Con l'astensione degli Usa
Consiglio di sicurezza dell'Onu chiede il cessate il fuoco immediato a Gaza
Il giorno precedente delirio sionista: il segretario Guterres e l'Onu accusati di essere "antisemiti"
La riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu del 25 marzo approvava con 14 voti a favore e un astenuto una risoluzione, la 2728, che "chiede un cessate il fuoco immediato per il mese di Ramadan rispettato da tutte le parti che porti ad un cessate il fuoco durevole e sostenibile"; chiede "il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell'accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie"; sottolinea “l’urgente necessità di espandere il flusso di assistenza umanitaria e rafforzare la protezione dei civili nell’intera Striscia di Gaza" e ribadisce la sua richiesta di "eliminare tutti gli ostacoli alla fornitura di assistenza umanitaria su larga scala, in linea con il diritto umanitario internazionale e con le risoluzioni 2712 (2023) e 2720 (2023)". Il testo del documento era stato presentato dal Mozambico, appoggiato dagli altri membri di turno del Consiglio, Algeria, Guyana, Ecuador, Giappone, Malta, Sierra Leone, Slovenia, Sud Corea e Svizzera ai cui voti favorevoli si univano quelli dei membri permanenti, esclusi gli Usa che si astenevano.
Prima del voto il rappresentante della Russia aveva chiesto di ripristinare nel testo la parola originale che prevedeva un cessate il fuoco "permanente" e non "durevole" ritenuta più debole e che avrebbe permesso infine la ripresa degli attacchi a Gaza. La richiesta era bocciata ma Mosca votava comunque a favore della risoluzione.
Solo tre giorni prima, il 22 marzo, un testo di risoluzione presentato dagli Usa era stato bocciato per il veto di Cina e Russia, e col voto contrario dell'Algeria e l'astensione della Guyana perché in particolare non chiedeva nemmeno il cessate il fuoco ma sostanzialmente lo auspicava, lasciando mano libera ai criminali sionisti di continuare nel genocidio palestinese.
A urne appena chiuse, l'ambasciatrice americana all'Onu Linda Thomas-Greenfield intimava ad Hamas di iniziare immediatamente con il rilascio degli ostaggi per attuare il cessate il fuoco. Quello che la trattativa fiume tra Usa, Egitto e Qatar non era riuscita a concretizzare in mesi di riunioni. Alla sollecitazione del padrino dei sionisti, Hamas rispondeva con una dichiarazione nella quale "si afferma la disponibilità a impegnarsi in scambi immediati di prigionieri da entrambe le parti".
Nessuna disponibilità era invece dichiarata da Tel Aviv. Anzi il nuovo Hitler Netanyahu: dava una sua lettura della risoluzione e sosteneva che l'astensione degli Usa "è un passo indietro chiaro dalle posizioni costanti degli Usa dall'inizio della guerra. Un ritiro che colpisce lo sforzo bellico e per liberare i nostri ostaggi, perché offre a Hamas la speranza che pressioni internazionali gli consentiranno di ottenere un cessate il fuoco senza liberare i nostri ostaggi".
Al momento in cui scriviamo queste sono le reazioni a caldo. Vedremo se e come la risoluzione possa essere concretamente attuata. Intanto registriamo che al segretario generale Antonio Guterres che indicava "questa risoluzione deve essere attuata, un fallimento sarebbe imperdonabile", rispondevano il ministro della Difesa sionista Yoav Gallant, in visita a Washington, che minacciava l'estensione dell'aggressione al Libano: "la mancanza di una vittoria decisiva a Gaza ci può portare più vicini alla guerra nel Nord", e il ministro Esteri Israel Katz: "non cesseremo il fuoco. Distruggeremo Hamas e continueremo a combattere finché l'ultimo degli ostaggi non sarà tornato a casa".
A favore della risoluzione si esprimevano anche le istituzioni dell'Unione europea imperialista che solo pochi giorni prima, al vertice di Bruxelles, si erano fermate alla ridicola richiesta di "una pausa umanitaria immediata", per non disturbare il teatrino delle trattative condotto dagli Usa e soprattutto i nazisionisti impegnati nel genocidio dei palestinesi.
La cronaca della guerra dei criminali nazisionisti al popolo palestinese aveva fatto registrare poche novità. L'esercito di occupazione sionista era costantemente impegnato a distruggere ciò che resta degli ospedali di Gaza, a sparare sui profughi che cercano di prendere i pochi aiuti che i soldati fanno passare dai valichi della Striscia e a alimentare fame e malattie giunte a livelli allarmanti. Il 23 marzo il segretario Onu Guterres in visita alla parte egiziana del valico di Rafah osservava i 7mila camion di aiuti bloccati dai sionisti e non poteva che denunciare: "una lunga fila di camion con gli aiuti umanitari bloccati sul lato egiziano del confine con la Striscia di Gaza, dove le persone soffrono la fame, è un oltraggio morale. Ora più che mai è giunto il momento di un cessate il fuoco umanitario immediato. È il momento che Israele assuma un impegno ferreo per l'accesso ai beni umanitari in tutta Gaza". "I palestinesi di Gaza, bambini, donne e uomini, vivono dentro un incubo infinito. Porto la voce della grande maggioranza del mondo che ne ha avuto abbastanza", dichiarava il segretatrio Onu, "niente giustifica la punizione collettiva del popolo palestinese".
Tanto bastava a scatenare la rabbia del regime sionista, con un inaudito attacco guidato dal ministro degli esteri Israel Katz che commentava: "(Guterres) È stato oggi sul versante egiziano e ha biasimato Israele per la situazione umanitaria a Gaza senza condannare in alcun modo i terroristi di Hamas-Isis (!) che saccheggiano gli aiuti umanitari e senza condannare l'Unrwa che coopera con i terroristi (secondo le false accuse di Tel Aviv, ndr) e senza invocare la liberazione immediata ed incondizionata di tutti gli ostaggi israeliani". E sentenziava: "sotto la leadership di Antonio Guterres l'Onu è divenuta una istituzione antisemita e antiisraeliana che offre protezione ed incoraggia i terroristi". Un delirio sionista che ricorre alla falsa equazione antisemita uguale anti sionista per tentare di mettere a tacere chiunque non sia allineato alla politica sionista di genocidio del popolo palestinese. Una indegna equazione che finora è servita ai paesi imperialisti dell'Ovest e ai loro governanti per coprire le spalle ai macellai criminali di Tel Aviv, che non sono le vittime ma i carnefici e adesso mostrano il loro vero volto. Come dicono i nmeri del genocidio palestinese che al 25 marzo registrano nella striscia di Gaza 32.333 uccisi e 74.694 feriti.
Il loro è il volto che non vediamo nei compiacenti servizi degli organi di informazione dei paesi imperialisti occidentali sotto la cappa di una asfissiante propaganda sionista che mostra il limite e non può più coprire crimini come quello mostrato in un video di BBC News del 21 marzo quando nel campo rifugiati di Shuafat a Gerusalemme Est la polizia di frontiera sparava a un bambino di 12 anni, era un "terrorista", uccidendolo mentre giocava davanti casa con un fuoco d’artificio. O la denuncia sempre del 21 marzo dell'assassinio a sangue freddo di un anziano contadino palestinese di 63 anni a sud di Betlemme, vicino alla colonia di Elazar nel blocco di insediamenti di Gush Etzion, colpito perché aveva addosso un piccolo coltello ma al momento in cui il soldato riservista, un colono con la divisa, si è sentito minacciato e gli ha sparato aveva le mani alzate. Assassinii continui di palestinesi nella Cisgiordania occupata e sempre più colonizzata. E dove, quando non sono in azione i soldati sionisti, ci pensa la polizia dell’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen a tenere in carcere membri della resistenza e a disperdere le manifestazioni che ne chiedono il rilascio come quella durante uno sciopero a sostegno della resistenza a Jenin del 21 marzo.
La cronaca si chiude con l'ennesima perla del Ministero degli Esteri sionista che il 25 marzo con un comunicato attaccava alcuni paesi europei che invece di stare buoni dietro al carro filosionista guidato dal socialdemocratico tedesco Sholz e dalla neofascista italiana Meloni annunciavano di voler riconoscere lo Stato di Palestina.
"Le dichiarazioni del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez sul riconoscimento di uno Stato palestinese, così come la dichiarazione congiunta di Spagna, Malta, Slovenia e Irlanda sulla loro disponibilità a riconoscere uno Stato palestinese, costituiscono una ricompensa per il terrorismo", affermava il comunicato dal portavoce del ministro Katz senza paura di cadere nel ridicolo dato che a livello mondiale lo Stato di Palestina è riconosciuto da 139 Paesi, ossia circa il 70% dei membri delle Nazioni Unite a partire da quasi tutta l'Asia, l'Africa e l'America Latina e dagli europei Svezia, Cipro, Polonia, Ungheria, Cechia, Slovacchia, Romania e Bulgaria.
27 marzo 2024