La Regione Calabria chiude gli ospedali col pretesto del “riordino”
5 mila in corteo ad Acri in difesa della sanità pubblica
Dal corrispondente della Calabria
“Quando io mi sono insediato a Polistena c’erano i criteri nel pronto soccorso, abbiamo rifatto il pronto soccorso. Stava chiudendo l’ospedale. I primi cubani che ho preso li ho mandati a Polistena, credo che sia allo stato uno degli ospedali che funziona meglio nella provincia di Reggio Calabria. Non sono un pazzo, non voglio chiuderlo. Anzi credo che quell’ospedale possa avere un futuro”.
Queste dichiarazioni “rassicuranti” rilasciate giusto il mese scorso dal governatore di “centro-destra” della Regione Calabria Roberto Occhiuto nonché “super” commissario della sanità calabrese, sembrano ormai svanite nel nulla perché nel decreto “riordino”, con il quale riprogramma tutte le risorse ex articolo 20, quelle destinate appunto all’edilizia sanitaria, in realtà è un vero e proprio stillicidio. Si tratta di una riorganizzazione della rete ospedaliera che mortifica un’intera regione e una popolazione che si vede negata per l’ennesima volta il diritto alla salute.
Non a caso il 7 aprile scorso ad Acri 5 mila persone hanno sfilato in corteo a difesa della sanità pubblica. Lo stesso è successo a Polistena il 4 maggio.
Proprio gli ospedali di Acri e Polistena saranno i primi a chiudere i battenti, mentre verranno “ridimensionati” quelli di Paola e Lamezia Terme. Questo sta a significare tagli al personale, e chiusura di interi reparti con conseguente riduzione dei posti letto.
Critica anche la situazione a Cosenza dove il pronto soccorso in pratica non esiste perché gli ammalati anche quelli che versano in condizioni gravi, vengono parcheggiati nei corridoi per giorni prima di essere trasferiti nei reparti dove la cronica mancanza di medici, infermieri e operatori socio sanitari li rende delle vere e proprie bolge infernali.
D’altronde dal democristiano Occhiuto le cui parole d’ordine sono “accentramento”, “accorpamento” e “risparmio” c’era proprio da aspettarselo perché nel 2010 da consigliere regionale sostenne l’allora governatore della Calabria il fascista Giuseppe Scopelliti che chiuse 18 ospedali e tagliò 1200 posti letto. Non solo, il presidente Occhiuto come commissario ad acta non è stato in grado di ripianare l’enorme debito della sanità calabrese di un solo euro. Così come non è riuscito ad aprire i nosocomi chiusi precedentemente.
Mentre siamo di fronte a un nuovo regalo alla sanità privata a cui saranno riservati il 30% dei posti letto. Un piano di smantellamento perfettamente in linea con le direttive del governo neofascista Meloni che punta ad ingrassare i pescecani privati sempre pronti a lucrare sulla salute degli ammalati, nella ricerca del massimo profitto capitalistico.
Una situazione oltremodo preoccupante che ormai sta diventando sempre più insostenibile, anche perché secondo gli esperti con l’inevitabile invecchiamento della popolazione e una sanità sempre meno pubblica, tra 25 anni saranno davvero in pochi a potersi curare.
È evidente prima che sia troppo tardi, che non si può più restare immobili di fronte a questa manovra criminale. Secondo noi marxisti-leninisti, la lotta per la sanità pubblica e gratuita, finanziata attraverso il sistema della fiscalità generale che disponga di strutture capillari di cura e prevenzione su tutto il territorio nazionale, va più in generale inquadrata nella lotta contro il capitalismo e per il socialismo dove la priorità principale in questo preciso momento storico è quella di buttare giù da sinistra e dalla piazza il governo neofascista Meloni.
22 maggio 2024