Xenofobia di Stato contro migranti algerini
Espulsi e rimpatriati imbavagliati e legati
L'episodio peraltro sembra confermare una consolidata prassi

Nel volo di linea Alitalia partito da Fiumicino e diretto a Tunisi del 17 aprile due clandestini di nazionalità algerina, rimpatriati forzatamente con provvedimento di espulsione dall'autorità italiana, sono stati fatti sedere in fondo all'aereo dai due agenti della polizia di Stato che li scortavano e subito legati con fascette alle mani ed ai piedi ed imbavagliati alla bocca con nastro da pacchi marrone.
Un passeggero, il giovane regista e sceneggiatore Francesco Sperandeo, chiedeva spiegazione ai poliziotti che gli intimavano in modo arrogante di riaccomodarsi al posto dal momento che, secondo gli aguzzini dei due clandestini, si sarebbe trattato di una normale operazione di rimpatrio forzato e che questa sarebbe stata la prassi.
Non stupiscono le parole dei pubblici ufficiali circa la normalità dei trattamenti disumani ai danni dei migranti, dal momento che non passa settimana o giorno che qualcuno di loro finisce arrestato per il coinvolgimento in specifici reati o, come è cronaca di questi giorni e non solo, rinviato a giudizio o condannato per reati specifici che si concludono con gravi lesioni o morte del migrante.
Del resto quella di rimpatriare i clandestini legandoli e imbavagliandoli sembra essere veramente - come gli agenti hanno detto a Sperandeo - una prassi normale perché anche una passeggera del volo Alitalia partito da Linate il 25 novembre 2011 e diretto a Fiumicino ha denunciato a "Il Fatto Quotidiano" il 20 aprile di avere assistito a una scena simile con un uomo certamente di origine mediorientale legato, imbavagliato e scortato da tre uomini in borghese nella parte posteriore dell'aereo.
Sperandeo comunque ha potuto documentare la sua testimonianza scattando una foto pubblicata in internet che documenta meglio di tante parole i fatti: si vede uno dei due cittadini stranieri rimpatriati che ha sulla bocca una mascherina da ospedale fermata con del nastro adesivo che gli copre interamente il volto da sotto il naso in giù mentre l'agente della polizia di frontiera di Fiumicino lo controlla in piedi.
La procura della Repubblica vuole ora fare chiarezza nei confronti di chi ha messo lo scotch sulla bocca degli immigrati nei confronti del quale sono configurabili due ipotesi di reato, ovvero l'abuso di autorità e la violenza privata.
Anche il governo algerino ha chiesto chiarimenti a quello italiano per il trattamento disumano riservato ai suoi cittadini, mentre Stefano Pedica, vice presidente della commissione affari europei e componente della commissione affari esteri al senato, ha dichiarato che "neanche a Guantanamo abbiamo assistito a soprusi del genere".
Frattanto il governo Monti, chiamato in causa, ha balbettato e per bocca del ministro degli Interni Cancellieri ha cercato di ridimensionare il grave episodio.

26 aprile 2012