare, ospite del compiacente giornale di Agnelli, il suo velenoso attacco al comunismo e all'intera storia del movimento operaio di questo secolo.