Al Congresso nazionale dell'ANM
I magistrati bocciano la separazione delle carriere
A conclusione dei lavori del 36° Congresso nazionale dell'Associazione Nazionale Magistrati, svoltosi a Palermo dal 10 al 12 maggio scorso, le toghe italiane hanno bocciato senza incertezze il progetto del governo neofascista Meloni di separazione delle carriere, progetto che, non lo si dimentichi, era uno dei punti fondamentali del Piano di rinascita democratica di Licio Gelli e della sua P2 in quanto punta ad azzerare l'indipendenza della magistratura inquirente e requirente, e a sottomettere l'ufficio del Pubblico Ministero al governo e alle sue decisioni politiche, soprattutto se alla separazione delle carriere si aggiunge l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale, come vorrebbe il governo, con conseguente scelta politica sulla tipologia di reati da perseguire.
Nella mozione finale letta da segretario generale dell’ANM, Salvatore Casciaro - approvata per acclamazione al termine del congresso - è stata deliberata una “mobilitazione culturale e comunicativa che faccia comprendere i rischi che questa comporta per l’effettiva tutela dei diritti dei cittadini e per la scrupolosa osservanza delle loro garanzie costituzionali
”.
“Il superamento dell’unica matrice culturale tra giudici e pubblici ministeri
– ha proseguito Casciaro - si tradurrebbe inevitabilmente nella rinuncia a valori nevralgici per la democrazia, e innanzitutto all’obiettivo della imparziale ricerca della verità che il pubblico ministero deve perseguire, come il giudice. Separare il pubblico ministero dal giudice, quali che siano le modalità di tale separazione, distinguere le carriere all’accesso e dal punto di vista ordinamentale, separare gli organi di autogoverno, porterebbe alla istituzione di una figura professionale di ‘pubblico persecutore’, molto lontana dall’attuale organo dell’accusa, che, lo ricordiamo, oggi è preposto alla ricerca della verità ed è garante del rispetto delle prerogative dell’indagato, anche nella fase della raccolta delle prove da parte della polizia giudiziaria
”.
“Separare il pubblico ministero dal giudice
– ha concluso il segretario generale - avrebbe gravissime ripercussioni sull’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale indispensabile per l’attuazione del principio di eguaglianza del cittadino dinanzi alla legge
”.
Come si vede, l'intransigente opposizione dell'ANM mette in evidenza che le sciagurate controriforme che il governo Meloni intende attuare fascistizzano ulteriormente l'intero ordinamento dello Stato borghese. Altro che “spettro del fascismo” o “svolta illiberale”, ci troviamo sempre di più di fronte al ritorno del fascismo.
29 maggio 2024