W la rivolta dell'università!
No ai tagli! No alla privatizzazione! Abrogare la legge 133 e la legge Gelmini!
Università pubblica, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti

Pubblichiamo qui di seguito il testo del volantino del PMLI che verrà diffuso allo sciopero dell'università del 14 novembre.

Il popolo italiano pagherà la crisi del sistema imperialista, un sistema marcio e corrotto fino al midollo, tanto capace di derubare senza limiti le masse popolari del mondo intero quanto incapace di dare prospettive di benessere alle giovani e meno giovani generazioni.
Le studentesse e gli studenti, il personale docente e non, sono stati i primi a prenderne coscienza dando vita ad una rivolta che non si ferma davanti alle repressioni, alle minacce, alle calunnie, alle provocazioni, alle aggressioni squadriste, alle mille manovre che il regime neofascista ha intrapreso per dividerlo e disperderlo.
Tutto il mondo della scuola e dell'università è sceso in piazza a protestare, riscuotendo la simpatia e l'appoggio delle masse popolari, a cominciare dalla classe operaia. Hanno una intera montagna di buone ragioni. Eccone alcune.
L'intera impalcatura del cosiddetto "Stato sociale", conquistato in decenni di dure lotte dei lavoratori e del popolo italiano, sotto i colpi incessanti del carro armato governativo al servizio dei grandi pescecani capitalisti e dei grandi evasori fiscali, sta per crollare.
Dopo aver imposto la controriforma che affossa definitivamente la scuola pubblica, il neoduce Berlusconi e la sua fida gerarca di viale Trastevere, sono già a lavoro per completare l'opera di smantellamento dell'università, della ricerca e della sanità pubbliche. La finanziaria di lacrime e sangue prevede un taglio di 1,4 miliardi di euro nei prossimi 5 anni, una riduzione del 46% delle spese per il funzionamento degli atenei, il blocco del turn-over al 20%, la possibilità per le università di trasformarsi in fondazioni. Sono a rischio i servizi, gli stipendi, la didattica, le attività di ricerca, i posti di lavoro, a cominciare dai dottorandi, borsisti, assegnisti, e dalle decine di migliaia di precari, pagati quattro soldi, che tengono in piedi le facoltà. A rischio è l'esistenza stessa di molti Atenei, soprattutto nel Mezzogiorno.
Questa macelleria sociale senza precedenti punta a dare una vigorosa spinta alla privatizzazione, che è già in atto in forma strisciante da quando nel 1990 la legge Ruberti impose l'"autonomia finanziaria". Si tratta di un vecchio piano strategico della P2 di Gelli, alla cui realizzazione hanno contribuito anche i governi di "centro-sinistra", per fare sì che i gradini più alti dell'istruzione siano riservati ai ricchi ed ai rampolli della classe dominante borghese. Essi saranno selezionati tramite le "cattedre d'azienda", dalle lobby politico-imprenditoriali, dalle logge massoniche come l'Opus Dei, dai grandi monopoli, dalle mafie e la chiameranno "meritocrazia".
Il mix micidiale tra federalismo fiscale, disimpegno dello Stato e controriforma (bipartisan?) della governance provocherà oltre ad atenei di serie A, B, C e zeta, la reintroduzione delle gabbie salariali e l'abolizione del valore legale del titolo di studio. Ogni garanzia in merito al "diritto allo studio" ed alle condizioni di lavoro sarà spazzata via. Si dà per scontato che i "centri di eccellenza" della terza repubblica avranno le porte sbarrate per i figli del proletariato e delle masse popolari, mentre gli azionisti avranno pieno arbitrio sul reclutamento (chiamata diretta, contratti individuali) e le progressioni di carriera del personale, sui programmi di studio, sull'utilizzo dei fondi per la didattica e la ricerca. Lo scontro è dunque frontale e a tutto campo.
Riprendendosi le aule, le piazze, le strade il movimento studentesco sta rivendicando una università ed una scuola pubbliche e gratuite, senza numeri chiusi e sbarramenti, senza doppi e tripli binari, senza tasse a balzelli, aperta al territorio. Sta rivendicando che vengano abrogate la legge 133 e la legge Gelmini, nonché tutta la legislazione sull'aziendalizzazione e l'autonomia (finanziaria, organizzativa e didattica). Sta rivendicando che vengano aboliti i finanziamenti sotto qualsiasi forma alle scuole e alle università private e cattoliche e i finanziamenti alle missioni militari all'estero. Sta rivendicando il lavoro per i ricercatori e i precari.
Il PMLI è con il movimento studentesco e auspica che tutte le forze politiche, sindacali, sociali, culturali e religiose democratiche gli diano man forte perché questa battaglia è una battaglia di interesse generale.
W lo sciopero generale dell'Università e ricerca indetto da Cgi, Cisl e Uil!
Proclamare subito lo sciopero generale di 8 ore di tutte le categorie con manifestazione a Roma!

Partito marxista-leninista italiano

5 novembre 2008