Favoreggiamento a Cosa nostra
Il vertice di Calcestruzzi in manette per truffa e fondi neri
Materiale scadente per le opere pubbliche
Il 30 gennaio l'amministratore delegato della Calcestruzzi Spa, Mario Colombini, è stato arrestato dai carabinieri e dalla guardia di finanza su mandato del procuratore aggiunto di Caltanissetta, Renato Di Natale, e del pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Nicolò Marino, che ha coordinato l'inchiesta sull'azienda bergamasca. I magistrati hanno firmato altri tre provvedimenti di custodia cautelare per Fausto Volante, che era direttore di zona per la Sicilia e la Campania della Calcestruzzi, per Francesco Librizzi e per Giuseppe Giovanni Laurino, che hanno entrambi rivestito la carica di capo area per la Sicilia.
Ai quattro sono stati contestati i reati di truffa, inadempimento di contratti di pubbliche forniture e intestazione fittizia di beni, con l'aggravante di avere agevolato la mafia.
Nel provvedimento della magistratura anche il sequestro di beni materiali e immobili della Calcestruzzi, del suo capitale sociale e delle strutture informatiche. Il tutto per un valore complessivo di circa 600 milioni di euro. Sono stati emessi anche vari decreti di perquisizione nella sede legale della Calcestruzzi Spa a Bergamo, Moncalieri (Torino), Arese (Milano), Limena (Padova), San Damaso (Modena), Castelfidardo (Ancona), Roma, Salerno, Taranto, Palermo e Quartu S'Elena (Cagliari).
La Calcestruzzi Spa è il quinto produttore di cemento a livello mondiale ed il principale operatore nel bacino del Mediterraneo. È presente su tutto il territorio nazionale con 10 direzioni di zona, 250 impianti di betonaggio, 23 cave e 21 impianti di selezione di inerti ed un considerevole numero di mezzi di trasporto. La società è controllata, attraverso Italcementi, dai Pesenti, tra i maggiori protagonisti della finanza italiana, nonché pezzi da novanta di Confindustria. Siedono, infatti, nel consiglio di amministrazione del "Corriere della Sera", il quotidiano nazionale a maggior tiratura in Italia, sono azionisti in Mediobanca, nella Mittel, in UniCredit.
La società Calcestruzzi era già finita nel mirino della magistratura, con arresti di suoi dipendenti per presunti rapporti con la criminalità organizzata in Sicilia. Ricordiamo che a metà 2006, tra le 42 persone arrestate in provincia di Caltanissetta con l'accusa di associazione mafiosa, nell'ambito dell'inchiesta "Odessa", vi era già anche Giovanni Laurino, 48 anni, allora responsabile della Calcestruzzi Spa di Riesi. In quell'inchiesta gli investigatori rilevavano "un forte interesse di Cosa nostra" per le attività svolte dall'impresa bergamasca in Sicilia. Il primo arresto era avvenuto perché secondo gli investigatori, Laurino si era imposto in alcuni cantieri di opere pubbliche o in altri privati per fornire il calcestruzzo pretendendo il pagamento del materiale al di sopra dei prezzi di mercato. Secondo l'accusa ciò rappresentava una forma di pagamento del pizzo delle imprese.
Era stato arrestato nel 2006 anche Fausto Volante, già responsabile dell'area Sicilia e Campania, di Calcestruzzi. Il Tribunale del Riesame aveva poi disposto la scarcerazione del dirigente "ritenendo insussistenti - come riportava il Corriere della Sera - i presupposti che avevano portato alla sua carcerazione".
Evidentemente i magistrati non hanno ritenuto di mollare la presa, giungendo a nuovi e più significativi elementi in base ai quali è stato possibile alzare il livello dell'indagine fino ai piani superiori della Calcestruzzi.

L'accusa di truffa, intestazione fittizia e fondi neri
L'ipotesi accusatoria parla di truffa e inadempimento di contratti di pubbliche forniture. La Calcestruzzi, infatti, forniva prodotto di qualità difforme dai capitolati di appalto per la costruzione di opere pubbliche e private. Il materiale, in sostanza, era di qualità notevolmente inferiore a quello richiesto dalle imprese che eseguivano appalti. Questo sistema, per gli inquirenti, sarebbe stata "una strategia aziendale della Calcestruzzi, adottata su scala nazionale e gestita a mezzo, anche, del sistema informatico, con la consapevolezza dei vertici aziendali".
Il meccanismo del mega imbroglio era semplice. L'inchiesta, partita due anni fa indagando su una cava di inerti collegata alla Calcestruzzi, ha portato a scoprire l'esistenza di un sistema informatico di gestione della produzione degli impianti che prevedeva una doppia formula quantitativa da utilizzare nel confezionamento del calcestruzzo.
I vertici dell'azienda avevano trovato la possibilità di formalizzare su una tabella ufficiale una composizione che prevedeva la miscela nei quantitativi legali, fissati nel contratto con le imprese rifornite. Per le prove di schiacciamento, previste dalla normativa vigente, la Calcestruzzi, addirittura, confezionava cubetti con la formula corretta e tutto andava bene. Ma nella pratica forniva ai clienti materiale confezionato su una seconda formula, con un dosaggio minore di cemento. Il sequestro di tutti gli stabilimenti del territorio nazionale deriva dall'ipotesi dei magistrati che questa truffa non sia limitata al territorio siciliano. Alcune intercettazioni rivelerebbero, infatti, che il problema è ben più vasto.
I vertici di Calcestruzzi Spa sono chiamati in causa anche sul reato di intestazione fittizzia. L'amministratore delegato, Mario Colombini, è accusato di aver avallato l'intestazione fittizia "sottoscritta da Volante e Ferraro" (indiziato mafioso) della cava di contrada Palladio, sita nei pressi del paese di Riesi, in provincia di Caltanissetta. L'ipotesi accusatoria dei magistrati si basa su intercettazioni ambientali che confermano il ruolo di Colombini. Il 31 luglio 2006, al telefono, "ammette - secondo i giudici inquirenti - di averla avallata". Ma, addirittura, si intravederebbe un possibile livello più alto di coivolgimento. Infatti Colombini, parlando con la moglie, in una telefonata intercettata, ammette di aver ricevuto indicazione "da tale Carlo", identificabile in Carlo Pesenti, secondo i magistrati. Carlo Pesenti è il condirettore generale di Italcementi. Ma sul massimo vertice di Calcestruzzi i magistrati non hanno ritenuto di dover prendere provvedimenti giudiziari.
I giudici contestano ai vertici di Calcestruzzi anche il reato di avere agevolato l'attività di Cosa nostra. Infatti i fondi raccolti, risparmiando sulla quantità del cemento, sarebbero stati utilizzati da Calcestruzzi per la creazione di fondi neri, "da destinare - secondo l'accusa - quantomeno in Sicilia, alla mafia", ed in particolare alle "cosche locali, i cui uomini si erano a vario titolo infiltrati nella gestione degli impianti".
Ma i giudici temono che sia "fondata l'ipotesi che il sistema della doppia ricetta potesse essere utilizzato anche in altre zone d'Italia e la relativa creazione di fondi neri potrebbe avere anche altre destinazioni, sulla quale ancora si sta investigando".

Le opere pubbliche a rischio
Gli sciacalli della Calcestruzzi Spa, secondo le rivelazioni dei collaboratori, i quali hanno reso possibile questa importante inchiesta, intendevano mettere le mani pure sull'affare miliardario del Ponte sullo Stretto. Infatti, in previsione della realizzazione del noto scempio la società aveva aperto a Messina uno stabilimento. "del resto - dichiara Salvatore Paterna, ex dipendente dell'azienda - Impregilo ex Girola spa ha sempre lavorato con la Calcestruzzi''.
La costruzione del Ponte sullo Stretto non è stata avviata grazie all'opposizione popolare. Bisogna ricordare che tutti coloro che si opponevano alla costruzione del Ponte, tra cui il PMLI, denunciarono subito che la mostruosa opera sarebbe stata anche un pozzo di denaro senza fondo per arricchire ulteriormente Cosa nostra. L'inchiesta sulla Calcestruzzi conferma questo sospetto.
Purtroppo però dalle indagini emerge che sono diverse le opere pubbliche costruite con materiale scadente. È per questo che, nei mesi scorsi, il gip aveva ordinato il sequestro del nuovo palazzo di giustizia di Gela, il Porto Isola-Diga Foranea di Gela, la strada a scorrimento veloce Licata-Torrente Braemi e lo svincolo di Castelbuono-Pollina sul tratto autostradale A20 Palermo-Messina. Ma non è tutto: secondo uno dei collaboratori di giustizia le opere a rischio sono sparse sull'intero territorio nazionale. E perciò i controlli saranno estesi a tutta l'Italia, per esempio alla Tav di Anagni dove, secondo le rivelazioni, fu fornito un tipo di calcestruzzo (il RCK15) che avrebbe richiesto 270 chilogrammi di cemento per ogni metro cubo, ma in effetti ne conteneva solo 150: ben 120 chilogrammi in meno per metro cubo. Ovvero quasi la metà del cemento necessario!
I controlli dovranno essere fatti anche in varie gallerie autostradali dove sembra che agli estremi il calcestruzzo sia regolare, mentre le colate depotenziate stanno verso il centro.
I consulenti esamineranno oltre ad alcuni tratti della Tav, il nuovo palazzo della Provincia di Milano, il ponte sul Po di San Rocco al Porto (Lodi) e la chiesa di San Paolo Apostolo a Pescara.

13 febbraio 2008