Lo grida il Collettivo di fabbrica
“Liberare Gkn”
Rispedita al mittente l'elemosina dell'”incentivo all'esodo” di 5mila euro offerto da Borgomeo e QF. Le richieste degli operai: pagamento degli stipendi, programmazione pubblica, ripresa produttiva.
“Liberare Gkn”, questa era la frase scritta sullo striscione che gli operai della fabbrica di Campi Bisenzio hanno affisso il 12 marzo su un torretta dell'illuminazione collocata a fianco del binario 17 della stazione ferroviaria di Firenze Santa Maria Novella. Alcuni membri del Collettivo di Fabbrica ex-Gkn sono saliti sul traliccio a un'altezza di 20 metri, dove hanno srotolato lo striscione e acceso alcuni fumogeni per attirare l'attenzione, e sono scesi giù dopo sette ore.
Una risposta a Borgomeo e a QF, la società che ha rilevato Gkn, che in tutto questo tempo (oltre due anni) non ha rispettato nessuno degli impegni presi e da tempo cerca in tutti i modi di sloggiare gli operai che occupano la fabbrica in assemblea permanente. Quel “liberare Gkn” è inteso come una richiesta di liberazione dal ricatto, anzitutto verso gli operai che ancora conducono la lotta per il loro futuro, e per liberare Firenze e Campi Bisenzio dall'ennesima speculazione immobiliare a danno di una ripartenza industriale dello stabilimento.
Una protesta che giunge subito dopo la notizia che l'azienda non si sarebbe presentata all'incontro previsto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che al momento è stato posticipato al 26 marzo. Una mossa che gli operai e i sindacati hanno subito bollato come “ennesima provocazione”. La Fiom-Cgil attraverso i suoi esponenti nazionali e locali ha risposto che “lo spostamento dell'incontro è l'ultima di una serie di provocazioni messe in campo per evitare il confronto, finalizzato a trovare soluzioni alla reindustrializzazione del sito e prospettive per i lavoratori, che sono tra l'altro senza retribuzione dal primo gennaio 2024”.
È chiaro come il piano di Borgomeo e QF sia quello di strangolare sul piano economico quella parte di lavoratori (che sono ancora quasi la metà degli originari 422 licenziati) che non hanno nessuna intenzione di mollare. QF non ha prodotto nessun piano industriale ne portato nuovi acquirenti; ha sì rinunciato alla richiesta di licenziamento collettivo, ma ha solo cambiato tattica, scegliendo di puntare sul fattore economico per soffocare definitivamente la lotta e far morire un importante stabilimento produttivo che il Collettivo di fabbrica in questi anni di assemblea permanente, assieme ai tanti solidali che li hanno sempre sostenuti, ha cercato di dare un nuovo futuro industriale.
Lasciare il deserto industriale, in fin dei conti, è lo stesso piano di Melrose, il fondo finanziario britannico proprietario della Gkn al momento dei licenziamenti spediti per e-mail. Anzi, il sospetto è che l'attuale QF lavori per il fondo, cercando di ottenere con altri mezzi le stesse cose: rientrare in possesso dello stabilimento per poi metterlo sul mercato assieme al terreno contiguo per l'ennesima speculazione immobiliare in un'area, la Piana tra Firenze e Prato, fortemente antropizzata, ad altissima densità di popolazione, di cemento, di centri commerciali, di arterie stradali e autostradali.
Che questi siano gli obiettivi è dimostrato anche dall'ultima “trovata” di Borgomeo, quella degli “esodi incentivati” ma, puntualizzano gli operai “sarebbe meglio chiamarli con il proprio nome, ossia una sorta di patteggiamento individuale, offerto a lavoratori senza stipendio e a una fabbrica lasciata senza alcun piano industriale. Nel dettaglio, l’azienda si pone l’obiettivo di "esodare" 120 persone, offrendo 5.000 euro lordi e una trattativa individuale in cambio di una chiusura tombale della vertenza, che faccia venire meno qualsiasi contenzioso. Non solo pochi spiccioli, ma meno di quanto l’azienda già deve ai lavoratori e senza dare alcuna informativa sulla prospettiva industriale a chi rimane”.
Gli operai ex-Gkn non si accontentano dell'elemosina e le loro richieste, ribadite durante la protesta sul traliccio, sono chiare: commissariare QF, pagare gli stipendi e intervenire con pianificazione pubblica per riprendere a produrre e lavorare nello stabilimento. A chi risponde che l'intervento pubblico non sia possibile gli operai, tramite la pagina Facebook del Collettivo di fabbrica ex-Gkn, rispondono che “L’attuale Stato è già pienamente inserito nell’economia: per socializzare le perdite, con gli incentivi a fondo perduto, gli interessi sul debito in mano ai grandi gruppi bancari, le spese militari, le grandi opere inutili ecc. ecc.”.
Se il governo nazionale è messo pesantemente nel mirino e sotto accusa perché non ha alcun interesse a favorire la reindustrializzazione, le critiche non mancano neppure verso le istituzioni locali e in particolare per la Regione Toscana guidata dal Governatore PD Eugenio Giani. “La Regione e il resto delle istituzioni locali intervengano a difesa del territorio: consorzio regionale pubblico con cui creare le condizioni per una vera ripresa industriale e un polo produttivo a servizio della transizione ecologica”, si legge sul comunicato del Collettivo.
20 marzo 2024