Nel tentativo di tirarsi fuori dallo scandalo della sanità e per preparare la sua rielezione a governatore della Puglia
Vendola azzera la giunta e ne forma una nuova aperta a destra
Esclusi PRC e PdCI. Faide nel PD. Asse tra il governatore della Puglia e Emiliano sindaco di Bari
L'ex vicepresidente della regione Frisullo (Pd) coinvolto nello scandalo sanitario

Lunedì 13 luglio, il governatore della Puglia, Nichi Vendola, ha presentato al consiglio regionale la sua nuova giunta che rispetto a quella varata quattro anni fa risulta essere molto più spostata a destra. Vendola conserva la sua maggioranza e non riesce a ottenere l'appoggio sperato dell'UDC, dell'Idv e di "Io Sud" dell'ex missina, ex ministra e ex sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone. L'UDC comunque non ha firmato la mozione di sfiducia presentata dal PDL mantenendo aperto il dialogo per future alleanze. Mentre la Poli Bortone non manca di tessere le lodi del governatore.
Nella nuova giunta risultano cinque nuovi entrati e altrettanti assessori non confermati. Primo fra tutti Sandro Frisullo, vicepresidente e assessore uscente e lungotenente dalemiano in Puglia che pur non ancora ufficialmente indagato risulta coinvolto nello scandalo sugli appalti che da alcuni mesi ha travolto la sanità pugliese. Confermata l'esclusione di PRC e PdCI. PRC e PdCI infatti erano già di fatto fuori dalla giunta allorquando gli assessori in forza a quei partiti avevano seguito Vendola in "Sinistra e libertà".
Vendola ha fatto fuori anche un paio di suoi assessori vendoliani per far posto a Dario Stefano, agricoltura, ex PD, di area della Margherita, ora vicino all'UDC, e a Gianfranco Viesti, economista e meridionalista pugliese, assai gradito alla Poli Bortone, per il quale è stato battezzato il nuovo assessorato "Sud e diritto allo studio".
In sostituzione di Frisullo è stata nominata vicepresidente Loredana Capone (ex Margherita) sconfitta nella corsa a sindaco di Lecce un mese fa. Gli altri due nuovi assessori sono Fabiano Amati (PD e vicepresidente ANPI) e Magda Terrevoli (Verdi).

Lo scandalo sanitario
Vendola ormai da mesi navigava nella melma dello scandalo sanitario, fin da quando le indagini della procura di Bari su presunti appalti nella sanità locale pilotati a favore dell'imprenditore Gianpaolo Tarantini, avevano condotto all'iscrizione nel registro degli indagati di Alberto Tedesco, ex socialista oggi traslocato nel PD, assessore alla sanità pugliese costretto nel febbraio scorso alle dimissioni. Fra parentesi, Tedesco lascia il consiglio pugliese per insediarsi al Senato come primo dei non eletti al posto di Paolo De Castro, volato all'europarlamento. Un avviso di garanzia poi è piovuto sulla manager della ASL di Bari Lea Cosentino, vicina al parlamentare PD Gero Grassi, con l'ipotesi di turbativa d'asta. Per lo stesso reato tra gli indagati c'è anche l'imprenditore Enrico Intini considerato vicino a D'Alema. Nelle intercettazioni dell'inchiesta sarebbe emerso infine, come già detto, il nome di Sandro Frisullo ex vicepresidente della giunta e assessore.

Gli obiettivi di Vendola
A rischio di decapitazione giudiziaria, il governatore Vendola ha quindi pensato bene di azzerare la vecchia giunta per tirarsi fuori dallo scandalo sanità ed evitare così di farsi logorare per l'ultimo anno di legislatura col rischio di arrivare con le gomme a terra all'appuntamento delle regionali 2010 alle quali intende ricandidarsi alla guida della regione.
Ovviamente scaricare sui suoi assessori la "questione morale" che ha investito la sua giunta non serve a sottrarlo dalle sue responsabilità. Seppur non indagato Vendola non può non rispondere politicamente di ciò che è avvenuto sotto i suoi occhi. La stessa Cosentino, sospesa da Vendola, ha confermato martellanti pressioni politiche sugli appalti e invervistata da "La Repubblica", avrebbe aggiunto che Vendola non poteva non sapere. Del resto la stessa scelta di Alberto Tedesco quale assessore alla sanità dimostra che in questo campo Vendola non ha operato alcuna discontinuità con la giunta Fitto di "centro-destra" che l'ha preceduto. Tedesco, infatti, imprenditore, era chiaramente in conflitto d'interesse essendo egli stesso e poi i suoi due figli impegnati direttamente negli affari della sanità. Senza contare che Vendola aveva alle costole di Tedesco il suo fedelissimo consulente per le politiche sanitarie, Tommaso Fiore, poi promosso assessore alla sanità.
Il secondo motivo che ha spinto Vendola a pretendere le dimissioni dei suoi assessori con un piglio chiaramente presidenzialista e berlusconiano, è quello di aprire a destra sul modello di quanto avvenuto alle recenti elezioni amministrative parziali a Bari, Brindisi, Lecce e altrove. A questo scopo ha motivato l'azzeramento della giunta oltreché per la "questione morale", con la necessità di "dialogo" e di "arricchimento del profilo programmatico o del profilo culturale dell'azione di governo". L'invito a entrare fin da subito nella giunta rivolto a UDC, IDV e "Io Sud" al momento non è stato accolto. Ma Vendola si è così comunque proposto come interlocutore principale del dialogo e delle alleanze future con queste forze spiazzando di fatto il PD e in particolare i dalemiani che, pur lavorando alle stesse alleanze, non intendono al momento garantire a Vendola la rielezione. Sembra addirittura che la testa di Vendola sia stata chiesta oltre che dall'UDC pugliese, anche da una componente del PD, quella di Enrico Letta, il cui appoggio è determinante per i dalemiani schierati con Bersani al prossimo congresso del partito.

Faide nel PD pugliese
Vendola ha concordato l'intera operazione con il trasversalista Michele Emiliano, sindaco rieletto di Bari nonché segretario regionale del PD, con il quale condivide il progetto di fare di Bari e della Puglia un "laboratorio politico" per il Sud e non solo.
Un asse di ferro quella Vendola-Emiliano mal digerita all'interno del PD nel quale si è aperta una vera e propria faida. Tant'è vero che Vendola è dovuto volare a Roma per un incontro tutt'altro che sereno con D'Alema per fargli digerire l'esclusione del suo delfino Frisullo. Un'altra lunga telefonata è stata successivamente necessaria affinché D'Alema intervenisse personalmente con una nota pubblica dove chiede al PD pugliese di sostenere "compattamente" le scelte del governatore. Ciò nonostante in un vertice del PD regionale, i consiglieri locali sono esplosi minacciando persino di sfiduciare Vendola o di passare all'appoggio esterno. E ancora nella riunione della maggioranza del 13 mattina, prima di presentare la nuova giunta al consiglio, mancavano gli ex assessori più "inviperiti", ossia Sandro Frisullo ed Enzo Russo che adesso potrebbero anche ricorrere al Tar contro l'esclusione.
"Oggi è il primo giorno di campagna elettorale" ha detto Vendola presentando la nuova giunta al consiglio regionale cercando di convincere i suoi alleati titubanti a ritrovare un'unità di intenti in vista dell'ormai prossimo appuntamento elettorale. Ma il tempo non si annuncia sereno. In gioco non c'è solo il futuro del governo regionale ma anche la scadenza congressuale del PD e la necessità delle varie correnti, specie quella dalemiana, di trovare nel "laboratorio Puglia" un trampolino di lancio. Uno dei nodi è la sostituzione proprio di Emiliano, che ancora non si è apertamente schierato ma sembra propendere per Franceschini, alla segreteria regionale. D'Alema ha chiesto ad Emiliano di lasciare il suo incarico, forse promettendogli un posto a livello nazionale, ma questi ancora nicchia.
Insomma, fra scandali e faide interne al PD, la "primavera pugliese" è quanto mai rigida e funesta.

15 luglio 2009