Il vertice Ue vara la vigilanza unica bancaria affidata alla Bce
La Merkel voleva che si mettesse il veto sui bilanci nazionali

La vigilanza bancaria nei paesi dell'eurozona inizierà nel 2013 e entro l'inizio del 2014 sarà in grado di monitorare tutte le seimila banche dei paesi della zona euro; il ruolo di supervisore è stato affidato alla Banca centrale europea (Bce) diretta da Mario Draghi che ne risponderà al Parlamento europeo. La Bce avrà quindi un doppio ruolo, quello istituzionale di regista della politica monetaria ampliato recentemente con la possibilità di acquistare i titoli di stato dei paesi in difficoltà per sottrarli alla speculazione finanziaria e quello di cane da guardia delle attività delle banche presenti nei paesi europei per impedire tracolli come quelli paventati da molte banche spagnole. Il meccanismo voluto in particolare dal presidente francese Hollande e da Monti entrerà in funzione non prima della metà del 2013, secondo i più ottimisti, e solo quando la vigilanza della Bce sarà davvero operativa partirà l'aiuto nella ricapitalizzazione delle banche da parte del fondo salva stati. Non saranno quindi coperte le emergenze passate, secondo quanto preteso dalla tedesca Merkel, con buona pace dello spagnolo Rajoy che avrà altre scuse per tirare ancora la cinghia ai lavoratori e alle masse popolari per puntellare la crisi bancaria.
Questi i principali risultati del vertice europeo del 18 e 19 ottobre che si è svolto a Bruxelles e che ha visto i soliti protagonisti, i leader dei paesi imperialisti più forti Merkel e Hollande, duellare sui tempi di attuazione della vigilanza bancaria e dell'intervento dei vari fondi salva stati; i contenuti dell'ordine del giorno, definiti dal vertice del giugno scorso erano difficilmente modificabili, anche se la cancelliera col sostegno di Olanda e Finlandia ci aveva provato con un comunicato congiunto a fine settembre nel quale si riteneva non ancora definito il riacquisto delle obbligazioni dei paesi in difficoltà e la ricapitalizzazione diretta delle banche deciso a giugno.
In ogni caso la Merkel ha provato a alzare il tiro proponendo l'istituzione di un supercommissario europeo in grado di porre veti ai bilanci nazionali nel caso non rispettino la regola europea dello 0,5% massimo di deficit strutturale secondo quanto definito nel Fiscal compact); una nuova aperta ingerenza della Ue negli affari interni dei paesi membri, che già grazie al Fiscal compact hanno dovuto mettere nelle mani dei controllori di Bruxelles le leggi finanziarie nazionali. Proposta respinta da un largo fronte guidato dal francese Hollande, che come tutti i governi imperialisti alza la bandiera della difesa della sovranità nazionale solo a suo comodo. Come d'altra parte la Merkel che voleva il supercommissario ai bilanci ma poi frena sui tempi di attuazione della vigilanza bancaria per rimandare il più possibile l'indagine della Bce sulle banche regionali tedesche.
L'offensiva della Merkel era iniziata la mattina del 18 ottobre da Berlino quando di fronte al Bundestag, il parlamento tedesco, aveva dichiarato che "abbiamo fatto buoni progressi nel rafforzare la disciplina di bilancio, grazie al fiscal compact ma siamo dell'avviso, e sto parlando a nome di tutto il governo, che possiamo compiere un passo in più dando all'Europa veri poteri di intervento nei bilanci nazionali". Due giorni prima il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble aveva proposto la nascita di un commissario ai bilanci con poteri di veto. Una presa di posizione forte a nome del governo e di fronte al parlamento per mandare un segnale ai colleghi contrari all'idea già arrivati a Bruxelles su ciò che voleva dal vertice la Germania.
Sbarcata a Bruxelles la Merkel moderava i toni e affermava che "questo vertice non deve prendere decisioni, deve mettere le cose sulla buona strada". La strada per uscire con un compromesso dal vertice la trovavano nella partita a tre, Merkel, Hollande e Monti negli incontri bilaterali che accordavano i sonini. Intesa sulla vigilanza bancaria e sui tempi dell'operatività del fondo salva stati Efs ma con i tempi voluti da Berlino.
Dal vertice europeo esce il messaggio riassunto da Hollande: "il peggio è passato", l'esplosione della zona euro è stata evitata anche se "il meglio non c'è ancora" e "tocca a noi costruirlo". Certo dopo l'annuncio di Mario Draghi che la Bce era pronta a acquisti illimitati dei bond dei paesi in crisi sembra aver calmato le borse, anche se le situazioni pericolose di Grecia e Spagna sono ancora aperte. E la crisi economica morde ancora con la pesante recessione. Gli spread calano ma i dati sulla disoccupazione esplodono, tanto che i senza lavoro nella Ue sono saliti a 25,3 milioni con picchi negativi pesantissimi per la disoccupazione giovanile. Argomenti finiti sotto traccia a Bruxelles a meno che non si voglia prendere sul serio le solite promesse inattuate, contenute nel documento finale, sull'impegno dei 27 paesi per la crescita e la creazione di posti di lavoro.

24 ottobre 2012