§
La Francia, primo paese al mondo a farlo
Il diritto di aborto nella Costituzione francese
L'ira del Vaticano
 
Dallo scorso 4 marzo la Francia è il primo Paese al mondo a garantire alle donne nella propria Costituzione il diritto all'aborto.
Deputati e senatori riuniti al palazzo di Versailles hanno approvato a larghissima maggioranza - con 780 favorevoli e 72 contrari – la proposta del governo di modifica dell'articolo 34 della Costituzione dove è stato inserito un apposito comma che così dispone: “la legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di far ricorso ad un’interruzione volontaria della gravidanza ”.
Il voto del parlamento francese mette fine a una lunga battaglia politica avviata dalla sinistra, sostenuta dalle associazioni femministe e alla fine sostenuta anche dal governo Macron. Pertanto d'ora in poi non sarà più la legge ordinaria a stabilire il diritto delle donne ad abortire - come è accaduto finora nel Paese transalpino e come, ad esempio, accade in Italia e in altri Paesi – ma la legge ordinaria dovrà limitarsi a regolamentare l'esercizio libero, per la donna, dell'interruzione di gravidanza garantito dalla norma fondamentale dell'ordinamento – la Costituzione - che non può essere derogata da alcuna legge ordinaria, un risultato storico per i diritti delle donne in Francia e un esempio per le donne e per gli Stati di tutto il mondo.
La data scelta per tale importantissima decisione, il 4 marzo, non è stata casuale perché cade alcuni giorni prima della Giornata internazionale delle donne, così come non è stata casuale la sede della riunione congiunta delle assemblee legislative francesi, il palazzo di Versailles - dove il 26 agosto 1789 l'assemblea nazionale approvò la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino - e ciò per rendere chiaro a tutto il mondo il fatto che si tratta di una decisione epocale per tutte le donne.
Già a febbraio, comunque, prima che venisse definitivamente approvata la norma la Conferenza episcopale francese aveva ribadito la posizione tradizionale della Chiesa cattolica sull'argomento affermando in una nota ufficiale che “l'aborto, che rimane un attentato alla vita fin dall'inizio, non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne ” rammaricandosi che il dibattito avviato per giungere alla modifica costituzionale non avesse “menzionato le misure di sostegno per coloro che vorrebbero tenere il proprio figlio ".
La Santa Sede, invece, non aveva commentato la vicenda mentre erano in corso i lavori, un atteggiamento prudente e diplomatico dettato dal fatto che la Città del Vaticano – contrariamente alla Conferenza episcopale francese – è uno Stato sovrano, che intervenendo direttamente sul dibattito in corso avrebbe potuto costargli l'accusa di interferenza negli affari interni di un altro Stato.
Il Vaticano però ha preso la sua posizione ufficiale dopo l'approvazione della norma costituzionale, anche se papa Francesco ha preferito lasciare la parola alla Pontificia accademia per la vita, l’organismo vaticano responsabile delle questioni bioetiche, che in un comunicato durissimo ha pienamente appoggiato la posizione contraria dei vescovi francesi affermando che “nell’era dei diritti umani universali non può esistere un ‘diritto’ a eliminare la vita umana ”.
È inaccettabile che il Vaticano metta sullo stesso piano degli assassini i legislatori francesi che hanno votato a favore della norma, le donne che sono costrette ad abortire e i sanitari che le assistono, perché questo ha percepito larga parte della stampa, della popolazione e dei vertici dello Stato francese dalla furibonda reazione vaticana.
 

20 marzo 2024