Vertice Obama-Xi Jinping
L'imperialismo americano e il socialimperialismo cinese ricercano un "nuovo modello di collaborazione" ma ciascuno lavora per l'egemonia del Pacifico
Intesa sulla cyber-sicurezza e sulla denuclearizzazione della Rpd di Corea

Nella divisione dei compiti nel nuovo vertice del socialimperialismo cinese al primo ministro Li Keqiang è toccato il compito nel suo primo viaggio diplomatico di stringere le alleanze strategiche con India e Germania, al presidente Xi Jinping quello al momento più delicato di misurare direttamente e aggiornare lo stato dei rapporti di forza col principale concorrente mondiale, l'imperialismo americano. Allo scopo è servito il vertice informale del 7 e 8 giugno che si è tenuto nel lussuoso resort californiano di Rancho Mirage, a 160 chilometri da Los Angeles e che secondo le parole pressoché identiche usate da Barack Obama e Xi Jinping pone le basi per un "nuovo modello di cooperazione" tra due "grandi paesi". Tra quelle che sono le "prime due potenze economiche e militari del mondo", ha sottolineato Obama.
Stante l'informalità del vertice non sono usciti comunicati ufficiali e sui temi principali restano alle cronache le dichiarazioni alla stampa. A partire da quelle di Obama al termine del primo giorno di colloqui quando ha affermato che tra i due paesi c'è "una sana competizione economica" e "inevitabili aree di tensione". E tuttavia "vogliono avere nuove relazioni di cooperazione per il bene di tutta l'area del Pacifico". Ha infine lodato "l'ascesa pacifica della Cina a potenza mondiale". Il falso quadretto semi idilliaco dipinto da Obama non può nascondere che la "sana competizione" si sviluppa con colpi bassi, come nel caso della pirateria informatica, e guerre commerciali che moltiplicano le non poche aree di tensione e si sviluppano in particolare nel Pacifico dove è in pieno corso la sfida per l'egemonia tra l'imperialismo americano e il socialimperialismo cinese.
Anche Xi ha auspicato che tra la Cina e gli Stati Uniti si creino le condizioni per un "nuovo modello" di cooperazione partendo dalla consapevolezza che ambedue sono "grandi paesi" che se la giocano alla pari. E aggiunto che l'area del Pacifico "ha abbastanza spazio per ambedue le grandi potenze", per il momento.
A Obama che aveva messo subito nel piatto la spinosa questione degli atti di pirateria informatica e chiesto esplicitamente di definire regole comuni "sui problemi legati alla cyber-sicurezza", Xi rispondeva che anche il suo paese è vittima degli hacker e quindi concordava con il presidente americano a proposito della necessità di regole comuni. Intesa raggiunta. Che nelle intenzioni di Obama avrebbe dovuto mettere fine agli attacchi informatici di paesi come la Cina e la Russia contro siti governativi, militari e di grandi aziende americane. Pechino e Mosca smentiscono.
Tutto a posto? Certo che no. Anche perché gli Usa non sono certo solo vittime della guerra informatica stando alle notizie che erano appena piombate sul tavolo del vertice con le rivelazioni sul massiccio spionaggio giustificato per fini antiterrorismo dall'amministrazione Obama; un meccanismo ereditato e rafforzato dai tempi di quella di George Bush. Assieme alle notizie, rivelate dal Guardian, sui preparativi di una cyber-guerra internazionale da parte degli Stati Uniti, avviati da Obama con una direttiva presidenziale segreta dello scorso ottobre che ai dirigenti della National Security affidava il compito di redigere una lista di possibili bersagli di cyberattacchi all'estero, a sostegno degli "obiettivi nazionali Usa nel mondo". Così Xi lascia il campo al suo consigliere Yang Jiechi per ribadire che "la sicurezza informatica non deve diventare la radice di mutui sospetto e frizione tra i nostri due paesi. Piuttosto dovrebbe essere un nuovo lato positivo nella nostra collaborazione".
Della contesa nel Pacifico fa parte la questione del nucleare della Repubblica popolare e democratica di Corea (Rpdc). Il rinnovato attivismo di Obama nel Pacifico, punta sul rafforzamento della presenza militare e sul sostegno ai paesi che hanno con la Cina importanti contese territoriali come il Giappone per le isole Senkaku o Diaoyu e Taiwan e il Vietnam per il mare cinese del Sud. L'imperialismo americano gioca nel "cortile di casa" del socialimperialismo cinese e Pechino potrebbe chiedere a Obama di allentare la presa in cambio di una soluzione per la penisola coreana. Dove tra l'altro sono in ballo i suoi interessi economici che legano Washington a Seul.
Sarà il consigliere alla sicurezza interna Usa, Tom Donilon, a riportare che i due presidenti hanno concordato sul fatto che la Corea del Nord debba essere denuclearizzata e a ricordare che "la Cina ha intrapreso numerosi passi negli ultimi mesi per inviare un chiaro messaggio alla Corea del Nord tra cui il duro rafforzamento di sanzioni e dichiarazioni pubbliche da alti leader". Il "nuovo modello di collaborazione" comincia già a funzionare.

12 giugno 2013