Un insulto a miseria e povertà di milioni di persone
La vita dorata dei parlamentari europei
Secondo un'inchiesta pubblicata il 24 maggio dal quotidiano statunitense "Herald Tribune" un seggio al parlamento europeo a Strasburgo "è meglio che vincere la lotteria". Un europarlamentare, infatti, può incassare, grazie al sistema dei rimborsi, fino a 100 mila euro l'anno oltre al proprio stipendio. Uno scandalo, o meglio una logica conseguenza. Il parlamento europeo è e rimarrà una sovrastruttura dell'Unione europea imperialista al servizio dei governi e dei monopoli europei, composto da politicanti borghesi gratificati con stipendi da nababbi, privilegi a non finire, viaggi di piacere e assenteismo legalizzato, che fanno inorridire di fronte alla povertà e alla miseria in cui sono condannati strati sempre più larghi della popolazione europea.
Per perpetrare l'inganno di rappresentare i popoli europei e far credere di poter incidere sul destino dell'Ue imperialista, costoro vengono lautamente retribuiti con soldi pubblici. La retribuzione di un eurodeputato finora si divide in due parti. La prima comprende lo stipendio vero e proprio che è pagato direttamente dalla Stato di appartenenza e corrisponde allo stipendio di un parlamentare nazionale. Dalla tabella pubblicata a parte si evince come i parlamentari italiani siano i più retribuiti con 9.975 euro al mese, seguiti da austriaci, tedeschi e francesi, con gli spagnoli fanalini di coda con "solo" 2.879 euro al mese. Esistono poi una nutrita serie di indennità proprie del parlamento europeo, uguali per tutti e prelevate dal bilancio generale dell'Ue. Un'indennità per le spese generali ammontante a 3.700 euro al mese, che si riducono della metà in caso di assenza "non validamente giustificata" ad almeno la metà delle sessioni plenarie. Servono ufficialmente a coprire le spese di gestione degli uffici, quelle telefoniche e postali, nonché quelle di trasferta all'interno del proprio Stato. Il tutto senza ricevute da presentare per le spese realmente sostenute.
L'indennità forfettaria di viaggio per gli spostamenti dalle rispettive circoscrizioni alle sedi comunitarie, con lo scopo di partecipare a riunioni ufficiali dell'europarlamento. Copre anche le spese sostenute durante il viaggio, dai taxi agli alberghi, passando per i pranzi al ristorante. Poi abbiamo l'indennità di viaggio, che è destinata a coprire le spese sostenute per i viaggi ovunque nel mondo, nell'esercizio del mandato ma al di fuori delle riunioni ufficiali (ad esempio per conferenze tenute in un altro Stato membro). Per tutte e due vige la possibilità di fare allegramente la cresta, e gli italiani sono specialisti del settore, i quali volano più volte al mese da e per Bruxelles o Strasburgo con tariffe scontate o compagnie low cost (a prezzi bassi) e si fanno rimborsare la tariffa piena, ricavandone a fine anno un discreto gruzzolo. Del resto il rimborso avviene tramite la presentazione della sola carta d'imbarco. Come se non bastasse i deputati europei hanno diritto a quella che eufemisticamente viene chiamata "piccola diaria viaggi extra": altri 3.652 euro all'anno.
Anche l'indennità di soggiorno, per ogni presenza effettiva a incontri ufficiali di organi del parlamento europeo (ad esempio, le sessioni a Strasburgo o le commissioni a Bruxelles) offre la possibilità di altri introiti. Ben 262 euro al giorno. Copre il costo dell'alloggio e dei pasti e tutte le altre spese sostenute durante tutto il soggiorno: è corrisposto solo se il deputato ha firmato il registro di presenza della riunione. Al di là del fatto che il parlamentare potrebbe benissimo arrivare alla meta, firmare la lista delle presenze e andarsene senza avere mai presentato un'interrogazione, scritto una relazione, fatto un intervento in aula o partecipato al lavoro delle commissioni parlamentari, la prassi abbastanza diffusa è quella della firma falsa, apposta cioè da un collega presente anche per l'assente. Che esempi di moralità!
Avanti poi con l'indennità telematica, per coprire l'acquisto, la gestione e la manutenzione di materiale telematico, computer, stampanti ecc. Questa indennità può essere utilizzata anche per acquistare collegamenti a internet o fax da utilizzare nella circoscrizione del deputato. Ed ancora indennità per gli assistenti parlamentari, ben 9.756 euro mensili di media con un tetto di 12.576 euro, a fronte delle spese legate all'assunzione e alle attività di uno o più assistenti. Ufficialmente è concessa solo dietro presentazione di documenti giustificativi. Ma sono vincolanti? L'eurodeputato deve presentare un documento dove dichiara che utilizza una persona determinata con tale funzione e che verrà retribuita con una certa somma. Questa gli viene poi pagata direttamente dall'amministrazione del parlamento che non controlla quanto effettivamente finisce nelle tasche dell'assistente. Risultato è che non mancano gli abusi, tanto più che non sono rari gli europarlamentari che per non perdere l'indennità in questione dichiarano di utilizzare come assistenti la moglie, i figli o parenti in genere, che in realtà negli uffici di Strasburgo non mettono mai piede.
Altri benefit sono rappresentati dalla copertura sanitaria nazionale, garantita dal parlamento europeo e dal Fondo pensione volontario finanziato con una nuova linea del bilancio comunitario creata ad hoc. Con versamenti irrisori gli eurodeputati possono rimpinguare le già laute pensioni che spetteranno a costoro una volta raggiunto il 65° anno di età. In discussione al parlamento di Strasburgo c'è, con il consenso della destra e della "sinistra" borghese, la proposta di abbassare l'età pensionabile di questi nababbi. Alla faccia delle politiche antipopolari dei tagli delle pensioni che in maniera pressoché unitaria portano avanti governi di destra e "centro-sinistra".
Per quanto riguarda gli stipendi, la proposta approvata dall'aula di Strasburgo il 4 giugno 2003, prevede l'abolizione dell'attuale sistema di retribuzione diversificato dei parlamentari, sostituito da una cifra uguale per tutti e pari a 8.500 euro al mese. La decisione sullo stipendio unico è compresa nel testo di quello che sarà il nuovo statuto dei deputati europei che dovrebbe entrare in vigore dalla prossima legislatura. Nel testo si afferma che il trattamento economico del parlamentare deve essere pari al 50% dello stipendio base di un giudice della Corte di giustizia europea, non soggetto a tassazione nazionale. Rispetto alle retribuzioni finora percepite, gli spagnoli, che avevano lo stipendio più basso di tutti, avranno il vantaggio maggiore e se lo ritrovano triplicato, seguiti a ruota da finlandesi e portoghesi; per non parlare dei rappresentanti dei nuovi dieci paesi che il 12 e 13 giugno entreranno in lizza, che una manna così non l'hanno mai vista; vantaggi minori a scalare per gli altri fino agli austriaci che già erano a 8.535 e fanno pari. Gli unici sopra la quota unica e quindi a "rimetterci" saranno gli italiani.
Nell'Ue a 25 gli europarlamentari saranno 732 rispetto agli attuali 626 e con le nuove disposizioni che eliminano il pagamento nazionale gli stipendi peseranno esclusivamente sul bilancio comunitario, cioè sulle tasche dei popoli della Ue, per 622.200 euro mensili solo di stipendio fisso.
Dulcis in fundo l'assenteismo legalizzato. Nonostante al parlamento europeo si lavori circa 120 giorni l'anno, ci sono 2 mesi di ferie estive, venti giorni a Natale, una settimana a febbraio, un'altra fra aprile e maggio e un'altra ancora a ottobre, i parlamentari non si vergognano di disertare l'assise di Strasburgo. E gli italiani sono campioni anche in questo. Nel 1992, anno europeo per eccellenza, dove fu varato il mercato unico, il Trattato di Maastricht e deciso il varo dell'euro negli anni seguenti si scoprì che 21 eurodeputati italiani su 81, non avevano mai messo piede nelle sedi europee. E addirittura in 11 non avevano mai neppure presentato uno straccio di interrogazione. Uno studio realizzato nel 2000 dalla London School of Economics confermerà che gli italiani sono quelli che beccano più soldi e al tempo stesso fanno più assenze. L'anno seguente il presidente della Commissione Ue Prodi interverrà con tanto di faccia tosta: "Provo un profondo disagio per assenze tanto cospicue".