Agli “Stati generali della natalità” organizzati a Roma
Dopo la contestazione della ministra Roccella, ancora manganelli meloniani contro gli studenti in lotta
Contestata la triade governativa “dio, patria, famiglia” e le politiche antifemminili e antiabortiste del governo Meloni. Inaccettabile solidarietà di Mattarella e Meloni alla ministra neofascista
Erano mesi che le studentesse e gli studenti liceali del collettivo transfemminista Aracne e del collettivo Artemis si stavano organizzando per la contestazione alla quarta edizione degli “Stati generali sulla natalità” svoltasi a Roma nei giorni del 9 e 10 maggio. Da quando a gennaio il gerarca fascioleghista di Viale Trastevere, Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione, con una circolare inviata a tutte le scuole chiedeva la “partecipazione attiva” delle studentesse e degli studenti agli “Stati generali della natalità”. “Gli studenti – scriveva Valditara - potranno diventare protagonisti attraverso riflessioni relative a una tematica che interessa il loro avvenire: 'Esserci, più giovani, più futuro'”.
Quindi la contestazione che si è tenuta all'Auditorium della Conciliazione a Roma mentre stava per parlare la ministra della “famiglia, natalità e pari opportunità”, Eugenia Roccella, fra l'altro che si è sempre distinta per le sue posizioni retrograde, omofobe e antifemminili e antiabortiste è stata più che legittima.
La ministra è stata contestata dalle studentesse e dagli studenti in apertura della kermesse “stati generali della natalità”, un evento annuale promosso dalla Fondazione per la natalità, organizzato sotto il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma e del Forum delle associazioni familiari, cosa che la dice lunga di quanto questa associazione di stampo cattolico legata al Vaticano sia in simbiosi con il governo neofascista Meloni e la sua politica antifemminile, antiabortista, oscurantista e di rilancio della famiglia cattolica, infatti nelle edizioni precedenti non sono mancati gli interventi dei suoi ministri come ad esempio il fascioleghista, omofobo, integralista cattolico Valditara.
Nel momento in cui Roccella ha preso la parola per il suo saluto iniziale, in platea le ragazze e i ragazzi hanno alzato dei cartelli a formare la scritta “Decido io” e in coro hanno scandito: “Sul mio corpo decido io”, “Vergogna, vergogna”, “Fuori gli obiettori dai consultori” e distribuendo volantini con scritto a caratteri cubitali “Non siamo macchine per la riproduzione, ma corpi in lotta per la rivoluzione”. La Roccella a quel punto si è alzata e ha provato in maniera demagogica a interloquire con le studentesse e gli studenti: “Ma guardate che io sono d’accordo con voi, è proprio quello che diciamo. Le donne oggi non sempre decidono del proprio corpo, se vogliono fare figli”, a quel punto la contestazione è proseguita ancora più rumorosa a suon di fischi, fischietti e “Buuuu” all'unisono.
Pensando di “placare” la protesta Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità, ha dato la parola a una rappresentante dei collettivi, che salita sul palco ha letto il volantino con le rivendicazioni: “Sui nostri corpi decidiamo noi. L’attuale governo decide di convocare questo convegno mentre nessuno del governo, in un anno, ha risposte alle nostre richieste. Non ci stiamo alla triade Dio-patria-famiglia. Questo governo vuole che le donne facciano solo figli, negando loro il diritto al lavoro. C’è un genocidio in atto e muoiono bambini e qui ci dicono di fare figli!”, mentre De Palo cercava di interromperla specificando che “l’evento è convocato da una Fondazione e non dal governo”, sì magari sulla carta figurava convocato dalla fondazione di De Palo ma nei fatti aveva tutto l'appoggio incondizionato del governo neofascista Meloni.
Quando la ragazza ha terminato di leggere il volantino ed è scesa dal palco, la ministra Roccella ha provato di nuovo a pronunciare il suo intervento ma a quel punto sono ripresi i cori “Vergogna, vergogna!” delle studentesse e degli studenti e la Roccella se n’è andata dall’Auditorium.
Dopo la contestazione le ragazze e i ragazzi sono stati fatti uscire dalla sala convegni, fuori sono stati fermati per ore e identificati dalla polizia.
Per niente intimoriti le attiviste e gli attivisti dei collettivi sono tornati in piazza l'indomani, il 10 maggio, era confermata la partecipazione di Bergoglio che fra l'altro anche in questa occasione non si è sottratto ad attaccare le donne e il loro diritto alla contraccezione: “In questo momento gli investimenti che danno più reddito sono le fabbriche di armi e gli anticoncezionali: le une distruggono la vita, gli altri impediscono la vita”.
A centinaia sono partiti in corteo dalla facoltà occupata della Sapienza hanno cercato di raggiungere l'Auditorium mentre parlava il papa, ma sono stati violentemente caricati dalla polizia di Piantedosi, e ancora i manganelli meloniani hanno calpestato per l'ennesima volta la libertà di espressione, quella di circolazione e di manifestazione e si è scagliata vigliaccamente sulle studentesse e sugli studenti. Molti i feriti, una ragazza portata al pronto soccorso con trauma cranico, tanti studenti in gran parte minorenni medicati lungo i marciapiedi.
Un sedicenne è stato identificato e portato in questura, trattenuto fino all'arrivo dei genitori e poi rilasciato. “Non volevo fare male a nessuno – sarà la sua deposizione alla Digos - volevo manifestare pacificamente. A un certo punto gli agenti ci hanno prima caricati e poi manganellati, io sono caduto a terra e ho provato a coprirmi con uno scudo della polizia, evidentemente caduto durante il parapiglia. Sono stato preso per la maglia e trascinato sull’asfalto per diversi metri”.
E insieme alla repressione squadristica meloniana a pari passo l'ha affiancata una feroce criminalizzazione mediatica della giusta protesta delle studentesse e degli studenti dei collettivi, lanciata in prima persona dalla ministra Roccella che è intervenuta sulla sua pagina facebook con piglio ducesco: “Sono certa che la segretaria del Pd, Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali, La ‘grande stampa’ e la ‘stampa militante’ che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti dopo l’atto di censura che mi ha impedito di parlare”. Il primo a darle la solidarietà è stato il capo di Stato Mattarella con un'inaccettabile presa di posizione: “Voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione”. Mattarella con questa grave posizione avvalora quindi la repressione che sta attuando il governo neofascista a suon di manganelli a chi protesta poiché a suo dire “antidemocratico” e “anticostituzionale”. Fra l'altro sventolando “valori” di una costituzione che ormai è a tutti gli effetti una costituzione borghese, capitalista, antiproletaria, antirivoluzionaria e anticomunista, che assicura il potere politico, economico e istituzionale alla borghesia. Volutamente omettendo che chi oggi censura è la classe dominante borghese attraverso il governo neofascista Meloni, vedi l'imbavagliamento della stampa, i manganelli sui manifestanti, i diktat governativi sulla Rai e via dicendo.
La ducessa Meloni ha definito la protesta delle giovani e dei giovani dei collettivi “uno spettacolo ignobile” aggiungendo demagogicamente la cui responsabilità è di “un gruppo di contestatori che si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura e impediscono ad una donna di parlare perché non ne condividono le idee” e ancora “È ora di dire basta”, e infatti alle sue parole sono seguite le cariche della polizia contro il corteo dei collettivi il 10 maggio...
La solidarietà a Roccetta è arrivata non solo dai suoi colleghi ministri ma anche da Marco Tarquinio, candidato alle europee del PD, ex direttore dell'Avvenire e che sull'aborto la pensa come lei, che le ha espresso “Piena solidarietà per il tentativo di non far sentire la sua voce”. O come la Dem Boldrini che si è dissociata dalle modalità della protesta. Mentre Giuseppe Conte la etichettata “cosa negativa” consigliando gli studenti “di lasciar parlare la ministra la prossima volta e di contestarla pacificamente, anche sonoramente, alla fine”...
Mentre gli studenti riuniti in assemblea alla Sapienza con altri collettivi trasfemministi del resto d'Italia hanno le idee chiare: “Parlano di ipotetica censura quando da mesi c’è la repressione in ogni piazza”. In un'intervista a Repubblica
Caterina studentessa attivista di Aracne: “La censura è un’altra cosa, la nostra è protesta, dissenso. La base di qualunque società democratica. La nostra era solo un’azione forte di disturbo contro le assurde affermazioni sull’aborto e sulle famiglie omogenitoriali. Contestiamo l’idea che questo governo ha dei figli, visti come capitale umano, sociale e lavorativo. L’idea che le donne siano macchine da riproduzione e che la nostra massima aspirazione sia quella di diventare madri. Essere spinte, in quanto giovani, ad avere figli in quanto c’è il calo demografico. Senza tra l’altro occuparsi delle condizioni economiche e sociali in cui le faremmo. È una negazione della libera scelta”.
Anche in questa occasione le studentesse insieme ai loro compagni di studio dei collettivi Aracne e Artemis, alle quali va tutta la solidarietà militante del PMLI per la repressione meloniana coi manganelli oltreché mediatica subita, hanno fatto emergere il loro forte spirito antimperialista, antifascista, antimeloniano e antipatriarcale, confermando quanto le donne, le ragazze, le studentesse siano una componente pensante, combattiva e di avanguardia del movimento anticapitalista e che la lotta rivoluzionaria per cambiare l'Italia non può fare a meno del loro contributo. E per questa ragione che il PMLI non si stancherà di invitarle a unirsi al suo fianco per liberare l’Italia dal nuovo Mussolini nelle vesti femminili, democratiche e costituzionali e percorrere insieme la via maestra per la conquista del socialismo e del potere politico del proletariato.
15 maggio 2024