Al vertice di Bruxelles, condizionato da Cameron
L'Ue vara il bilancio dei tagli
I popoli europei devono stringere la cinghia ancora di più fino al 2020. Un aiutino elettorale a Monti. L'europarlamento: tagli inaccettabili

"La novità di questo bilancio europeo è che si tratta del primo quadro finanziario pluriennale in ribasso della storia comunitaria!", ha commentato il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy presentando l'accordo raggiunto dopo oltre un anno di discussioni e una trattativa continuata fino a notte fonda dal vertice dell'Unione europea (Ue) di Bruxelles dell'8 febbraio che ha varato il bilancio pluriennale per gli anni dal 2014 al 2020. Il bilancio dei tagli, ridotto del 3% rispetto a quello dei sette anni precedenti (2007-2013) che ha limato anche la già insufficiente proposta della Commissione e che destina in particolare briciole a favore dell'occupazione, a fronte dei 26 milioni di disoccupati ufficiali nei 27 paesi, e alla ricerca.
Il bilancio comunitario è pari all'1% del prodotto interno lordo (pil) dei 27 paesi dell'Unione Europea. In termini assoluti ha un valore macroeconomico limitato ma comunque importante soprattutto in alcuni settori, vedi l'agricoltura, e per i paesi meno ricchi, come Portogallo, Grecia, Ungheria ma anche la Polonia. La Ue per finanziare le proprie spese incamera i contributi dei paesi membri praticamente proporzionali al loro peso economico. Le erogazioni sono destinate per la maggior parte alle sovvenzioni agricole, il 50%, che finiscono in gran parte alle multinazionali dell'agroalimentare, e alle politiche per lo sviluppo, il 30%, mentre l'apparato burocratico di Bruxelles si mangia il 5%, e non sono proporzionali; alcuni Stati ricevono di più, altri di meno, fra questi i "grandi" Germania, Francia, Italia, Regno Unito che trasferiscono più risorse a Bruxelles di quante ne ricevano.
Se il bilancio viene tagliato ne soffrono in misura maggiore i paesi meno ricchi e in generale tutti i popoli europei, già tartassati dai rispettivi governi, che devono stringere la cinghia ancora di più fino al 2020.
A Bruxelles è passata la linea dell'inglese David Cameron, in asse con la Merkel, che ha portato il negoziatore Van Rompuy a tagliare il tetto complessivo di spesa fino a 960 miliardi di euro impegnati sulla carta e a poco più di 908 miliardi per i pagamenti effettivi. In altre parole la Ue fa finta di voler spendere 960 miliardi ma decide di fermarsi a 908, che se non bastassero manderebbero in deficit anche il bilancio comunitario.
La proposta iniziale della Commissione europea era di mille miliardi di trasferimenti effettivi. Il parlamento europeo aveva chiesto impegni per almeno 975 miliardi e ha definito "inaccettabile" la proposta di bilancio varata dal vertice minacciando di bocciarla, come sarebbe in suo potere secondo le competenze assegnategli dal Trattato di Lisbona. Staremo a vedere, intanto sono già partite le pressioni dei vertici europei con Van Rompuy che affermava: "ci siamo assunti le nostre responsabilità, ora tocca all'Europarlamento assumersi le sue".
Hollande ha salvato i contributi al suo paese previsti dalla Pac, la politica agricola, che pur diminuirà progressivamente nel bilancio Ue fino al 37,6% nel 2020 ma la Francia che è già il primo beneficiario, incasserà un miliardo in più per lo "sviluppo rurale". Non ha portato a casa nulla per la crescita economica ma ha limitato i danni e definisce l'accordo un compromesso "equilibrato".
Mario Monti ha ottenuto di ridurre la quota negativa dell'Italia da meno 4,5 miliardi nel periodo 2007-2013 ai meno 3,8 miliardi nel 2014-2020 e di poter attingere al misero fondo dei 6 miliardi destinati a affrontare la disoccupazione giovanile e a cui avranno diritto i paesi dove i giovani senza lavoro superano il 25%, l'Italia con Grecia e Spagna. Si era presentato a Bruxelles col piglio del combattente affermando che l'Italia aveva messo il Consiglio europeo davanti alla possibilità concreta del rischio di un veto italiano e ha presentato i suoi risultati come frutto di una "dura negoziazione". Forse più un aiutino elettorale dei suoi colleghi e sponsor europei che tra l'altro è servito a poco.

6 marzo 2013