Frutto del seminario a Caserta dell'Unione della "sinistra" borghese
Il governo rilancia l'economia capitalistica italiana
Rinviate le questioni riguardanti le pensioni, le liberalizzazioni, la legge elettorale, la pubblica amministrazione e i Pacs. I privati entreranno nelle scuole pubbliche. Promessi 100 miliardi al Mezzogiorno in 7 anni che andranno ai capitalisti. I cassintegrati fischiano i ministri
Per i lavoratori, i pensionati e i disoccupati solo fumo e niente arrosto

Il vertice dell'Unione della "sinistra" borghese, annunciato con grande enfasi per lanciare la "fase 2" della politica del governo Prodi, è andato in scena l'11 e il 12 gennaio nella sontuosa reggia borbonica di Caserta. Una scelta già di per sé discutibile, per una coalizione che si presenta all'insegna del "cambiamento" rispetto al governo di Berlusconi e alle megalomanie che lo avevano caratterizzato. Anche per questo, giustamente, i ministri e i segretari di partito convenuti al seminario sono stati sonoramente fischiati da alcune centinaia di cassintegrati di due fabbriche in crisi del casertano, la Finmek e la Ixfin, che rischiano la chiusura con il licenziamento di tutti gli operai, e che si sono fatti sentire chiedendo un intervento urgente del governo.
Annunciato come una sorta di resa dei conti tra la destra (DS e Margherita in testa), che vuole le "riforme" (pensioni, pubblica amministrazione, liberalizzazioni ecc.), e la "sinistra radicale" (PRC, PdCI e Verdi) che "frena", il vertice dell'Unione si sarebbe concluso con una sostanziale "vittoria" di quest'ultima; almeno a detta di gran parte della stampa di regime, della Confindustria, che lo fa per giocare al rialzo e incalzare dappresso il governo, e del "centro-destra", che lo fa per ragioni elettoralistiche. E questo perché non si è parlato né di pensioni né di liberalizzazioni né della "riforma" della pubblica amministrazione, come anche non sono stati affrontati altri temi dirompenti come i Pacs e la legge elettorale.
In realtà questi temi sono stati semplicemente rinviati ad altri momenti e in altre sedi, e tutti i partiti dell'Unione si sono adeguati di buon grado all'agenda imposta da Prodi il quale, anche nel suo intervento introduttivo, ha rifiutato con fastidio la "contrapposizione nominalistica tra riformismo e massimalismo" e ha ribadito che l'unico tema e il principale obiettivo del seminario era la "crescita economica e sociale del paese". In altre parole, come rilanciare l'economia capitalistica dopo aver avviato il "risanamento" con la Finanziaria da 35 miliardi.
E da questo punto di vista non c'è da dargli torto se il premier democristiano, nella conferenza stampa in cui ha illustrato i risultati del vertice, abbia non solo negato che ci sia stata una "frenata", ma abbia addirittura vantato "un'accelerazione sulle riforme". "Riforme" liberiste per aiutare la crescita del sistema capitalista italiano, beninteso. Tra le quali c'è per esempio il federalismo fiscale, che il governo intende accelerare anche con un occhio al dialogo con la Lega, proseguendo così la nefasta opera, a cui hanno già messo mano governi di "centro-sinistra" e di "centro-destra", destinata a creare regioni di serie A e di serie B e C come anticamera di un federalismo a tutto tondo.
Un'altra "riforma" particolarmente grave e pericolosa annunciata nell'agenda di Caserta è quella presentata dal ministro Fioroni che apre le scuole pubbliche ai finanziamenti privati. In sostanza le scuole statali sarebbero parificate fiscalmente alle Fondazioni, il che permetterà alle imprese private di entrarvi e finanziarle, ricevendone in cambio agevolazioni fiscali e, ovviamente, tramite i "comitati esecutivi" di cui potranno far parte, anche il potere di condizionarne gli indirizzi e i programmi in base alle proprie esigenze: come le scuole americane, insomma. Una "riforma" per certi aspetti ancor più a destra di quella Moratti.
Tra le altre "riforme" nell'agenda di Caserta - molte delle quali di stampo chiaramente propagandistico ed elettoralistico, come la lotta alle emissioni di Co2 e lo sviluppo delle energie rinnovabili, la "semplificazione amministrativa e i tempi della giustizia", la "difesa del cittadino consumatore", la "ricerca e istruzione", ecc. - merita attenzione, per il clamore suscitato, lo stanziamento a favore del Mezzogiorno di 100 miliardi tra il 2007 e il 2013, sui 122 dei fondi strutturali Ue e del fondo aree sottoutilizzate. Soldi che però andranno unicamente a finanziare la militarizzazione del territorio ("rafforzamento legalità e sicurezza"), e i capitalisti, col solito sistema degli incentivi, crediti di imposta, maggiorazione del taglio del cuneo fiscale, decontribuzione per i lavoratori a salario più basso (leggasi gabbie salariali).
Come dicevamo, le altre "riforme" che costituivano il piatto forte del vertice, come le pensioni, con l'innalzamento dell'età pensionabile chiesto a gran voce da Confindustria e dagli stessi leader riformisti della maggioranza, Fassino e Rutelli in testa, come la "riforma" della pubblica amministrazione, con la mobilità e magari anche il licenziamento dei lavoratori "fannulloni", e come la nuova "lenzuolata" di liberalizzazioni annunciata da Bersani, sono state solo rinviate per non rischiare di dare l'immagine di una maggioranza divisa, specialmente pensando alle elezioni amministrative che si terranno tra pochi mesi.
Ma questo non significa che tali "riforme" siano state accantonate, in nome di un presunto spostamento di baricentro a favore di una politica di "equità" e di attenzione alle condizioni dei lavoratori, come vorrebbe far credere, barando, l'imbroglione trotzkista Giordano. Tutt'altro. Infatti, non soltanto Padoa Schioppa, ma anche Prodi hanno insistito per "mettere una voce sulla riforma delle pensioni" nel documento conclusivo, facendola rientrare dalla finestra nell'ambito di una "riforma complessiva del Welfare". Subito dopo, in una lunga intervista a France 24, Prodi ha precisato che anche se l'esclusione del tema pensioni dal vertice era prevista, "l'agenda non sarà cambiata. Ci sarà l'apertura del tavolo con i tempi previsti. Accelereremo il più possibile. Se non si chiude il 31 marzo, sarà subito dopo". Quanto ai Pacs, Prodi ha tagliato corto ricordando che non sono affatto contemplati nel programma dell'Unione, ma solo "diritti civili che derivano dalle unioni": "Non abbiamo matrimoni omosessuali. La cosa è chiara e condivisa. È un errore importare le regole degli altri paesi", ha sentenziato il premier democristiano.
Stessa musica per quanto riguarda le liberalizzazioni, sulle quali il ministro Bersani ha assicurato ai giornalisti, nel lasciare Caserta, che non c'è "nessun rallentamento", e che egli è deciso ad andare avanti "come un treno".
Per i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e i precari, invece, solo fumo e niente arrosto, visto che alla vigilia del vertice, dopo un incontro tra Fassino e Giordano, si era parlato (vedi "Liberazione" dell'11 gennaio) "di affrontare la questione salariale, migliorare il regime delle pensioni, di allargare i diritti del lavoro, di combattere la precarietà". Mentre di tutto questo non si è visto nemmeno l'ombra sotto le volte dorate della reggia di Caserta.

17 gennaio 2007