Viva l'8 Marzo, giornata internazionale delle donne
Teniamo alta la bandiera dell'emancipazione delle donne lottando col PMLI per l'Italia unita, rossa e socialista

di Monica Martenghi*

È passato quasi un secolo da quando, nel 1908, 129 operaie della Cotton di New York morirono nell'incendio della fabbrica in cui il padrone le aveva rinchiuse per rappresaglia. Un evento che indusse la Conferenza delle donne socialiste (ancora non era avvenuta la scissione fra marxiste-leniniste e socialdemocratiche), su proposta delle marxiste-leniniste russe ispirate da Lenin, a istituire una giornata internazionale delle donne da celebrare in una domenica di febbraio e marzo di ogni anno. Nel 1921 poi la Conferenza delle donne comuniste (oggi si direbbe marxiste-leniniste) decise che questa giornata fosse celebrata in tutto il mondo nella data dell'8 Marzo legandola alla prima manifestazione delle operaie di Pietrogrado contro lo zarismo nel 1917, preludio della grande Rivoluzione d'Ottobre.
Noi marxisti-leninisti italiani ogni anno ricordiamo la storia dell'8 Marzo perché essa non venga cancellata dalla memoria del proletariato e delle masse femminili sfruttate e oppresse e perché essa continui ad ispirare e incoraggiare la lotta per l'emancipazione delle donne in Italia e nel mondo, senza la quale non potrà mai esserci emancipazione del proletariato e dell'intera umanità.

"Dio, patria, famiglia"
Quest'anno l'8 Marzo cade in un'Italia governata da una coalizione di "centro-sinistra" che da nove mesi ha preso il posto del governo del neoduce Berlusconi. Eppure sfidiamo chiunque a distinguere i due governi non solo in politica estera e interna, ma anche per quanto hanno fatto o fanno rispetto alla questione femminile. È come esser caduti dalla padella alla brace.
La triade mussoliniana "Dio, patria, famiglia", che è stata la bandiera del governo Berlusconi, è ora stata impugnata con forza dal dittatore democristiano Prodi.
Lo Stato italiano, già fortemente condizionato e umiliato da un concordato anacronistico e inammissibile, è stato trasformato in uno Stato confessionale. I dogmi, la morale, l'etica, la dottrina sociale della Chiesa cattolica sono posti come i "valori" fondanti dell'Italia, delle sue leggi, della sua politica interna e internazionale.
La Chiesa cattolica italiana spadroneggia indisturbata negli affari interni del nostro Paese. Col governo Berlusconi, complice un parlamento nero trasversalmente asservito alla Conferenza episcopale italiana (CEI) e al Vaticano, è stata varata una legge sulla fecondazione assistita riduttiva e medioevale. Col governo Prodi è stato varato un disegno di legge sui "Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi" (Dico) che non assomiglia neanche alla lontana ai già moderati Pacs in quanto non riconosce le coppie di fatto e fa completamente salva la famiglia borghese e cattolica fondata sul matrimonio.
Sull'altare della patria è già stato sacrificato l'art. 11 della Costituzione. Ha iniziato la "sinistra" borghese con la guerra alla Jugoslavia, ha proseguito la casa del fascio con le guerre di aggressione in Afghanistan e in Iraq, ora di nuovo la "sinistra" borghese con la missione di guerra in Libano, il rifinanziamento di quella in Afghanistan e tutta una politica estera finalizzata ad allargare la penetrazione economica, politica e militare dell'Italia nel mondo e assicurare all'imperialismo italiano un nuovo ruolo di protagonista sulla scena internazionale. In quest'ambito rientra anche l'infame decisione sull'ampliamento della base Usa a Vicenza che serve a mantenere e consolidare i rapporti dell'Italia con l'imperialismo americano.

Familismo mussoliniano del governo Prodi
Fra il governo Berlusconi e quello Prodi non c'è alcuna "discontinuità" nemmeno per quanto riguarda la politica sfacciatamente familista di stampo cattolico e mussoliniano. Lo testimoniano non solo i Dico, ma anche la legge finanziaria che, mentre fa ulteriore scempio di ciò che resta dello Stato sociale, pone la famiglia al centro della politica fiscale e sociale. Ma al peggio non c'è mai fine.
I 12 punti sui quali Prodi ha chiesto e ottenuto l'unanime consenso dei partiti della sua coalizione e che attribuiscono al premier poteri assoluti e dittatoriali rispetto allo stesso esecutivo, costituiscono un ulteriore spostamento a destra del programma governativo per quello che contengono e per ciò che è assente. Infatti confermano la politica estera imperialista e militarista del governo sulla quale era stato battuto al Senato; prevedono la "riduzione significativa della spesa pubblica", mentre riconfermano l'impegno del governo a realizzare la Tav e i rigassificatori; annunciano il "riordino del sistema previdenziale" che probabilmente produrrà l'innalzamento dell'età pensionabile per donne e uomini; e, infine, pongono fra le priorità proprio il "Rilancio delle politiche a sostegno della famiglia", senza dedicare nemmeno un rigo alle coppie di fatto e soprattutto ai problemi dell'occupazione femminile, del precariato, del reddito insufficiente, dei servizi sociali, sanitari e assistenziali carenti o inesistenti e comunque sempre più onerosi.
Non ci stupisce affatto che i 12 punti abbiano ricevuto il plauso del Vaticano che nella persona del cardinale Barragan, titolare del dicastero vaticano della Sanità, ha così commentato: "Una piattaforma programmatica che mette al centro della sua attenzione la famiglia, con un esplicito riferimento, è sicuramente una impostazione sana. Oserei dire, è una proposta più che soddisfacente che merita di essere seguita con grande attenzione".
Ed è evidente che la famiglia che sta a cuore alla Cei e al Vaticano come a Prodi e al suo governo è una famiglia borghese e cattolica, quella cioè fondata sul matrimonio indissolubile e prolifico e che vede la donna come suo fulcro principale, impegnata in modo primario se non esclusivo a sobbarcarsi tutto il lavoro di riproduzione della forza-lavoro e del lavoro domestico, di servizio, di cura e assistenza.

Fare un bilancio
A questo punto le masse femminili devono fermarsi a riflettere e fare un bilancio dell'esperienza concreta dei governi che hanno visto la partecipazione della "sinistra" borghese, da quelli di "solidarietà nazionale" del '76-'79, cui partecipò il PCI revisionista, a quelli Prodi, D'Alema, Amato e ancora Prodi. E domandarsi: questi governi hanno o no risolto le grandi questioni come quella meridionale e quella femminile? La questione del lavoro e della povertà? La questione del coinvolgimento dell'Italia in guerre imperialiste e di aggressione? La questione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e in quest'ambito dello sfruttamento dell'uomo sulla donna? Hanno realizzato la piena uguaglianza economica, sociale, politica, giuridica, morale e culturale fra i due sessi? La risposta è indubbiamente no.
Allora, perché mai se il governo Prodi cadesse dovrebbero piangere e disperarsi? Questo governo, come quelli che lo hanno preceduto, non è il governo delle masse ma il comitato d'affari della grande borghesia monopolistica italiana.
La pratica ha dimostrato che non è stando al governo e nelle istituzioni borghesi che si realizzano i propri bisogni e le proprie aspirazioni di giustizia sociale, eguaglianza, pace e benessere per il popolo, ma prendendo le distanze e sviluppando al di fuori di essi la lotta di classe contro il regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista e i suoi governi comunque composti e per realizzare l'Italia unita, rossa e socialista.
La strada che occorre percorrere è quella delle masse vicentine che, con alla testa proprio le donne, pur essendo in gran parte elettrici ed elettori dell'Unione, non hanno esitato a dare vita a un grande movimento di massa contro la base Usa Dal Molin.

Lavoro e socializzazione del lavoro domestico
Le masse femminili che aspirano all'emancipazione devono in particolare impugnare con forza le due grandi battaglie strategiche per il lavoro e la socializzazione del lavoro domestico. Perché non c'è emancipazione senza indipendenza economica e una partecipazione larga e piena delle donne al lavoro sociale. Perché non c'è emancipazione senza strappare le donne alla schiavitù domestica che le subordina alla famiglia e al marito, le emargina, le abbrutisce, le esaurisce fisicamente e mentalmente per 365 giorno l'anno.
Ciò significa inanzitutto e nell'immediato battersi per un'occupazione stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato per tutte le donne e per imporre la costruzione di una fitta rete di servizi sociali, sanitari e scolastici pubblici in tutto il territorio nazionale, a partire dal Mezzogiorno.
Significa anche difendere con i denti i diritti acquisiti e aggredire il familismo mussoliniano imperante rivendicando la piena parità tra donne e uomini in campo politico, sociale, sindacale, professionale e familiare, i diritti civili, pari diritti per le coppie di fatto, anche omosessuali, rispetto alle coppie coniugate, l'abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, la difesa della 194, la difesa dei diritti previdenziali acquisiti, una sanità, una scuola e un'università pubbliche e gratuite.
Il capitalismo, qualsiasi governo lo rappresenti, è la società della borghesia; il socialismo è la società del proletariato e delle masse sfruttate e oppresse, è l'unica società che può porre le basi fondamentali per la realizzazione piena e concreta dell'emancipazione femminile.
Con questa coscienza alle fautrici e ai fautori del socialismo, noi chiediamo di lavorare per rimettere in moto la lotta di classe, far acquisire al proletariato la sua coscienza di classe, conquistare il potere politico e realizzare il socialismo.
È un lavoro lungo, duro e faticoso, ma non ci sono scorciatoie. La strada da seguire è quella che ci hanno indicato i grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao e comprovata dalla pratica della Grande Rivoluzione d'Ottobre e della Grande Rivoluzione cinese.
L'azione individuale e il terrorismo sono già stati battuti dalla storia sia agli albori del capitalismo, sia nella fase del capitalismo maturo come è accaduto negli anni '70-'80. Il terrorismo "BR" non hai mai torto un capello al capitalismo e all'imperialismo. Anzi li ha rafforzati. Non è mai riuscito a spostare le masse sul terreno rivoluzionario e del socialismo. Anzi le ha lasciate in balia della borghesia e dei suoi partiti. Il terrorismo "BR" è controrivoluzionario e antimarxista-leninista perché devia la parte più avanzata e cosciente del proletariato e dei giovani e impedisce che questi si incontrino e si uniscano al PMLI.

Uniamoci nel PMLI
Facciamo nostro e rilanciamo l'accorato appello che il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, ha lanciato in occasione del 30° anniversario della scomparsa di Mao "a tutti coloro che vogliono seguire le orme di Mao e degli altri Maestri a prendere rapidamente posto di combattimento nel PMLI. Ogni ritardo indebolisce il PMLI e la lotta di classe e rafforza la classe dominante borghese e i partiti ad essa asserviti".
Il prossimo 9 Aprile il nostro amato Partito compirà trent'anni. Sono stati trent'anni duri e intensi spesi al servizio del proletariato tenendo alte le bandiere dei Maestri e del socialismo.
Noi chiediamo alle proletarie più avanzate e combattive e alle ragazze rivoluzionarie di cogliere questo felice anniversario per unire le loro forze alle nostre e tenere così alta la bandiera dell'emancipazione delle donne lottando col PMLI per l'Italia unita, rossa e socialista. Ancora dura e tortuosa sarà la nostra Lunga Marcia, ma l'avvenire è nostro e sarà certamente radioso.
Buon 8 Marzo care militanti e simpatizzanti del Partito per i vostri sacrifici, la vostra tenacia e determinazione. Sappiamo che farete vostre le parole dell'amata e rimpianta compagna Lucia che ha invitato le compagne ad avere una marcia in più rispetto ai compagni nel lavoro per costruire un grande, forte e radicato PMLI.
Buon 8 Marzo operaie, pensionate, disoccupate, precarie, studentesse, migranti che tanto soffrite la barbarie del capitalismo e dell'imperialismo e tanto vi battete nelle fabbriche, nelle scuole, nelle Università e nelle piazze per difendere i vostri diritti e per la giustizia, il progresso sociale e contro la guerra imperialista.
Viva l'8 Marzo!
Viva l'emancipazione delle donne!
Viva l'Italia unita, rossa e socialista!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

* Responsabile della Commissione per il lavoro femminile del CC del PMLI

28 febbraio 2007