L'Italia si ritiri subito dal Mar Rosso
Alla data in cui scriviamo, il cacciatorpediniere italiano Caio Duilio che sorveglia il tratto di mare assegnatogli dalla missione imperialista internazionale Aspides, ha abbattuto un totale di tre droni lanciati dagli Houthi per colpire le imbarcazioni in rotta verso e a sostegno di Israele.
Le navi italiane coinvolte nella spedizione – lo ricordiamo - sono al seguito di un’intera flotta di oltre 5 missioni occidentali nel Mar Rosso finalizzata a contrastare l'azione le azioni antimperialista del movimento degli Houthi. Fra di esse la parte del leone la recita l'armatissima task force “Prosperity Guardian” a guida anglo americana che ha il compito di fermare e bombardare le forze Houthi anche a terra, e quindi in pieno territorio sovrano altrui.
Missione che, fra l'altro, ignora anche la stessa decisione del Consiglio di sicurezza Onu del 10 gennaio scorso che ribadisce il diritto degli Stati all'esclusiva “difesa”.
Le navi italiane, seppur per il momento non abbiano compiti specifici di attacco, si trovano appena una spanna alle spalle dalle altre, il che le colloca direttamente e chiaramente in guerra.
L'escalation della quale ogni quotidiano parla con eccezione futura, nella sostanza è già in atto, ed è lo stesso ministro della guerra Crosetto che lo sostiene, affermando la necessità di coinvolgere “più nazioni” per arrivare a una soluzione in tempi brevissimi.
“Si è passati – sostiene il ministro - dagli attacchi alle navi mercantili a quelli alle navi militari di scorta, con un'evoluzione continua nelle modalità di attacco, condotte in modo diverso rispetto alle ultime volte. L'intensità e la pericolosità delle azioni degli Houthi sta aumentando di settimana in settimana".
Azioni, aggiungiamo noi, che gli Houthi stessi ritengono necessarie soprattutto in risposta dell'intensificarsi della presenza di navi e dei bombardamenti da parte della coalizione imperialista occidentale.
L'Italia non è ancora un bersaglio diretto degli Houthi
Il leader degli Houthi, che accusa l'alleanza occidentale di aver causato già 11 morti e 14 feriti nelle file yemenite, continua tuttavia a sostenere che l'Italia per il momento non è un loro bersaglio diretto. Gli obiettivi rimangono infatti gli stessi annunciati fin dall'inizio dell'azione militare, e cioè: "Impedire alle navi israeliane di dirigersi verso la Palestina occupata e colpire le navi americane e britanniche, per il sostegno a Israele nell'aggredire Gaza".
“L'Italia e gli altri Paesi della coalizione filo-israeliana - ha aggiunto il leader del governo di San'a' - dimostrano di non voler calmare la situazione o contenere il raggio del conflitto. Vogliono invece espanderlo in tutto il Mar Rosso. Ma saranno le forze yemenite a determinare il teatro delle operazioni". È notizia recente infatti la dichiarazione del leader Abdul Malik al-Houthi che ha annunciato in tv l'intenzione di impedire alle navi di Israele che hanno deviato la loro rotta dal Mar Rosso, di attraversare anche l'Oceano Indiano circumnavigando l'Africa.
Meloni e l'interventismo imperialista italiano
Nonostante i motivi che sono all'origine dell'azione degli Houthi, e che cesserebbero immediatamente in caso terminasse il genocidio del popolo palestinese da parte dei boia sionisti di Israele, Meloni e Crosetto, così come l'UE imperialista, non hanno alcuna intenzione di abbandonare il teatro di guerra, ed anzi, incalzano l'azione tricolore nel nome di quella “concorrenza sleale” che si verificherebbe poiché nessuna compagnia né cinese né russa viene attualmente colpita.
Ma è un dato di fatto che né la Russia né la Cina in questo caso stanno aiutando Nethanyahu, come lo è quello che stima per 148 miliardi di euro il valore delle merci che annualmente passano attraverso il canale di Suez, da sempre obiettivo sensibile dell'imperialismo internazionale, e che al suo interno vedono la presenza del 40 per cento del “made in Italy” esportato.
Dall’inizio dei sabotaggi Houthi lungo questa rotta, la maggior parte del traffico occidentale attraversa il Capo di Buona Speranza e raggiunge i porti europei dall’Oceano Atlantico, con un ovvio aumento dei prezzi di assicurazioni e costo dell’invio di container. Tutto ciò è intollerabile per il capitalisti italiani che sostengono e finanziano anche il governo Meloni, e questa è la questione principale che arma le navi italiane. Poi, l'appoggio incondizionato a Israele fa il resto.
In ogni caso, parlando di dati di fatto, uno di essi è anche l'evidenza secondo la quale il boicottaggio armato degli Houthi yemeniti – che fra l'altro escono da una guerra civile di 8 anni dove è intervenuta l’Arabia saudita e dove hanno fatto vittime anche le bombe italiane – non c’era prima dell'invasione nazi-sionista di Israele a Gaza. Ciò dimostra oltre ogni ragionevole dubbio, o indotto che sia, qual è la reale causa dell'azione del governo di San'a', e quale quella delle flotte dell'imperialismo dell'ovest.
L'Italia si deve ritirare immediatamente dal Mar Rosso
Ormai, alla luce dei fatti, il Mar Rosso rappresenta un'area di guerra a tutti gli effetti, e allo stesso modo l'Italia ne fa parte convintamente, schierata in prima linea con l'imperialismo UE, nell'ambito di quella politica neocolonialista e interventista che la premier Meloni ha battezzato “Piano Mattei”. Politica che poggia sul protagonismo politico, economico e commerciale, ma anche militare dell'imperialismo italiano in Africa.
La missione nel Mar Rosso comporta ad esempio il lancio di bombe sui droni oggi, e domani chissà su cos'altro, e si accompagna ad altre azioni filo israeliane come la recente sospensione dei finanziamenti all'Unrwa, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi dai cui fondi dipende la vita di centinaia di migliaia di civili innocenti, per la quale non esiste alcuna altra ragione, tranne quella di voler fiancheggiare attivamente Israele nel genocidio del popolo palestinese.
Il governo Meloni insomma non fa pressioni sul rispetto di quel diritto internazionale se si parla di Palestina; al contrario lo prende a pretesto quando gli fa comodo, per autoattribuirsi un compito di gendarme imperialista del traffico di merci internazionale, e lo eleva a punto di riferimento della sua politica estera. Cosicché l'Italia della Meloni è contemporaneamente gendarme imperialista schierato in difesa degli interessi propri e del capitalismo occidentale, stretto alleato di quel caposaldo occidentale in Medio Oriente qual è Israele anche se esso si macchia dei peggiori crimini contro l'umanità, e nemico acerrimo della resistenza palestinese, da Hamas agli Houthi , a Hezbollah.
L'Italia imperialista meloniana, che nei fatti è già un corresponsabile diretto del perpetrarsi del genocidio del popolo palestinese, deve immediatamente ritirare la sua fotta aeronavale e le sue truppe dal Mar Rosso. Solo così eviterà per lo meno di esporre il popolo italiano, che si oppone con forza ai crimini israeliani a Gaza fin dall'inizio dell'invasione, ad altrettanti attacchi e ritorsioni che potrebbero giungere dal fronte internazionale che sostiene in armi il popolo palestinese. Una eventualità che se si verificasse, non perdoneremo mai a questo governo neofascista ed imperialista in camicia nera che va abbattuto prima che faccia ulteriori danni.
20 marzo 2024