Testo del video dal titolo "Gloria eterna a Engels, cofondatore del socialismo scientifico e grande maestro del proletariato internazionale" realizzato dalla Commissione per il lavoro di stampa e propaganda del CC del PMLI in occasione del centenario della morte (5 agosto 1895)
L'esemplare vita di Engels

Primogenito di una famiglia di industriali tessili tedeschi, Friedrich Engels nasce il 28 novembre 1820 a Barmen in Renania, nella stessa regione fortemente industrializzata da dove proveniva Marx.
Nelle immagini la sua casa natale, andata poi distrutta in un bombardamento della seconda guerra mondiale.
L'ambiente familiare pietistico e bigotto e il desiderio paterno di inculcargli un'educazione rigida e reazionaria per farne un industriale modello non riescono a smorzare il suo spirito ribelle.
All'età di diciassette anni e prima di terminare il liceo, il padre lo induce a ritirarsi dagli studi per mandarlo a lavorare come impiegato commerciale in questa ditta a Brema. A Brema si schiera contro l'assolutismo e comincia a frequentare circoli letterari e filosofici democratici, si getta in intensissimi studi letterari, scientifici e filosofici.
In questa poesia del luglio 1839 esalta con passione la rivoluzione del luglio 1830 in Francia.
Lungi dal ricomporsi, il conflitto politico col padre finisce coll'inasprirsi. In futuro il padre rifiuterà in modo ricattatorio di finanziargli gli studi universitari se non abbandonerà idee e attività rivoluzionarie.
Dopo due anni di permanenza a Brema, Engels si reca a Berlino a compiere il servizio militare, dove entra in contatto con un circolo di giovani della sinistra hegeliana già frequentato da Marx.
Mentre si dichiara apertamente ateo comincia a rifuggire l'idealismo e a volgersi verso il materialismo.
Con un'audacia impressionante per un ventenne del tempo sfida con una raffica di articoli e opuscoli il nuovo rettore e lo stesso sovrano prussiano.
Terminato il servizio militare a Berlino, parte con entusiasmo alla volta di Manchester su indicazione del padre che vuol fargli completare il tirocinio commerciale nella ditta di cui era socio. Il soggiorno a Manchester, culla ed epicentro politico della classe operaia del tempo, costituisce il punto di svolta nella vita del giovane Engels, il passaggio cruciale che lo aiuta a diventare definitivamente, con un certo anticipo rispetto allo stesso Marx, un comunista.
Il suo interessantissimo libro "La situazione della classe operaia in Inghilterra", pubblicato nel 1845, è il frutto di un'originale inchiesta condotta nelle fabbriche e tra gli operai e attraverso lo studio di un'impressionante quantità di documenti ufficiali e statistiche. Con stile avvincente ed efficace, crudo e realistico, Engels non si limita a guardare alla condizione operaia con l'occhio dei filantropi borghesi, commossi e indignati delle sofferenze degli operai ma si immedesima con loro e assume il punto di vista di classe del proletariato, dà voce a questa classe muta e abbrutita dallo sfruttamento capitalistico e la mette in guardia da chi predica la conciliazione di classe. Infatti scriverà: osservando "le classi medie, vostre avversarie", ossia la borghesia, mi sono convinto "che voi avete ragione, perfettamente ragione, di non aspettarvi alcun appoggio da esse. I loro interessi sono diametralmente opposti ai vostri, sebbene esse cerchino sempre di sostenere il contrario e di farvi credere che nutrono la più fervida simpatia per la vostra sorte".
Durante il viaggio di ritorno in Germania, nell'agosto 1844, Engels passa da Parigi per incontrare Marx, col quale collaborava da tempo alla redazione del giornale di opposizione la "Gazzetta renana", diretto appunto da Marx.
Nella capitale francese hanno modo di conoscersi e di constatare piena identità di vedute e identiche aspirazioni. E così capiscono di aver bisogno uno dell'altro: devono unire le loro straordinarie energie intellettuali e umane se vogliono riuscire nell'impresa ciclopica in cui si erano incamminati. Così comincia la loro esaltante avventura.
Grazie alla prodigiosa collaborazione di Marx ed Engels viene alla luce il socialismo scientifico attraverso un parto durato svariati anni, punteggiato dalla stesura a quattro mani e dalla elaborazione congiunta di fondamentali opere teoriche come "La sacra famiglia" e "L'ideologia tedesca" (che nessun editore avrà peraltro il coraggio di pubblicare sfidando la censura).

Il "Manifesto del partito comunista"
Quando alla vigilia della rivoluzione democratico-borghese del febbraio 1848 appare a Londra il "Manifesto del partito comunista" nessuno avrebbe potuto immaginare, neppure i suoi due autori che pure vi avevano lavorato a lungo e curata minuziosamente la stesura di ogni frase, nella consapevolezza di porre mano a uno straordinario documento storico, nessuno avrebbe immaginato la carica dirompente prodotta da questo libro nella storia dell'umanità. Letto dapprincipio da poche decine di militanti, avrebbe nel tempo conquistato nei cinque continenti migliaia, centinaia di migliaia, milioni di combattenti di avanguardia del proletariato organizzato alla lotta per il socialismo. Per il proletariato ha la stessa portata di quella avuta per la borghesia dalla Dichiarazione dei principi dell'uomo del 1789; per noi marxisti-leninisti, i comunisti di allora, costituisce il nostro atto di nascita, lì si trovano le ragioni della nostra esistenza e del nostro sviluppo e da lì prendono le mosse il nostro modo di vedere, i nostri scopi, l'intera nostra storia.
Il Manifesto del partito comunista è una sintesi insuperata tra l'esposizione della dottrina rivoluzionaria dei marxisti-leninisti e l'appello alla lotta di classe e all'azione rivoluzionaria, tra l'analisi scientifica della storia passata e presente della società umana e la prefigurazione geniale del suo sviluppo e prospettiva, tra l'ideologia e il programma del partito del proletariato. Questo libro, che Stalin ebbe a definire "cantico dei cantici del marxismo", ha caratteristiche uniche e irripetibili: infatti mai era accaduto prima che un libro potesse avere tanta influenza sul corso degli avvenimenti storici.
La rivoluzione del febbraio 1848 non stupisce né trova impreparati Marx ed Engels, che l'avevano prevista, annunciata, invocata.
Dopo l'espulsione di Marx dal Belgio, Engels organizza una campagna di protesta per poi trasferirsi anch'egli a Parigi, dove lanciano le rivendicazioni già enunciate nel Manifesto del partito comunista durante la rivoluzione che dalla Francia si estende alla Germania. Rivoluzione che aveva visto la luce il 13 gennaio a Palermo ed era dilagata a Venezia con la proclamazione della Repubblica in funzione antiaustriaca.
Nel marzo fondano a Parigi un Club degli operai tedeschi e sventano un piano avventurista, che oggi chiameremmo guevarista, di esportare la rivoluzione in Germania attraverso l'azione armata di un piccolo gruppo di esuli.
Prosciugando i loro averi pubblicano a Colonia il quotidiano rivoluzionario "Nuova gazzetta renana" di cui Marx è direttore ed Engels una sorta di vicedirettore.
Sono loro due a scriverne gli editoriali, celebri per l'intransigenza rivoluzionaria proletaria, il pugnace internazionalismo e le inoppugnabili rivelazioni e denunce politiche e - ricorderà Engels con piacere molti anni dopo - "ogni articolo colpiva e scoppiava al pari di un proiettile".
Una linea e una condotta così rivoluzionarie attirano contro il quotidiano l'odio dei nemici di classe che dopo averlo strozzato economicamente e averne perseguitato i redattori riescono dopo un tentativo fallito a imporne la chiusura definitiva. Nell'ultimo numero stampato in caratteri rossi i redattori salutano gli operai di Colonia con questo grido di battaglia: "La loro ultima parola sarà comunque e sempre: Emancipazione della classe operaia!".
Frattanto Engels, che durante l'emigrazione non aveva perso come Marx la cittadinanza prussiana, partecipa attivamente e con ruoli direttivi all'insurrezione popolare e combatte sulle barricate nella regione natia e nel Baden-Palatinato fino a che dopo la sconfitta sfugge all'arresto riparando in Svizzera per poi ricongiungersi al compagno fuggito a Londra imbarcandosi a Genova.

L'emigrazione in Inghilterra
In Inghilterra si sarebbe concluso il lungo e penoso esodo dei due fuggiaschi, arrestati, perseguitati e scacciati ovunque, nel continente, avessero svolto le loro attività rivoluzionarie, lì sarebbero vissuti da esuli fino alla morte, in condizioni estremamente difficili, angustiati dai mille e mille problemi di chi vive nel bisogno e ricerca affannosamente una qualsiasi fonte di reddito che lo strappi all'indigenza.
A Londra Marx e la sua famiglia non hanno di che vivere: Engels si sobbarcherà da allora il compito di assicurar loro l'aiuto necessario. Con commovente spirito di abnegazione e con generosità si sacrificherà al punto di ritornare a lavorare nell'odiata attività commerciale presso la fabbrica di Manchester, un'attività a cui aveva giurato di non tornare mai più.
Nell'"Indirizzo del Comitato centrale della Lega del marzo 1850" Marx ed Engels prendono atto che nella rivoluzione sconfitta l'unico partito a presentarsi disorganizzato, disunito e alla mercé degli altri partiti era stato il partito del proletariato.
Occorre porre fine a ciò, scrivono: "l'indipendenza degli operai deve essere ristabilita".
Dopo che nel 1852 la Lega dei comunisti cessa di esistere per i colpi devastanti della reazione come il processo anticomunista di Colonia e per le contraddizioni interne che ne mettono a nudo l'inadeguatezza a strutturarsi quale partito politico del proletariato, Marx ed Engels considerano semplicemente conclusa la prima fase della costruzione del partito e proseguono da soli, minoranza della minoranza, nella lotta incessante contro i circoli e le tendenze del socialismo piccolo-borghese affinché su di essi si affermi il socialismo proletario: alla propaganda della loro dottrina occorreva unire la preparazione di autentici quadri proletari rivoluzionari.

La fondazione della I Internazionale
La ripresa dei movimenti democratici e rivoluzionari li vede protagonisti della nascita, il 28 settembre 1864, della I Internazionale. Se finora la dottrina di Marx ed Engels è stata una corrente minoritaria fra le tante, numerosissime tendenze del socialismo, l'esperienza della rivoluzione del 1848 dimostra l'inconsistenza e l'imbroglio di ogni socialismo non classista e finisce per assestare secondo le loro parole "un colpo mortale a tutte queste forme rumorose, variopinte, chiassose del socialismo premarxista".
Grazie a Engels e a Marx, che ne fu l'anima e ne diventa il cervello teorico e politico, l'impareggiabile dirigente che sa guidarla vittoriosamente, la I Internazionale dà vita ai partiti proletari indipendenti e getta le fondamenta per prepararli all'assalto rivoluzionario contro il capitale. Si tratta di un'impresa ardua e complessa, quasi disperata, perché Marx ed Engels hanno a che fare con opportunisti di ogni genere, come i lassalliani, i proudhoniani, gli anarchici bakuninani, i dirigenti cartisti e delle Trade Unions inglesi. Per unificare il movimento operaio Marx ed Engels non potevano far leva che sulla forza delle loro idee, sulla superiorità della loro dottrina e delle loro analisi e argomentazioni politiche.
Nell'"Indirizzo inaugurale della I Internazionale" Marx scrive: "La conquista del potere politico è divenuto il grande dovere della classe operaia. Sembrerebbe che essa l'abbia compreso, giacché in Germania, in Italia e in Francia sta sorgendo una rinascita simultanea, e sforzi simultanei sono stati fatti per giungere a ricostituire il partito della classe operaia. Essa possiede un elemento di successo: il numero; ma il numero non pesa sulla bilancia se non quando è unito in collettività ed è guidato dalla conoscenza".
Non appena si libera del detestato e "bestiale" lavoro commerciale, grazie alla riscossione di una liquidazione sufficiente ad assicurargli il mantenimento futuro di se stesso, di Marx e della sua famiglia, dopo diciott'anni di forzato esilio a Manchester il 1° luglio 1869 Engels si trasferisce a Londra. I due compagni vivranno d'ora in poi a non più di un quarto d'ora di distanza l'uno dall'altro, vivranno gomito a gomito, in una simbiosi tale da rendere indistinguibile il contributo dell'uno da quello dell'altro.

La Comune di Parigi
Quando il 18 marzo 1871 gli eroici proletari e le masse popolari parigine insorgono in armi e danno vita alla Comune di Parigi, Marx ed Engels salutano con entusiasmo la rivoluzione proletaria e quel primo grandioso tentativo di governo operaio. Ma non si limitano al ruolo di spettatori, sia pur appassionati, ne diventano partecipi, vogliono intervenire direttamente in quegli avvenimenti, aiutare le masse a vincere, "marciare con loro, imparare insieme con loro nel corso della lotta, e non solo declamare istruzioni burocratiche". Prima, durante e dopo quell'"assalto al cielo" non fanno mancare mai il loro contributo, i loro consigli, il loro orientamento per correggere, educare e illuminare la direzione della Comune costituita da blanquisti e da proudhoniani e socialisti piccolo-borghesi. E quando dopo 72 giorni di aurora della nuova società socialista la Comune fu affogata nel sangue dai lupi e porci controrivoluzionari, onorano con parole nobili e commoventi il martirio degli audaci comunardi mentre inchiodano al palo della vergogna storica la sanguinaria borghesia. Nel contempo analizzano e studiano in profondità quella straordinaria esperienza storica e ne ricavano preziosissime conferme e ulteriori insegnamenti che arricchiscono la loro dottrina sulla Stato e sui caratteri della rivoluzione socialista. "La Comune, specialmente, ha fornito la prova che 'la classe operaia non può impossessarsi puramente e semplicemente di una macchina statale già pronta e metterla in moto per i suoi propri fini"'.
L'esperienza della Comune fa compiere un salto di qualità alla dottrina dello Stato elaborata fin lì dai due fondatori del socialismo scientifico, perché non c'era mai stato prima un movimento proletario tanto grandioso e tanto avanzato da porre concretamente all'ordine del giorno la questione della dittatura del proletariato. Gli scritti e le lettere di Marx ed Engels dei tempi della Comune e le loro opere successive, soprattutto quelle di Engels, sono così preziose e importanti da essere diventate la struttura portante dell'immortale opera di Lenin, "Stato e rivoluzione", la più completa, penetrante, aggiornata e insuperata esposizione della dottrina marxista-leninista sulla questione dello Stato e dei compiti della rivoluzione socialista, scritta all'immediata vigilia della rivoluzione, e hanno favorito lo scoppio e la vittoria della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre in Russia.
Engels, che peraltro ricopre la carica di Segretario corrispondente per l'Italia nel Consiglio generale della I Internazionale, ha un ruolo di primo piano nella lotta contro l'anarchismo e nella sua liquidazione.
Esauritosi il compito storico della I Internazionale, Marx si rituffa nell'intenso lavoro di rielaborazione dell'economia politica e di completamento del "Capitale", l'opera a cui aveva sacrificato tutto, "la salute, la felicità e la famiglia", consapevole com'era che di essa il proletariato non avrebbe potuto fare a meno se voleva "svelare la legge economica del movimento della società moderna" e quindi smascherare tutti i meccanismi attraverso cui si realizza lo sfruttamento del lavoro salariato nel regime capitalistico. Pur di mettere in grado l'amico di dedicarsi appieno a completare Il Capitale, Engels si accolla sempre qualsiasi compito, anche il più gravoso, inerente ai mille obblighi che derivano loro dalla direzione del proletariato internazionale.
E quando nel settembre 1867 Marx ne dette finalmente alle stampe il primo volume, Engels salutava entusiasticamente l'evento tanto atteso e ricevette questa lettere dell'amico piena di gratitudine: "Debbo soltanto a te se questo fu possibile! Senza il tuo sacrificio non avrei potuto compiere il mostruoso lavoro dei 3 volumi. Ti abbraccio pieno di gratitudine".
Engels cura innumerevoli recensioni come questa che appare nelle immagini per assicurargli la più ampia diffusione. "Da quando ci sono al mondo capitalisti e operai - egli scrive - non è mai apparso libro che per gli operai fosse importante quanto questo. Il rapporto tra capitale e lavoro, il cardine su cui gira tutto il nostro odierno sistema sociale, è qui per la prima volta spiegato in modo scientifico e con una profondità e un acume quali erano possibili solo a un tedesco".
La morte di Marx e il completamento del "Capitale"
Sfinito dall'incessante lavoro teorico e di direzione politica del proletariato internazionale Marx muore il 14 marzo 1883. Sulla tomba dell'amico Engels pronuncia un commovente discorso di commiato.
Engels capisce che non può assolutamente lasciare incompleta la gigantesca opera economica dell'amico e, finisce per diventarne il coautore. Abbandona progetti e programmi e si getta nell'ardua impresa di completare e dare forma compiuta a manoscritti che in molte loro parti si presentano incompleti e appena abbozzati, frammentari e destinati nelle intenzioni dello stesso Marx a essere rivisti, corretti, precisati. La minuta del secondo volume era già pronta ma gli occorrono due anni di lavoro difficilissimo per darlo alle stampe. Il terzo volume è molto più indietro e gli richiede altri nove anni di lavoro ancora più complesso, di ricerche e studi integrativi che rendano degni quei ponderosi manoscritti di essere pubblicati. Tanto da far dire a Lenin: "con la pubblicazione del II e del III volume del Capitale, Engels eresse al suo geniale amico un monumento maestoso, sul quale involontariamente incise, a lettere indelebili, il proprio nome. Infatti, questi due volumi del Capitale sono opera di entrambi, di Marx e di Engels".
Sulle spalle di Engels ricadono nuovi e complessi doveri rivoluzionari, già durante gli ultimi anni di vita di Marx, quando questi, sfibrato dall'eccessivo lavoro teorico e di direzione politica del proletariato internazionale, compiva eroiche fatiche rivoluzionarie in condizioni penose per finire la sua monumentale opera economica, e soprattutto dopo la scomparsa di questo gigante del pensiero e dell'azione rivoluzionari che svettava quale "punto di riferimento verso cui spontaneamente, nei momenti decisivi, si volgevano russi, francesi, americani, tedeschi per ottenere ogni volta quel consiglio chiaro, inconfutabile che soltanto il genio e una perfetta conoscenza dei problemi potevano dare".
Egli non si tira mai indietro, anzi se li accolla con rinnovato ardore e grande senso di responsabilità e dà un contributo inestimabile dal punto di vista sia ideologico che politico e organizzativo alla difesa, estensione e sviluppo del marxismo.
Engels, si preoccupa di difendere e continuare l'elaborazione teorica dell'amico, di precisare, completare, riordinare e rendere sistematica la dottrina marxista, cresciuta per forza di cose in modo tumultuoso, e di salvaguardare l'essenza rivoluzionaria del marxismo ora che i partiti socialisti si diffondono rapidamente in assenza di rivoluzioni, rimangono prigionieri di gruppi dirigenti opportunisti che preferiscono di gran lunga il parlamentarismo borghese alla lotta di classe: insomma vanno incontro alla rinuncia e al tradimento dei compiti storici rivoluzionari per cui erano sorti e si erano affermati.
La fondazione della II Internazionale
La casa londinese di Engels era chiamata "la Mecca del socialismo" eppure le critiche e i consigli da lui indirizzati ai dirigenti socialisti non di rado incontrano diffidenza se non aperta ostilità. Con la nascita della II Internazionale accompagna volentieri i suoi studi alla battaglia per sconfiggere gli opportunisti socialdemocratici. Un'opera come l'AntiDüring, che fu scritta tra il 1877 e il 1878 da Engels con la collaborazione di Marx appunto per contrastare e smascherare le teorie opportuniste desta un'impressione profonda, è come una bomba che squarcia le menti delle nuove generazioni e conquista al marxismo una nuova leva di rivoluzionari. Il successo è tale da indurre Engels a raccoglierne in un opuscolo popolare tre capitoli sotto il titolo "L'evoluzione del socialismo dall'utopia alla scienza", la cui travolgente diffusione sarà pari a quella del Manifesto.
Engels lavora instancabilmente a ponderosi studi teorici come "Dialettica della natura" (1873-1886), storico-politici come "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato" (1884), filosofici come "Ludwig Feuerbach e il punto d'approdo dell'ideologia tedesca" (1886). Cura le ristampe di numerosi libri suoi e di Marx andati esauriti negli anni, e il più delle volte aggiunge delle Prefazioni, che rappresentano una sorta di corona per quei gioielli. Ciascuno di questi lavori tocca questioni cruciali come il rapporto tra il marxismo e lo Stato, tra il materialismo dialettico e le scienze naturali, tra il marxismo e le sue fonti filosofiche.
Engels è un esempio di dedizione assoluta ed entusiastica alla causa del proletariato: ultrasettantenne partecipa attivamente alle manifestazioni operaie di Hyde Park per la riduzione della giornata lavorativa a otto ore.
Pur tormentato da un cancro incurabile non smette di lavorare instancabilmente per assicurare la sua direzione teorica e politica al movimento operaio internazionale, e fino a quel 5 agosto 1895 in cui si spegne nella sua casa londinese ha in cantiere mille progetti, pieno di entusiasmo e curiosità rivoluzionari e con il giovanile desiderio di non lasciare questo mondo senza aver prima dato almeno una sbirciatina al nuovo secolo.
Il 27 agosto le sue ceneri sono, rispettando i suoi voleri, disperse nel tempestoso Mare del Nord.
Scompariva l'uomo ma non il suo pensiero e i suoi insegnamenti. Borghesi e socialdemocratici in cuor loro esultavano nell'illusione di aver finalmente scacciato lo spettro del comunismo. Ma, il comunismo dimostrerà di possedere sette vite. La morte del cofondatore del socialismo scientifico, di lui che fu l'amico più fraterno e lo stretto compagno di lotta di Marx e ne fu discepolo e insieme maestro, è il preludio di una nuova primavera per il marxismo.

L'eredità di Engels vive nel PMLI
Tutt'altro che datata ideologia ottocentesca, la dottrina di Marx ed Engels non si limitava a dare una semplice sbirciatina ma prorompeva nel Ventesimo secolo coll'impeto della valanga e la forza del fulmine. Mentre la socialdemocrazia passava di tradimento in tradimento, fino a rinnegare il sacro internazionalismo proletario sull'altare del nazionalismo bellicista e dell'imperialismo, Lenin e Stalin erano pronti a raccogliere l'eredità dei due fondatori del socialismo scientifico e a dirigere vittoriosamente per la prima volta nella storia il proletariato alla conquista della dittatura del proletariato.
E non è un caso se nel primo anniversario della Grande Rivoluzione d'Ottobre il 7 Novembre 1918 nella Piazza Rossa a Mosca Lenin inaugurava un monumento dedicato appunto a questi due giganti proletari rivoluzionari.
E ancora nel nome di Marx ed Engels e anche di Lenin, Stalin e Mao cinquant'anni dopo, durante la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria in Cina, masse oceaniche di operai, giovani, donne e figli del popolo danno l'assalto al cielo per sviluppare il socialismo conquistato a caro prezzo, difendendolo dagli attacchi a tenaglia della borghesia spodestata e dei rinnegati revisionisti sovietici che a partire dal colpo di Stato scatenato da Krusciov nel XX congresso del PCUS avevano riportato la borghesia al potere in Urss e iniziato quel rovinoso processo che si sarebbe concluso col crollo del muro di Berlino.
Engels è vivo perché vivi e attuali sono i suoi insegnamenti. In Italia continuano a vivere nel Partito marxista-leninista italiano.