Il film "Viva Zapatero" di Sabina Guzzanti è un duro atto di accusa al neoduce e alla "sinistra" borghese
"Non basta cacciare Berlusconi. La sinistra deve dirci perché gli ha permesso di devastare il Paese"
Bravissima Sabina Guzzanti! Con il suo film-documentario di denuncia, "Viva Zapatero", ha fatto centro. Il film è seguito dagli spettatori con molta partecipazione, in bilico tra ridere, sorridere, riflettere ed emettere un grido liberatorio; il film è veramente un forte atto di accusa al neoduce e dà voce al misto di rabbia, frustrazione, sdegno, impotenza, angoscia, che tanti si portano sullo stomaco, sicuramente tutti quelli che sono coscienti del disastro immane provocato alla società italiana dall'ingresso di Berlusconi e del berlusconismo sulla scena politica del nostro Paese.
Il film non si limita a questo, ma pone la questione fondamentale sul perché tutto ciò sia potuto avvenire. In altre parole del perchè la "sinistra" borghese gli abbia permesso di devastare il Paese.
Sabina Guzzanti sapeva cosa voleva dire e lo ha detto nel migliore dei modi, in maniera eccellente, quasi con un tocco di originalità e freschezza anche dal punto di vista formale, poiché il film è essenziale, stringato, incalzante, oltreché intellettualmente onesto e convincente. La Guzzanti non ha mai mollato la presa, non ha strizzato l'occhio a nessuno, non ha fatto sconti né è stata indulgente o ruffiana con qualcuno; aveva un traguardo e non lo ha mai perso di vista. Ha il pregio di far rivivere il clima di tanti anni fa quando i film facevano pensare e discutere appassionatamente e la gente si intratteneva per commentarne il contenuto all'uscita dei cinema così come è avvenuto in questo caso.
Forse l'unica riserva riguarda il titolo scelto: anche se in Italia un governante di "sinistra" come Zapatero, poiché ha semplicemente mantenuto alcune promesse che aveva fatto in campagna elettorale, ossia il ritiro dall'Iraq e uguali diritti agli omosessuali, può sembrare a una certa sinistra antiberlusconiana un modello in confronto ai vari Rutelli, Prodi, Fassino, Veltroni ecc., egli è pur sempre un governante borghese che opera in un paese capitalistico: come per esempio la sua politica repressiva nei confronti dei migranti sta cominciando a mostrare.
Il film ripercorre, naturalmente, le note vicende che portarono alla chiusura del suo programma televisivo del 2003, Raiot; l'autrice però, non si limita a fare un resoconto autoreferenziale o vittimistico del suo caso, cosa che, beninteso, ci poteva anche stare, dato che hanno impedito a lei, come del resto a moltissimi altri professionisti, di svolgere il suo lavoro. No, lei fa molto di più: lo sfascio e la gravità del regime in cui viviamo, la commistione oscena e la sudditanza vergognosa dei media nei confronti del potere, il colossale conflitto di interessi che fa sì che il Berlusconi Presidente del Consiglio cambi o imponga nuove leggi per far assolvere il Berlusconi imputato, ecc., emergono in maniera fulminante dalle sue interviste ai vari dirigenti Rai, ai parlamentari, ai numerosi giornalisti sia di destra che di "sinistra": e in particolare dalle loro squallide risposte o non risposte, dai colpevoli silenzi, dagli sguardi sfuggenti e dall'espressione delle loro facce di bronzo. E questo metodo è assai più efficace, sia nella forma che nella sostanza, che se lei avesse semplicemente raccontato i fatti.
Ecco allora Flavio Cattaneo, Direttore generale della Rai in quel periodo, intervistato sul perché della chiusura di Raiot, che si arrampica sugli specchi confezionando un ragionamento cervellotico per dimostrare la tesi assurda e risibile secondo la quale "un conto è fare satira e un conto è fare informazione". Ecco l'Annunziata che replica stizzita alle stessa domanda sul perché della chiusura di Raiot (lei che doveva essere "Presidente di garanzia") e dice alla Guzzanti: "Nel tuo programma mi hai rappresentato ininfluente e con gli occhi storti, dunque che diamine vuoi da me, che ti difenda pure?". C'è l'allora presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai, il diessino Claudio Petruccioli, (recentemente premiato dal neoduce con la Presidenza dell'azienda), che invitato dalla Guzzanti a esprimersi sulla censura al programma, dopo aver trascorso almeno mezzo minuto a farfugliare parole inarticolate e incomprensibili, riesce solo a mettere insieme una frasetta contorta per esprimere sostanzialmente il nulla. C'è la comica risposta a Sabina del direttore del "Riformista", il dalemiano Antonio Polito: "Raiot non è stato censurato, diciamo che non lo si è mandato in onda...". E c'è il parlamentare di Forza Italia, Lainati, che inseguito instancabilmente da Sabina, ripete con voce monotona da replicante che" la gente non vuole vedere queste cose" (e sappiamo tutti quanto sia vero il contrario): finché a un certo punto, non sapendo più a cosa attaccarsi, rammenta alla Guzzanti di avere per padre un parlamentare di Forza Italia, come a dire: ma via Sabina, con un tale padre ti comporti così? E lei che risponde, giustamente: "Che c'entra, ho una certa età, mica domando a mio padre cosa debbo fare"!
Ecco, sono tutti questi esempi, e solo alcuni, che esprimono al meglio e nel modo più calzante l'abisso nel quale il berlusconismo ha precipitato l'Italia, facendo scempio della libertà di informazione e della democrazia.
Tutti quelli che in maggior o minor misura non si sono assoggettati al neoduce e non si sono iscritti al suo libro paga, sono stati cacciati dal video e dalla carta stampata e il guaio è, dice la Guzzanti, che tutto questo è avvenuto senza che chi doveva impedire che ciò avvenisse facesse il suo dovere; nessuno si è incatenato, nessuno dei partiti di "opposizione" parlamentare ha fatto barricate o ha chiamato alla lotta la piazza che pure si era mobilitata sotto l'impulso dei "movimenti": anzi, tutto sommato, questi professionisti, sia attori che giornalisti, sono stati sostanzialmente abbandonati da chi invece doveva difenderli. Di più, da parte di tanti giornali della "sinistra" parlamentare, ci si è arrampicati sugli specchi per trovare motivazioni di lana caprina, diverse da quelle reali, per giustificare in qualche modo il loro licenziamento: in particolare accusandoli più o meno apertamente di non fare solo satira ma sconfinare nella politica.
La gravità della situazione italiana tanto più emerge con forza nel film, se confrontata a quanto avviene nei principali paesi europei, in cui sarebbe impensabile la censura di programmi satirici, che invece sono presenti sui media in modo massiccio e con contenuti anche molto forti.
Per esempio Sabina ci fa vedere cosa succede in Francia, dove viene trasmesso uno scketch in cui Chirac viene addirittura assassinato dopo essere stato definito bugiardo e uomo da poco; in Inghilterra viene messo alla berlina Blair e in un finto dibattito viene ferocemente irrisa la criminale politica blairiana e le fandonie riguardo la guerra in Iraq. E via di questo passo con altri esempi molto calzanti che ci danno veramente la misura che separa l'Italia di Berlusconi dagli altri paesi europei quanto a limitazione della libertà di espressione.
La denuncia dell'autrice delle responsabilità dell'"opposizio-ne" diventa ancor più efficace quando ci mostra una seduta parlamentare in cui Violante (con accanto un Fassino piuttosto imbarazzato) rivela con queste parole il pateracchio intercorso con Berlusconi: "Come tutti sanno, a partire dal dottor Letta, noi avevamo fatto un accordo per cui non avremmo toccato le televisioni di Berlusconi. Durante il nostro governo i profitti di Mediaset sono aumentati di venticinque volte". Ma questa scandalosa confessione del capogruppo diessino (che noi a suo tempo denunciammo su queste pagine) nessuno dovrebbe conoscerla, secondo quanto ha preteso lo stesso Violante che attraverso il suo avvocato l'ha diffidata legalmente dall'utilizzare nel film questo suo intervento parlamentare. E infatti i governi di "centro-sinistra" non solo non mossero un dito per colpire il colossale conflitto di interessi di Berlusconi, non provando nemmeno a mettere in cantiere una qualsivoglia legge, ma addirittura lo agevolarono salvando con un decreto Rete 4 dalla chiusura.
Da qui la forte ed esplicita denuncia dell'autrice: "Non basta cacciare Berlusconi. La sinistra deve dirci perché gli ha permesso di devastare il Paese". Il film mette così in guardia sul fatto che il regime è condiviso dalla falsa opposizione di "sinistra", e che la eventuale sconfitta elettorale di Berlusconi (cosa peraltro non scontata) e un semplice cambio di governo non significheranno automaticamente l'eliminazione del regime stesso. Ciò che ci manda a dire la Guzzanti è che molto dipenderà dal popolo italiano. Quindi tantissimi auguri a questo film, che sta avendo un grandissimo successo. Speriamo che giri nelle sale il più possibile, che non sia tolto presto di mezzo e che ricada sulla testa di Berlusconi come un pesante boomerang.

19 ottobre 2005