A Palermo
Arrestato esponente meloniano di FdI per concorso esterno in associazione mafiosa
L’ex missino Girolamo Russo è anche accusato di voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio
Il 9 aprile scorso, l’ex missino Girolamo Russo detto Mimmo, ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia a Palermo, “paladino” dei precari storici della città, nonché cugino del capomafia Franco Russo (Diabolik), è finito in carcere con le pesanti accuse di concorso esterno in associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, concorso in estorsione aggravata e in corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Ai domiciliari invece finiscono Gregorio Marchese (figlio dello storico killer Filippo Marchese della famiglia mafiosa di Corso dei Mille) considerato dal Gip la “costola” di Russo e il consulente d’azienda Achille Andò.
Le indagini condotte tra il 2022 e il 2023 dai carabinieri sotto il coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno scoperchiato ancora una volta il criminale intreccio (connaturato alla marcia società capitalista) tra politica, mafia, massoneria e imprenditoria corrotta, insieme a braccetto per modificare i piani urbanistici e favorire l’apertura di un centro commerciale in cambio di voti per le elezioni comunali e posti di lavoro.
Secondo l’accusa, Russo in veste di presidente della commissione urbanistica, si sarebbe “adoperato per l’approvazione di una variante del piano regolatore” che sarebbe servita a trasformare un terreno classificato come verde agricolo in area commerciale da destinare alla struttura da costruire. Tutto questo in cambio di soldi, buoni benzina e un certo numero di assunzioni “da promettere a soggetti legati alla criminalità organizzata così da “avere sostegno elettorale”.
Non solo, nell’ambito della stessa inchiesta gli inquirenti avrebbero “disvelato le pesanti ingerenze che il politico esercitava nei confronti della società che gestisce l’ippodromo di Palermo, condizionandone l’operato affinché si piegasse al volere dei suoi referenti mafiosi e concorrendo con questi ultimi nella commissione di estorsioni aggravate ai danni di liberi professionisti che avevano svolto incarichi per conto di quella realtà economico-sportiva e che sono stati costretti con la minaccia a rinunciare al loro compenso”.
Prima di approdare nel 2017 al partito della Meloni “un graditissimo ritorno alle origini”, Mimmo Russo ha cambiato diverse casacche iniziando la sua carriera politica nel Movimento sociale italiano, per poi passare al partito di Gianfranco Fini Alleanza Nazionale, agli “autonomisti” di Raffaele Lombardo e infine al gruppo Misto.
È stato consigliere comunale per quattro mandati dal 2001 al 2022 raccattando alle ultime amministrative 805 voti e mancando così la rielezione nelle file di Fratelli d’Italia che, all’indomani dell’arresto, “per prenderne le distanze” lo ha scaricato.
D’altronde non è la prima volta che Russo si trova coinvolto in losche vicende giudiziarie, come quando nel 2019 fu accusato e condannato in primo grado a un anno e quattro mesi (pena sospesa) insieme a un altro consigliere comunale per aver intascato 200 mila euro di rimborsi dal Comune salvo poi essere assolto in appello.
Ma a prescindere dal partito in cui ha militato, Mimmo Russo ha avuto sempre a disposizione un certo numero di voti portandosi dietro una grossa fetta di precari, quelli del bacino ex Pip “Emergenza Palermo” una comunità di tre mila persone composta anche da ex detenuti.
Insomma, dopo le recenti inchieste di Bari e Torino che hanno visto altri politicanti borghesi del PD coinvolti per voto di scambio politico-mafioso e corruzione elettorale, il partito della fascista Meloni che per distruggere e annientare i propri avversari politici ha dato prova di sapere utilizzare qualsiasi mezzo a sua disposizione, si trova adesso adesso nella medesima situazione.
La dimostrazione evidente che non esiste alcuna differenza tra partiti di “centro-destra” o “centro-sinistra” perché si tratta di partiti del regime neofascista al servizio dello Stato borghese e del capitalismo.
A noi marxisti-leninisti l’arduo compito di educare le masse affinché acquisiscano nuovamente una coscienza di classe. La coscienza che le mafie e la corruzione politica sono un prodotto della società capitalista e potranno essere definitivamente estirpati nel socialismo. Ma prima che sia troppo tardi occorre buttare giù da sinistra e dalla piazza il governo neofascista Meloni praticando un ampio fronte unito antifascista usando qualsiasi mezzo a disposizione (legale o non legale, violento o non violento) purché si tratti di un fenomeno di massa. Poi ognuno sarà libero di proseguire per la propria strada. Noi del PMLI continueremo a marciare uniti verso l’Italia unita, rossa e socialista.
17 aprile 2024