Come volevano la P2 e Berlusconi
Psico-test per selezionare magistrati a misura del regime capitalista neofascista
Proteste dell'Associazione nazionale magistrati
Il governo Meloni pronto a separare le carriere tra giudici e PM
Il sottosegretario di FdI alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ex magistrato e consigliere personale della Meloni, aveva provato a inserirli già lo scorso novembre nel decreto istitutivo delle “pagelle” per i magistrati, ma il ministro della Giustizia Nordio aveva preferito rimandarli ad un momento più favorevole: c'era infatti da far digerire ai magistrati non solo le “pagelle” ma anche il suo “pacchetto giustizia” contenente l'abolizione dell'abuso d'ufficio e altri regali a politici e colletti bianchi e si correva il rischio di una sollevazione, ma adesso il Guardasigilli ha deciso che quel momento è arrivato. Parliamo dei test psico-attitudinali per i magistrati, già previsti nel Piano di rinascita democratica della P2 e invocati poi da Berlusconi, e che il 26 marzo il Consiglio dei ministri ha inserito in un decreto attuativo della legge di riforma dell'ordinamento giudiziario del 2022 scritta dall'allora ministra Cartabia.
La legge Cartabia dava infatti al governo Draghi una serie di deleghe per la controriforma della giustizia, che il governo neofascista Meloni sta ora sfruttando appieno per applicare passo per passo il programma di Gelli e completare il sogno del defunto delinquente di Arcore, che è quello di mettere fine alla separazione dei poteri assoggettando una volta per tutte il potere giudiziario a quello esecutivo, e cioè rendere i magistrati un docile strumento agli ordini del governo come ai tempi di Mussolini. Nel caso specifico, poiché la delega prevista dalla Cartabia in nessun punto fa menzione dei suddetti test, Nordio ha invocato il pretesto prefabbricato del parere consultivo delle commissioni Giustizia di Camera e Senato sulla bozza di decreto attuativo, che coi voti di tutta la destra più i gruppi di Renzi e Calenda “invitavano” il governo a “valutare” l'introduzione dei test psicologici per i magistrati.
Le false rassicurazioni del ministro Nordio
Parlandone nella conferenza stampa dopo il Cdm, il ministro ha detto che i test psicologici saranno introdotti nei concorsi per l’ingresso in magistratura a partire dal 2026. Essi si svolgeranno dopo le prove scritte e saranno una precondizione per essere ammessi alla prova orale, nel corso della quale si svolgerà anche l’esame psico-attitudinale vero e proprio. Prevedere i test prima ancora delle prove scritte, ha spiegato Nordio, avrebbe infatti potuto contrastare con l'articolo 106 della Costituzione che stabilisce che “le nomine dei magistrati hanno luogo per concorso”.
Il ministro ha negato che ci sia “alcuna interferenza da parte dell’autorità politica o del governo” sulla magistratura, poiché tutta la procedura dei test sarebbe “sotto la gestione e la responsabilità del CSM”. Sarebbe infatti il Consiglio Superiore della Magistratura, l'organo di autogoverno dei magistrati, a nominare ad ogni concorso e su indicazione del Consiglio universitario nazionale, i docenti universitari in materie psicologiche che avranno il compito di preparare i test scritti. Ma si tratta di una “garanzia” del tutto fasulla, visto che la vicepresidenza del CSM (che è quella che conta, poiché la presidenza spettante a Mattarella è più che altro di principio e tutt'altro che operativa) è saldamente in mano al governo col leghista Fabio Pinelli, e che già adesso i suoi componenti sono per un terzo eletti dal parlamento, dove i partiti di governo più Renzi e Calenda detengono la stragrande maggioranza dei voti. Senza contare che insieme alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri (altra controriforma prevista dalla P2), che Nordio ha annunciato ormai pronta, “forse già ad aprile o al massimo a maggio”, ci sarà anche un collegato sdoppiamento del CSM e un consistente aumento della componente “laica” di consiglieri a detrimento della componente “togata”. Col che anche il parlamentino dei magistrati perderà di fatto la sua già precaria indipendenza, per essere ancor più controllato dal governo.
Un'altra “garanzia” sventolata da Nordio è che il colloquio psicologico durante la prova orale sarà gestito dal presidente della commissione del concorso, e che lo psicologo che effettua l'esame avrà quindi solo un ruolo di consulenza, ma sta di fatto che per ora tutta la procedura è avvolta nel mistero, e che l'unica cosa certa è l'intento intimidatorio e punitivo del provvedimento nei confronti dei magistrati, e di concedere al governo il potere di decidere in ultima istanza chi deve essere ammesso o non ammesso in magistratura, indipendentemente che abbia superato anche a pieni voti l'esame tecnico-professionale.
Le denunce dei magistrati e la pratica aperta dal CSM
Lo hanno ben chiaro i magistrati, la cui associazione nazionale, Anm, riunirà il Direttivo il 6 e 7 aprile per decidere un possibile sciopero della categoria. Il presidente dell'Associazione, Giuseppe Santalucia, ha attaccato il provvedimento denunciando che “il governo esorbita dai suoi poteri, dando a un decreto del ministro il potere di stabilire i contenuti della prova”, che il coinvolgimento del CSM non rappresenta una garanzia perché “non ha competenze di questo tipo, è composto da giuristi, non da psichiatri”, e che l'obiettivo è solo quello di “creare una suggestione: che i magistrati hanno bisogno di un controllo psichico o psichiatrico”. “Non si sa cosa sia”, ha insistito il magistrato. “Il test psicoattitudinale è quel test che mira a scoprire se quel determinato soggetto ha alcune abilità cognitive. Nel campo nostro ci sono le prove scritte che rivelano sia la proprietà di linguaggio sia la capacità di ragionamento giuridico. Oppure è un’altra cosa, sono i test di personalità? Se è così mi preoccupa, perché chi decide qual è la personalità più adatta a fare il giudice”?
“Affrontare, tra le tante priorità, il tema dei test psicoattitudinali dà un messaggio sbagliato all’opinione pubblica, quello che serva verificare l’equilibrio psichico dei magistrati. Un messaggio falso e oltretutto insidioso perché è in grado di incrinare la fiducia dei cittadini nella magistratura”, ha dichiarato a sua volta il segretario della stessa Anm, Salvatore Casciaro. “La proposta del Governo – ha aggiunto - muove da un falso presupposto, ossia che occorra misurare l’equilibrio dei magistrati con strumenti nuovi, non essendo adeguati quelli attuali. In realtà già adesso un magistrato è costantemente, ed efficacemente, valutato sul parametro dell’equilibrio lungo tutta la sua vita professionale”.
Anche lo stesso CSM, per bocca del suo Comitato di Presidenza, ha ricordato come “il governo autonomo della magistratura conosca già reiterate e continue verifiche sull’equilibrio del magistrato che viene sottoposto a valutazione dal momento del suo tirocinio e, successivamente, con intervalli regolari ogni quattro anni”. Quindi un meccanismo di “controllo sull'equilibrio dei singoli” esiste già, ma “in un contesto di salvaguardia dell'indipendenza della magistratura”, conclude il Comitato. Che ha anche autorizzato l'apertura di una pratica, sottoscritta all'unanimità da tutti i consiglieri togati, per la disamina dell'introduzione “della verifica dell'idoneità psicoattitudinale di coloro che abbiano superato le prove scritte e orali del concorso in magistratura; verifica non contemplata nello schema di decreto legislativo e sulla quale, quindi, il CSM non ha avuto modo di esprimersi”.
Il filo nero che unisce Gelli, Berlusconi e Meloni
D'altra parte è a dir poco impressionante la corrispondenza di questa e delle altre “riforme” dell'ordinamento giudiziario, messe in cantiere dal governo neofascista e dal suo Guardasigilli, con quelle preconizzate dal piano di Gelli, che tra le misure “urgenti” per mettere sotto controllo i giudici prevedeva infatti testualmente “la normativa per l’accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari)”. E, tra quelle a “medio-lungo termine”, la “riforma dell’ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile”.
E già il piduista Berlusconi aveva tentato di attuare quelle misure durante gli anni dei suoi governi. Il 3 settembre 2003, intervistato dall'allora giornalista e futuro premier britannico, Boris Johnson, per conto dell'autorevole rivista inglese The Spectator
, aveva dichiarato: “Questi giudici sono doppiamente matti! Per prima cosa, perché lo sono politicamente, e secondo sono matti comunque. Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana”. Tanto che i test psichici per gli odiati magistrati erano stati inseriti nella controriforma dell'ordinamento giudiziario scritta nel 2004 dal suo Guardasigilli di allora, il fascioleghista Roberto Castelli, anche se la delega non fu poi esercitata dal governo per la difficoltà di definirli concretamente. Anche a quel tempo la misura ricevette molte critiche, tra cui quelle di 200 professionisti della salute mentale che scrissero una lettera sostenendo l'impossibilità per qualsiasi tecnico di dare “un giudizio predittivo” sull'adeguatezza a svolgere il ruolo di magistrato.
Uno di quei professionisti di allora, il presidente della Società psicanalitica italiana, Sarantis Thanopulos, in un'intervista al Fatto Quotidiano
ha ribadito che non solo i test non hanno nessuna validità scientifica, ma anzi sono anche “pericolosi”, in quanto “sottopongono la particolare funzione del magistrato, che è una funzione etica, ai parametri utilizzati per l’assunzione nelle aziende. Le prove psicoattitudinali servono a valutare la conformità a un sistema, valorizzano chi rispetta le aspettative sociali. Ma un magistrato non deve conformarsi ad alcun sistema: la stessa legge non va intesa come un testo statico a cui adeguarsi, ma come un insieme di valori politici e culturali”.
Interpretando politicamente le sue parole si può dire quindi che gli psico-test servono per selezionare magistrati a misura del regime capitalista neofascista e dei suoi governi, scartando preventivamente quelli più dotati di senso critico e di indipendenza di pensiero, in una parola i più conformisti al sistema. Il modello a cui si vuol tornare è quello del ventennio mussoliniano, quando i magistrati si limitavano ad applicare zelantemente e senza discutere le leggi e i provvedimenti decisi dal regime fascista.
Nella mentalità della neofascista Meloni e del suo ministro Nordio, infatti, non è tollerabile che ci sia ancora una parte della magistratura che non si piega alla pretesa che chi ha vinto le elezioni ha diritto ad aver mano libera su tutto, e che il potere di chi è stato “eletto dal popolo” è superiore al potere giudiziario. Quest'ultimo dovrebbe rispondere direttamente al governo eletto come fosse una sua articolazione, alla stregua dei prefetti e della burocrazia statale, e questa sciagurata prospettiva sarebbe tanto più reale se passasse la controriforma presidenzialista della Costituzione invocata e promossa dalla premier neofascista.
3 aprile 2024