Per bocca del cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana
I vescovi scaricano Berlusconi. Ma solo per la "questione morale"
La Chiesa italiana manovra per un "soggetto" cattolico di destra

Dopo aver taciuto per mesi sui continui e sempre più squallidi scandali di Berlusconi, facendo orecchie da mercante al crescente disagio e sdegno provenienti da vasti settori cattolici di base, ormai le gerarchie ecclesiastiche italiane non potevano più evitare oltre di prendere una posizione, specie ora che il Paese è chiamato a stringere la cinghia e fare inauditi sacrifici da un governo e da un premier sguazzanti nella corruzione e screditati come non mai. Per questo tutti gli occhi erano puntati sul Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (CEI), che si è tenuto lo scorso 26 settembre a Roma.
E la presa di posizione c'è stata, ma come al solito è stata tutt'altro che netta e adeguata alla gravità della situazione, tanto che si presta a diverse letture, come quelle che ne hanno fatto in maniera opposta i partiti dell'"opposizione" e quelli della maggioranza di governo: i primi sostenendo che le accuse contenute nella prolusione del presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco, suonavano chiaramente come una sconfessione di Berlusconi e del suo governo; i secondi ribattendo che non avendo il cardinale nominato direttamente il premier, i suoi moniti moralistici andavano interpretati come rivolti a tutta la classe politica indistintamente.
E in effetti è stato proprio così: Bagnasco, che pure ha dovuto ammettere che nelle ultime settimane si erano fatte "pressanti le richieste", anche in ambito cattolico, di un pronunciamento della Chiesa, non ha mai nominato Berlusconi, anche se il riferimento agli scandali a luci rosse del neoduce era implicito, quando ha alluso ai "racconti che, se comprovati (sic), a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica". E come quando ha ammonito che "chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda". Ha anche aggiunto che "i comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in sé stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune". Qualcosa di più, dunque, delle frasi striminzite e reticenti che il capo dei vescovi italiani aveva usato in un'analoga occasione lo scorso gennaio, in pieno scandalo Ruby, quando si era limitato ad accennare al comportamento del premier (sempre senza nominarlo), improntato a "stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza"; affrettandosi peraltro a buttare sull'altro piatto della bilancia forti dubbi sulla "mole di strumenti di indagine", tanto per accreditare la tesi dell'intento persecutorio dei giudici nei suoi confronti.

Silenzio sui veri crimini del neoduce
Ma a parte che anche stavolta Bagnasco non ha resistito alla tentazione di gettare ombre sulla correttezza delle inchieste giudiziarie in cui è coinvolto il neoduce e sull'eccessivo risalto che ne viene dato sui media, riproponendo il ritornello della "ingente mole di strumenti di indagine messa in campo" e della troppa "dovizia delle cronache", resta il fatto che anche in questa occasione si è guardato bene dal chiamare per nome e cognome l'oggetto delle sue critiche. E soprattutto si è fermato sempre e comunque alla sola "questione morale", limitandosi a chiedere di "purificare l'aria, perché le nuove generazioni - crescendo - non restino avvelenate", ma ignorando completamente i crimini e i misfatti politici, sociali e sindacali del nuovo Mussolini: il massacro sociale che sta compiendo con il taglio delle pensioni, della sanità, della scuola e dei servizi sociali, la cancellazione dei diritti sindacali fondamentali dei lavoratori, i continui stravolgimenti alla Costituzione, la protezione dei privilegi dei ricchi e degli evasori fiscali, la persecuzione razzistica dei migranti, l'interventismo imperialista (ultimo quello in Libia), le leggi-vergogna per bloccare le inchieste e i processi a suo carico che sta tentando di sfornare a getto continuo, la compravendita di voti in parlamento, il salvataggio dei suoi amici corrotti e inquisiti, e così via.
Su tutto ciò neanche una parola. Silenzio assoluto. Non a caso il neoduce ha preferito starsene zitto e fare finta di nulla, sapendo che certe prese di posizione generiche e fumose passano, mentre gli interessi materiali della Chiesa che lui garantisce restano; e lascia ai suoi scagnozzi, come Sacconi, Lupi, Cicchitto, il compito di minimizzare l'intervento di Bagnasco come un "richiamo rivolto a tutti", e quindi a nessuno in particolare. Il ministro ex DC Rotondi ha avuto addirittura la faccia tosta di chiosare l'intervento della CEI definendo Berlusconi "un santo puttaniere che passerà alla storia come uno statista". E d'altra parte il numero due della CEI, il vescovo Mariano Crociata, si è affrettato a rassicurare Berlusconi precisando che la Chiesa "non fa i governi e nemmeno li licenzia".

Un nuovo "soggetto" cattolico per il dopo Berlusconi
Tuttavia, per quanto fuori tempo e ipocrita, l'intervento di Bagnasco tradisce il timore dei vescovi italiani di restare spiazzati e senza un interlocutore politico altrettanto fidato da una possibile uscita di scena di Berlusconi, che a questo punto anche loro hanno messo nel conto degli scenari possibili, almeno a partire dalle sconfitte elettorali del "centro-destra" alle ultime amministrative e ai referendum, per prepararsi a una soluzione di ricambio. Soprattutto se, com'è prevedibile, la caduta di Berlusconi dovesse tirarsi dietro anche quella del PDL, facendo mancare alla Chiesa quello che è stato il suo principale referente politico dopo la scomparsa della Democrazia cristiana. Una "balcanizzazione" del PDL, con la diaspora dei cattolici di quel partito in altre formazioni, viene vista come un grosso pericolo dalle gerarchie ecclesiastiche, alle quali verrebbe a mancare l'appoggio a quel sicuro baluardo clerico-fascista, sempre pronto a concedergli tutto in cambio del sostegno politico, a cui erano state finora abituate.
Ed ecco allora il presidente della CEI, riecheggiando l'"intenso rinnovamento etico per il bene dell'Italia" invocato da Ratzinger nel telegramma inviato a Napolitano dalla Germania, prendere spunto dalla "questione morale" e dalla disgregazione ormai in atto del vecchio quadro politico garantito fino a ieri dall'asse privilegiato Berlusconi-Ruini, per incitare i cattolici presenti nei vari partiti a "rendere politicamente più operante la propria fede" per una nuova partecipazione alla vita politica, saldamente ancorata ai "valori non negoziabili", in un momento in cui "sembra rapidamente stagliarsi all'orizzonte la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica che, coniugando strettamente l'etica sociale con l'etica della vita, sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni".
Parole che, per quanto lo stesso Bagnasco con il suo riferimento alle "nostalgie" e altre successive precisazioni l'abbiano negato, appare indubbiamente come un incitamento ai cattolici attualmente sparsi nel PDL, nell'UDC e nel PD, a riunificarsi per ricostruire una sorta di nuova DC, anche se adeguata ai tempi attraverso il collegamento al Partito popolare europeo (PPE). Non per nulla il cattolico del PD Beppe Fioroni, che da tempo scalpita per l'uscita da destra della componente cattolica da quel partito, sulla scia di quanto hanno già fatto elementi come Rutelli e la Binetti, ha applaudito entusiasticamente la proposta di Bagnasco definandola "un segnale molto positivo". La stessa cosa hanno fatto, sull'altra sponda e rispondendo al suo richiamo, Buttiglione e Carra per l'UDC.

Manovre già iniziate a luglio
D'altronde la proposta di Bagnasco non giunge certo inaspettata, dal momento che si inserisce chiaramente nel solco delle manovre già avviate dal Segretario di Stato vaticano, cardinale Bertone, per conto del papa nero Ratzinger, lo scorso luglio con il convegno segreto sullo stesso tema della costruzione della nuova DC, tenutosi nella parrocchia del Sacro Cuore a Roma, con la presenza dello stesso Fioroni per il PD, di Pisanu (PDL), di Buttiglione, Binetti e Cesa (UDC), del segretario della CISL Bonanni e del suo predecessore Pezzotta, nonché degli esponenti di diverse associazioni cattoliche, come ACLI, MCL, Confcooperative, Focolarini, Scout dell'Agesci, Compagnia delle opere (Comunione e Liberazione), Comunità di Sant'Egidio e altri. Manovre, quindi, iniziate non a caso all'indomani della débacle elettorale del "centro-destra" di giugno.
Ora questo progetto sta passando alla fase operativa con l'entrata in campo anche dei vescovi italiani, che intendono recitarvi un ruolo di primo piano a partire dal tentativo di gettare un ponte tra i gerarchi del PDL, che dovrebbero assicurare la continuità di quel partito dopo Berlusconi, in primis Alfano, e l'UDC di Casini, così da formare il grosso di quel "soggetto" cattolico di destra che hanno in mente, e al quale si potrebbero aggregare anche Fioroni e gli altri cattolici del PD insofferenti alla leadership degli ex diessini. Non a caso era stato proprio Bagnasco a tenere la relazione di apertura della "Summer school" dei giovani del PDL, organizzata dai gerarchi Gasparri e Quagliarello ai primi di settembre.
Contemporaneamente la CEI mira a rafforzare il progetto allargandolo anche alle forze economiche, sociali e sindacali, tant'è vero che il prossimo 17 ottobre è già fissato un altro incontro a porte chiuse a Todi, sotto la presidenza dello stesso Bagnasco, al quale sono invitati, oltre alle associazioni cattoliche già menzionate, anche personaggi delle istituzioni, dell'imprenditoria e dei sindacati "amici", come Bonanni, il sociologo cattolico del Censis, Giuseppe De Rita, il rettore dell'Università cattolica del Sacro cuore, Lorenzo Ornaghi, l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera.

5 ottobre 2011