Dopo più di un mese di sciopero della fame che aveva ridotto in fin di vita due dei circa 1600 prigionieri nelle carceri israeliane
Prima vittoria della protesta dei detenuti palestinesi
I sionisti attenuano le misure di detenzione ma non aboliscono gli "arresti preventivi"

I rappresentanti dei prigionieri palestinesi che guidavano la protesta nelle carceri sioniste hanno accettato nella riunione tenuta nel carcere di Shikma, a Ashqelon, il 14 maggio le proposte avanzate dalle autorità del servizio carcerario israeliano per attenuare le misure di detenzione e hanno decretato la fine dello sciopero della fame ad oltranza iniziato da più di un mese da circa 1.600 prigionieri palestinesi su quasi 5 mila. I due detenuti che lo avevano iniziato da 70 giorni erano in fin di vita, altri dieci erano ricoverati in ospedale, in gravi condizioni.
Una prima vittoria della protesta dei detenuti palestinesi ottenuta grazie anche a una solidarietà sempre più larga che stavano ricevendo a partire dalle numerose manifestazioni in Cisgiordania, tra le quali quelle di oltre 10 mila dimostranti a Kafr Kana e le diverse migliaia scese in strada a Hebron.
Manifestazione che hanno costretto le autorità israeliane a negoziare coi rappresentanti dell'Autorità nazionale palestinese, attraverso la mediazione egiziana, un accordo che è stato salutato con manifestazioni in Cisgiordania e a Gaza. Il negoziato aveva l'avallo politico anche di Hamas e della Jihad islamica.
L'accordo prevede la revoca dell'isolamento prolungato imposto ad una ventina di detenuti, la ripresa dopo diversi anni delle visite dei familiari di primo grado dei detenuti originari di Gaza, miglioramenti nelle condizioni generali di reclusione. Le autorità carcerarie hanno accettato inoltre di liberare 5 detenuti amministrativi. Le autorità sioniste hanno respinto la richiesta di annullare la detenzione amministrativa, un misura extra-giudiziale illegale per il diritto internazionale, ereditata dal Mandato britannico sulla Palestina, che consente di incarcerare i palestinesi senza processo e solo sulla base di indizi e sospetti, resi noti solo al giudice e non agli indagati, per un periodo di alcuni mesi. Una pratica illegale di "arresti preventivi" che in teoria possono essere prorogati all'infinito senza neanche passare per un processo. Uno dei due prigionieri in fin di vita è in detenzione amministrativa da due anni.
Secondo i dati dell'associazione di sostegno ai prigionieri politici e per i diritti umani Ad-Dameer, al maggio 2012 ci sono 4.653 prigionieri politici palestinesi nelle carceri e nei centri detentivi israeliani, tra i quali 308 in detenzione amministrativa, 7 donne e 218 minori.
Il primo successo nella lotta dei detenuti palestinesi sarà festeggiato nelle manifestazioni in programma il 15 maggio, nella giornata della Nakba, la "catastrofe" nella traduzione in arabo della fondazione dello Stato di Israele avvenuta nel 1948 e seguita dalla perdita della terra e dall'esilio di centinaia di migliaia di profughi, che oggi sono oltre 5 milioni, cui i sionisti di Tel Aviv negano il diritto al ritorno. Nelle principali città palestinesi sono in programma manifestazioni, marce e proteste contro l'occupazione, l'isolamento, la detenzione amministrativa, le pratiche punitive e repressive del regime sionista.

16 maggio 2012