Zuffa nella Sinistra arcobaleno per i candidati

La lotta che come ad ogni vigilia elettorale si è scatenata all'interno dei partiti borghesi per formare le liste e per l'accaparramento dei posti migliori non ha risparmiato neanche la Sinistra arcobaleno. La zuffa è andata anzi crescendo man mano che si avvicinava la scadenza della presentazione delle liste, acuita dalla consapevolezza che dovendo la Sinistra arcobaleno correre da sola il numero degli eletti risulterà molto magro, più che dimezzato secondo i sondaggi, che la danno tra il 6 e il 7%, meno di quanto aveva Rifondazione da sola nel 2006; di conseguenza solo guadagnando le prime file e candidandosi in collegi sicuri si può avere qualche probabilità di farcela.
Perciò le zuffe per la formazione delle liste si sono accese un po' dappertutto e tra tutti: tra gli aspiranti candidati di ognuno dei quattro partiti che ne fanno parte e tra i quattro partiti stessi, con tanto di dimissioni di comitati federali, lettere di protesta, vertici arroventati e perfino scioperi della fame, in un clima da resa dei conti e da tutti contro tutti.
Cosicché, per esempio, il 3 marzo scorso il Comitato politico federale di Torino e il Comitato politico regionale del Piemonte del PRC-SE hanno presentato un ordine del giorno in cui si esprimeva un "giudizio profondamente negativo sulle proposte di candidature avanzate dalle Segreterie nazionale, regionale e provinciale per le rispettive competenze territoriali". Sotto accusa il metodo verticistico con cui sono state prese le decisioni, tra cui il rinvio del congresso e la cancellazione della falce e martello, ma anche la scelta delle teste di lista "effettuata da un ristrettissimo gruppo dirigente centrale". Nell'odg ci si lamentava anche dell'autoesclusione di candidati PRC a favore di SD, una forza politica "accreditata da qualche raro sondaggio di percentuali da prefisso telefonico e, oltre tutto, ancora recentemente, falcidiata da esodi verso il PD". Una decisione - accusano i due comitati - anche questa presa a tavolino e che, insieme al gonfiamento delle candidature indipendenti (circa un terzo del totale), rappresentano per il PRC "un vero suicidio politico".
C'è stato poi il Comitato politico federale del PRC di Roma che in un altro odg "dichiara la propria indisponibilità a sostenere la candidatura a sindaco di Roma di Francesco Rutelli". E c'è stato il segretario del PRC della Liguria, Giacomo Conti, che ha addirittura fatto alcuni giorni di sciopero della fame nel tentativo di far rimettere più in alto in lista il parlamentare Sergio Olivieri, ex operaio della Termomeccanica di La Spezia, finito al quarto posto (e quindi praticamente non eleggibile) per fare spazio a un candidato di SD. Conti si era appellato anche, ma inutilmente, al recente caso Diliberto, che aveva rinunciato a candidarsi capolista a Torino dopo che era stato accusato dal PD di escludere con la sua candidatura quella di Ciro Argentino, operaio della ThyssenKrupp. Un gesto "nobile" ma alquanto sospetto, visto che è venuto solo dopo che il segretario del PdCI era stato messo alla berlina dal partito di Veltroni.
In Sicilia 114 donne del PRC hanno firmato contro la candidatura come seconda alla Camera di Vladimir Luxuria, chiedendo la riconferma della deputata uscente Daniela Dioguardi, che invece è stata presentata al Senato, quindi praticamente ineleggibile. Anche Folena si è lamentato di essere stato presentato al Senato (Puglia) invece che alla Camera, e questo malgrado che in molti avessero protestato per la sua ripresentazione in deroga al tetto sul numero di mandati. Forti malumori nel PRC toscano, la cui segreteria ha fatto sapere di non aver digerito la decisione del vertice nazionale di candidare in posizioni sicure neanche un esponente regionale, ma solo dirigenti nazionali, come Rina Gagliardi, seconda per il Senato dopo Manuela Palermi (PdCI) e lo stesso segretario nazionale Franco Giordano, primo alla Camera, seguito da Galante (PdCI) e Nicchi (SD).
In Emilia-Romagna, dove il PRC si è assicurato un posto certo per Claudio Grassi (leader della corrente revisionista "Essere comunisti"), secondo alla Camera, ci sono stati invece forti malumori sulla candidatura a capolista del tesoriere del PdCI Roberto Soffritti, inviso sia agli alleati che ad una parte dello stesso PdCI regionale. In Veneto sono scoppiate zuffe un po' tra tutti: il deputato uscente del PRC Francesco Caruso, paracadutato nella regione come secondo in lista per Camera 2 per vedere di recuperare voti nell'ambiente dei Disobbedienti, è stato contestato sia da questi ultimi, sia dal PdCI e da SD. Alla sua prima uscita elettorale in Veneto, costui è stato oggetto di una pubblica contestazione da parte di giovani dei Centri sociali ed è stato centrato in faccia dalla torta lanciata da un disobbediente. Spaccature anche nel Sole che ride, con i verdi Giuseppe Campagnari, Rosanna Rosato e Michele Garavello, che si sono autosospesi contro la ricandidatura di Luana Zanella (seconda in lista per Camera 1 dopo il PRC Ferrero), che è anche assessore alla cultura nella giunta Cacciari che governa Venezia.
Alla fine, dopo tante zuffe, proteste e spaccature, è andata come doveva andare: cioè come era già stato deciso a tavolino dalle segreterie nazionali dei quattro partiti. Che, come si vede dalle liste presentate dalla Sinistra arcobaleno, vedono ai primi posti, in posizione sicura, solo i dirigenti nazionali e i loro uomini più fidati nei vari collegi elettorali.

26 marzo 2008