Dopo l'ondata eccezionale di maltempo
Milano, Bellinzago e Gessate finiscono sott'acqua
Accelerare la realizzazione della vasca di Varedo, l’opera più importante dell’intero sistema di laminazione delle acque lungo l’asta del Seveso. Accelerare il completamento di quella di Gessate e la costruzione di quella di Bellinzago
Redazione di Milano
Una grave alluvione ha colpito Milano e provincia nella notte tra mercoledì 15 e giovedì 16 maggio. In particolare a Bellinzago Lombardo e a Gessate la situazione è stata a dir poco disastrosa dopo che nel pomeriggio di mercoledì, in meno di due ore, l'acqua è salita rapidamente senza sosta, causando un'improvvisa e massiccia esondazione dei Navigli Martesana e Trobbia prolungatasi nella notte. Una quindicina di abitanti hanno dovuto lasciare la casa allagata per trascorrere la notte nella palestra delle scuole medie, mentre il numero totale degli sfollati è stato intorno alla cinquantina, ospitati principalmente da amici e parenti.
La scena lungo la strada statale Padana Superiore, che collega Bellinzago Lombardo e Gessate, è stata apocalittica: fango che copre le strade, le cantine, i garage, e i piani terra allagati delle abitazioni. Durante la notte, Vigili del fuoco e Protezione civile hanno operato incessantemente, con sommozzatori all'opera presso il ponte sul Naviglio. Nei cortili, i residenti sono stati impegnati fin dalle prime ore del mattino di giovedì a spostare oggetti e pulire le aree allagate. L'intera zona è rimasta senza elettricità.
Un evento simile non accadeva da oltre dieci anni per il Trobbia, e non si ricorda che il Naviglio Martesana fosse mai esondato.
Questa area è storicamente vulnerabile al rischio idrogeologico. La vasca di laminazione a Inzago non è stata sufficiente a prevenire i danni e i lavori di costruzione per un secondo impianto di raccolta a Gessate procedono a singhiozzo e con lentezza.
Anche per Bellinzago Lombardo ci sarebbe in progetto una vasca da oltre duecentomila metri cubi che da tempo resta solo sulla carta. Le strade della zona sono in gran parte rimaste a lungo impraticabili, con la rotonda di Villa Fornaci e la circonvallazione che porta alla stazione capolinea della Metropolitana 2 chiuse al traffico.
Anche la città di Monza è stata colpita da un’alluvione nella zona del parco dalla Villa Reale dove molte auto sono finite sommerse dall’acqua mentre nel Lodigiano esonda il fiume Sillaro inondando Borghetto.
A Milano sono esondati i fiumi Lambro e Seveso. Conseguenza: sottopassi allagati e strade diventate torrenti che hanno mandato in tilt la viabilità. Poi alberi caduti, cantine sommerse e disagi sparsi che hanno comportato la deviazione di mezzi pubblici e la chiusura di scuole.
Scene che si ripetono: pioggia, vento e grandinate avevano sferzato la città durante le festività pasquali. Temporale anche il 10 marzo, quando per la prima volta è entrata in funzione la vasca di contenimento al Parco Nord. Ma questa volta non è bastata: in poco più di 10 ore si è riempita fino all’orlo (può contenere 275mila metri cubi d’acqua), poi, dopo le 17, il Seveso è fuoriuscito nella zona di Niguarda per la 119ª volta in mezzo secolo, rientrando poco dopo. L’ultima esondazione era stata lo scorso 31 ottobre.
È chiaro che, di fronte a un continuo aggravamento del quadro climatico e del rischio connesso, i 250.000 metri cubi di capacità delle vasche di Milano sono un presidio di sicurezza insufficiente. Per scrivere la parola fine alla continua emergenza delle alluvioni del Seveso è urgente accelerare sulla realizzazione dell’opera più importante dell’intero sistema di laminazione delle acque lungo l’asta del Seveso: la vasca di Varedo. La sua capacità, prevista in ben 2,2 milioni di metri cubi, è l’unica garanzia di poter fronteggiare eventi alluvionali anche più intensi e prolungati di quelli verificatisi in questi giorni. I costi dell’opera sono significativi a causa degli importanti interventi di bonifica dovuti al terreno contaminato dallo stabilimento ex-SNIA.
Si tratta di un investimento ormai improcrastinabile e insostituibile, in considerazione del fatto che lungo il corso del Seveso, nei venti chilometri che il torrente percorre tra la provincia di Monza-Brianza e la città metropolitana di Milano, non ci sono più aree libere in grado di accogliere altre opere idrauliche. Si è costruito ovunque, aumentando il rischio idraulico lungo l’intera asta torrentizia, e ora non c’è più modo di porre rimedio, se non realizzando quelle vasche.
Il governatore regionale fascioleghista Attilio Fontana e la sua giunta continuano però a non predisporre, e finanziare adeguatamente, un piano d’emergenza per la realizzazione delle necessarie vasche di contenimento. “Non sono accettabili ulteriori ritardi - gli rimprovera Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - è ora di scrivere la parola fine a troppi anni di dubbi e tentennamenti che hanno fin qui impedito l’avvio dei cantieri”.
Ma mentre i suddetti cantieri non partono, non procedono e non completano i lavori, la giunta Fontana e quella comunale milanese del PD Sala proseguono nel permettere e autorizzare la cementificazione del territorio aggravando quel consumo del suolo che impedisce l’assorbimento del terreno delle acque meteoriche estendendo a dismisura le alluvioni ad ogni nubifragio.
22 maggio 2024