25 giugno 1950 - 2000. 50° anniversario dell'aggressione imperialista degli Usa alla Repubblica democratica popolare di Corea
LA VERITA' SULLA GUERRA DI COREA
L'incontro a Pyongyang tra i due leader del Nord e Sud Corea il 13 giugno, caduto esattamente a cinquanta anni dall'esplosione della guerra di Corea, ha scatenato i mass media in una ricostruzione storica di quegli avvenimenti che sembra provenire dalle stesse fonti di informazione imperialiste e sembra scritta con la carta carbone.
Da La Stampa di Agnelli all'organo ufficioso del ``centro sinistra'' la Repubblica, da l'Unità dei rinnegati Veltroni e D'Alema al quotidiano trotzkista Liberazione, tutti hanno indistintamente stravolto la storia trasformando gli aggressori in aggrediti e hanno ripetuto ossessivamente la loro menzogna allo scopo di farla diventare la più scontata e indiscutibile verità.
Ancora una volta spetta a noi marxisti-leninisti contrapporci a questo fiume di menzogne in piena e tentare di salvaguardare la memoria storica dei combattenti antimperialisti e per la causa del socialismo, avvertendo che in questa come in ogn'altra vicenda storica ci sono sempre due punti di vista contrapposti, quello del proletariato e quello della borghesia, ed è pura illusione sperare che esista una verità assoluta al di sopra delle classi e degli interessi antagonistici in campo.
In quegli anni Mao ebbe a dire: ``Alla guerra di aggressione alla Corea prendono parte sedici paesi, tra i quali la Turchia, il Lussemburgo, ecc. Questi paesi aggressori dicono tutti di essere amanti della pace, e a loro volta definiscono la Cina e la Corea come paesi aggressori'' (Mao, La bomba atomica non può atterrire il popolo cinese, 28 gennaio 1955, Opere complete, vol. 5, pag. 174, Ed. Einaudi).
A noi non interessa commentare il presente processo di riavvicinamento tra le due Coree perché sta cadendo un altro muro non tra il Nord comunista e il Sud capitalista, ma tra due regimi sostanzialmente borghesi: il Nord erede di un regime revisionista e dunque da tempo non socialista ma capitalista, e il Sud, da sempre occupato militarmente e controllato politicamente e nell'economia in modo diretto e massiccio dall'imperialismo americano. Ci interessa piuttosto riflettere su quel che accadde in Corea cinquant'anni fa poiché là l'imperialismo americano scatenò quell'aggressione armata che in quegli anni di ``guerra fredda'' aveva programmato, pur senza attuarla, anche qui in Europa contro i paesi dell'Est e le democrazie popolari appoggiate dall'Unione Sovietica. Là l'imperialismo Usa inaugurò e sperimentò quella politica aggressiva ed espansionista che la prudenza politica e militare, gli sconsigliava di attuare in quegli stessi termini scatenando l'aggressione dalla Germania dell'Ovest ai danni della Repubblica democratica tedesca. Una politica che l'avrebbe portato di lì a pochi anni a imporsi quale superpotenza planetaria sostituendosi prepotentemente alle vecchie potenze imperialiste come l'Inghilterra, con l'incidente di Suez, e come la Francia, destinata a subire una cocente disfatta militare in Indocina.
Facendo qualche passo indietro ricordiamo che la liberazione della Corea dalla dominazione coloniale giapponese fu il frutto dell'azione liberatrice ed emancipatrice svolta congiuntamente dall'Urss di Stalin e dall'Esercito Rosso cinese diretto da Mao. In base agli accordi tra gli alleati, la Corea fu temporaneamente divisa in due zone al di sopra e al di sotto del 38• parallelo, controllate rispettivamente dalle truppe sovietiche e dalle truppe americane, in attesa della capitolazione degli invasori giapponesi. Fu così che al Nord la liberazione procedette risolutamente sulla strada della democrazia popolare, mentre al Sud all'occupazione giapponese si sostituiva l'amministrazione militare americana che esautorava il fronte democratico e i comitati popolari e sosteneva un governo provvisorio apertamente anticomunista.
Insomma gli Usa divisero in due la Corea per garantirsi il controllo della regione in funzione apertamente anticomunista e assediare da oriente l'Urss di Stalin e successivamente la vittoriosa Cina rossa di Mao.
Del resto allo stesso modo avevano tramato in Italia allorché puntando tutto, anche con l'aiuto della mafia, sul separatismo siciliano, si erano preparati a proclamare una Sicilia ``indipendente'' nell'eventualità della vittoria elettorale del PCI nel '48. Il fatto è che gli Usa non avevano alcuna intenzione di rispettare le decisioni della Conferenza di Mosca sulla Corea adottate nel dicembre 1945 dai ministri degli esteri dell'Urss, degli Usa e della Gran Bretagna.
Dopo aver sabotato qualsiasi tentativo di costituire un solo governo democratico provvisorio della Corea, instaurarono un regime di terrore grazie al quale dettero vita a un governo fantoccio e si assicurarono il controllo politico ed elettorale sancito successivamente da accordi internazionali tra Usa e Repubblica di Corea.
Sono queste le premesse della guerra di aggressione che il governo fantoccio sudcoreano con l'aiuto degli Usa mosse il 25 giugno 1950 contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea. Mentre le truppe sudcoreane irrompevano a nord del 38• parallelo, gli Usa con un colpo di mano riuscivano ad assicurarsi la copertura dell'Onu che inviava un contingente internazionale imperialistsa di cui le truppe e i mezzi militari americani erano di gran lunga prevalenti. Quel colpo di mano all'Onu, reso possibile dall'assenza alla seduta del rappresentante sovietico che non riuscì a farsi valere il diritto di veto, può in qualche modo considerarsi antesignano delle risoluzioni e delle cosiddette ``missioni umanitarie'' che oggi, sgretolatosi l'impero russo, sono diventate una consuetudine per l'Onu in ogni angolo caldo del globo, dall'Irak al Kosovo a Timor. Infatti allora come oggi al contingente internazionale parteciparono ben 16 paesi che servivano a mascherare l'incontrastata supremazia delle forze militari americane con la sola differenza che oggi agli Usa si è affiancata la superpotenza europea.
Davanti alla controffensiva dell'esercito popolare coreano che gradualmente strappava al nemico e liberava nuove zone della Corea meridionale, l'imperialismo Usa rispose il 15 settembre paracadutando nelle lontane retrovie nordcoreane 50 mila uomini e invadendo il Nord con l'VIII armata a partire dalla piazzaforte di Puson. La schiacciante supremazia militare sospinse l'invasione americana a nord fino alle frontiere della neonata Repubblica Popolare Cinese. Davanti alla prepotente minaccia imperialista, la Cina di Mao si vide costretta con abnegazione internazionalista a intervenire al fianco dei fratelli coreani e ad inviare il 25 ottobre 1950 i primi battaglioni di volontari che affiancarono i reparti regolari nella lotta di liberazione del popolo coreano, quantunque la Cina popolare fosse giovane, povera e priva degli armamenti terrificanti posseduti dagli Usa. Ma ciò bastò a capovolgere le sorti della guerra.
Il contrattacco fu coronato dal successo alla fine di dicembre, allorché l'intero territorio della Corea a nord del 38• parallelo risultò liberato. Il che indusse i circoli governativi statunitensi a più miti consigli, ad abbandonare temporaneamente la scelta di risolvere con la guerra il problema coreano e a scendere sul terreno delle trattative. Iniziate nel luglio 1951 e interrotte più volte, il 27 luglio 1953 quelle trattative portarono a un armistizio in base al quale rimanevano in vigore i vecchi confini del 38• parallelo.
Aveva vinto la causa del popolo coreano, quantunque a sud permanesse l'occupazione militare statunitense, e aveva vinto la causa del socialismo contro l'imperialismo. Mentre le truppe americane agivano come tutti gli eserciti invasori, l'intervento militare cinese rispondeva a una causa nobile e disinteressata la causa dell'antimperialismo e dell'internazionalismo proletario.
Aveva vinto quella linea che Mao riaffermò pubblicamente ai volontari cinesi in partenza per la Corea: ``I compagni cinesi e coreani devono unirsi fraternamente, condividere gioie e dolori, sostenersi a vicenda nella vita e nella morte e lottare fino in fondo per sconfiggere il comune nemico. I compagni cinesi devono considerare la causa della Corea come la propria causa, i comandanti e i soldati devono essere educati a prendersi cura di ogni collina, ogni fiume, ogni filo d'erba e ogni albero della Corea, a non toccare né un ago, né un filo del popolo coreano, ad avere gli stessi punti di vista e lo stesso comportamento che abbiamo nel nostro paese: questa è la base politica della vittoria. Se saremo capaci di agire in questo modo conquisteremo certamente la vittoria finale.'' (Mao, Direttiva ai volontari del popolo cinese, 19 gennaio 1951, Opere complete, vol. 5, pag. 39, Edizioni Einaudi).