Contro la megadiscarica e gli inceneritori
Viva la rivolta di Chiaiano e Marano. Criminali cariche della polizia
La mattanza ordinata da Berlusconi, Bertolaso e Bassolino. Brutalmente pestati anziani, donne e bambini. Cinque fermati e vari feriti. Oltre diecimila persone in corteo al grido di: "Assassini! Assassini!", "Resistenza! Resistenza!"
Il PMLI attivamente a fianco delle masse in rivolta
Dal nostro corrispondente della Campania
In seguito alla dichiarazione di guerra verso le masse popolari in lotta contro la devastazione ambientale e sanitaria, lanciata dal gran consiglio del fascio-leghismo tenuto a Napoli dal neoduce Berlusconi ed i suoi gerarchi mercoledì 21, puntuale è scattata due giorni dopo la selvaggia aggressione delle "forze dell'ordine" stile G8 contro le masse di Chiaiano e Marano che difendono strenuamente la loro terra e la loro vita. Le proditorie cariche sono state dirette da Sossio Costanzo, ex dirigente della squadra mobile di Napoli, arrestato nel 1997 insieme a 19 colleghi poliziotti del commissariato di Portici perché sospettato di aver favorito i locali clan camorristi. Costanzo fu condannato in primo grado a un anno e dieci mesi per favoreggiamento, il verdetto fu poi cancellato in appello e Costanzo restituito al servizio.
Le cariche di venerdì 23 maggio
La situazione sembrava tranquilla presso il presidio alla rotonda Rosa dei Venti, dove ogni pomeriggio si tiene un'assemblea popolare, quando alle diciotto si è sparsa una preoccupante voce, decine di blindati delle "forze dell'ordine" si dirigevano verso Chiaiano con l'obiettivo di conquistare la rotonda e rimuovere i blocchi stradali e le barricate realizzate dalle masse in lotta.
Alle ore 20.10 arrivano i blindati di polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia penitenziaria e ha inizio la bestiale mattanza: i manifestanti fronteggiano le "forze dell'ordine" opponendo resistenza passiva, alcuni sono seduti per terra, altri hanno le mani alzate, ma tutti vengono letteralmente massacrati, in prima fila ci sono donne, anziani e bambini anch'essi brutalmente pestati a sangue. Negli scontri un giornalista del Tg3, Romolo Sticchi, viene malmenato da un poliziotto e privato della telecamera con la quale documentava l'inaudita repressione dello Stato contro la popolazione. Tra le masse erano presenti militanti e simpatizzanti marxisti-leninisti napoletani e melitesi.
L'attacco al presidio in piazza Titanic e ai manifestanti che presidiavano via Santa Maria al Cubito - che ha determinato il ferimento di più dimostranti, tra cui un uomo colto da malore e una donna incinta violentemente picchiata che ha perso il bambino - è descritto alla perfezione da una lettera inviata da una professoressa presente in piazza al quotidiano La Repubblica: "Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili - davanti agli occhi vedo ancora le loro mani alzate - che, nel tratto estremo di via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio. Tra le 19,05 e le 20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a guardarli dall'alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di recuperali, c'era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i polsi. La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura, trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull'asfalto, livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla violenza, inveiva - invece - contro i giornalisti, al sicuro sul balcone di una pizzeria, impegnati nel fotografare".
In seguito agli scontri tre manifestanti vengono fermati e condotti in questura, immediatamente oltre cento persone raggiungono la sede centrale della questura in via Medina ed effettuano un blocco stradale - tra di essi anche militanti e simpatizzanti marxisti-leninisti della Cellula "Vesuvio Rosso" di Napoli i quali rimarranno sino a notte fonda e dirameranno un comunicato stampa di solidarietà militante verso i fermati - ma decine di agenti li caricano con inaudita violenza operando altri due fermi. Intanto a Chiaiano il presidio resiste, ai tanti già presenti in piazza si uniscono numerosi gli abitanti per sostenere la lotta, si decide di tenere il presidio ad oltranza e viene organizzata una mobilitazione per il giorno successivo alle ore diciotto.
Cariche e manifestazione di sabato 24 maggio
La mattina di sabato 24 dopo aver presidiato la piazza tutta la notte le masse vengono nuovamente aggredite provocatoriamente dalle "forze dell'ordine" le quali usano come pretesto l'intento di liberare la strada da un autobus messo di traverso sulla carreggiata e trasformato in barricata. La carica è violentissima e la polizia isola completamente la zona impedendo ad altre persone di raggiungere il presidio.
L'inaudita violenza delle cariche provoca ferimenti: Emanuela una bambina di 12 anni che si trovava su di un muretto insieme ad un'amica viene bastonata e riporta la frattura di un braccio. Due giovani rifugiatisi su un parapetto per sfuggire alla violenza della polizia vengono scaraventati giù dagli agenti dall'altezza di circa sei metri riportando fratture multiple in varie parti del corpo. Dichiara uno dei due giovani, Maurizio Pirozzi: "Ero in piedi sul muro con le mani alzate, un poliziotto mi ha fatto perdere l'equilibrio e sono caduto. Sono riuscito ad aggrapparmi al parapetto, ma quello con il manganello mi ha pestato le dita. Il dolore era forte e mi sono lasciato cadere".
Nonostante la violenza delle cariche, l'isolamento e l'ingente schieramento di mezzi da parte delle "forze dell'ordine" il presidio non arretra di un centimetro e resiste tenacemente. I marxisti-leninisti di Napoli e Melito lottano al fianco delle popolazioni di Chiaiano e Marano. Viene svolto un sit-in di solidarietà ai fermati della sera precedente, per i quali verranno disposti gli arresti domiciliari, in attesa del processo che verrà celebrato il 9 giugno.
Alle 18 diecimila manifestanti si radunano nei pressi della metropolitana di Chiaiano e sfileranno sino al presidio della Rosa dei Venti al grido di: "Assassini! Assassini!" e "Resistenza! Resistenza!", tra essi alla testa del corteo insieme agli abitanti di Chiaiano vi sono militanti e simpatizzanti napoletani del PMLI.
La lotta continua
Intanto la sacrosanta lotta delle popolazioni di Chiaiano e Marano continua, pur se altre azioni duramente repressive sembrano imminenti, visto l'invio a Napoli di altri millecinquecento poliziotti.
Si fa sempre più urgente la necessità di abbattere il governo del neoduce Berlusconi, e la terza repubblica, che con il suo decreto assolutamente scellerato e criminale ha intenzione di trasformare le cave di Chiaiano in un ricettacolo di rifiuti tossico-nocivi di ogni sorta - è chiaramente indicato nel decreto dai codici C.E.R. - con la complicità delle istituzioni locali, il plurinquisito Bassolino in testa.
Noi marxisti-leninisti rimarremo risolutamente al fianco delle popolazioni in lotta sino alla completa vittoria, ossia impedire che le cave di Chiaiano si trasformino in una bomba ecologica nell'unico polmone verde della città. Inoltre continueremo la lotta insieme ai Comitati per la difesa della salute e dell'ambiente contro le logiche di devastazione ambientale basate sulle megadiscariche di veleni e l'incenerimento, per la creazione di un piano regionale sui rifiuti basato sulla riduzione a monte dei rifiuti e la raccolta differenziata porta a porta verso una strategia rifiuti zero.
Mentre chiamiamo alla mobilitazione per una grande manifestazione nazionale in programma a Napoli domenica 1° giugno, noi marxisti-leninisti campani chiediamo che venga concessa l'impunità agli arrestati.

28 maggio 2008