La via costituzionale e riformista porta la classe operaia e le masse popolari in un vicolo cieco
Qual è la via Maestra?
Alla grande manifestazione del 25 maggio a Napoli, organizzata dalla Cgil e da altre sigle, ha partecipato anche il PMLI. Quando i marxisti-leninisti partecipano alle mobilitazioni sui temi politici, sindacali, sociali, lo fanno in maniera leale ma senza rinunciare alla propria autonomia. Spesso sui temi specifici siamo d'accordo con gli organizzatori, altre volte invece le nostre idee divergono, anche in maniera considerevole, ma partecipiamo ugualmente per portare le nostre posizioni in mezzo ai lavoratori e alle masse popolari, giovanili e femminili, e per contendere lo spazio politico a riformisti, ultrasinistri e agli altri gruppi che partecipano a quella specifica lotta.
Nel caso della manifestazione di Napoli, il PMLI non è assolutamente d'accordo con la parola d'ordine “La via Maestra, insieme per la costituzione”. Lo abbiamo detto più volte e qui lo ribadiamo. Nel nostro Paese c'è una mitizzazione della Costituzione molto dura a morire, che dipinge la nostra Carta come “avanzatissima”, “proiettata nel futuro” e una panacea per tutti i problemi, su cui si sprecano iperboli, addirittura certe volte viene definita “la più bella del mondo”, non solo dal giullare di corte Roberto Benigni, ma anche da presidenti della Repubblica ed esponenti politici (Veltroni ci ha scritto un libro con questo titolo). A sentire questi apologeti della Costituzione l'unico problema starebbe nel fatto che invece di essere applicata, viene disattesa e “tradita”.
Attorno a questa idea è nata “Assemblea Insieme per la Costituzione”, attiva già da diversi anni. All'inizio riuniva sopratutto intellettuali, professori, costituzionalisti, che con il tempo si è ramificata in tutta Italia dove sono nati coordinamenti provinciali e cittadini, coinvolgendo una platea ben più ampia di quella degli “addetti ai lavori”, tanto che tra i promotori, oltre alla Cgil, si possono leggere associazioni come Anpi, Arci, Acli, Emergency, Libera, Legambiente, WWF, Medicina democratica, Rete studenti medi e tanti altri. Agli appelli si sono poi affiancate le mobilitazioni e le manifestazioni di piazza, ultime quelle del 7 ottobre a Roma (anche in quel caso era presente il PMLI) e quella appunto di Napoli del 25 maggio, molto partecipate, grazie anche al supporto della macchina organizzativa della Cgil.
Noi contestiamo che la via maestra da cui passano gli interessi immediati e futuri delle lavoratrici e dei lavoratori sia la difesa e l'attuazione della Costituzione borghese del 1948 (o meglio, di quel che ne resta). Attraverso il riconoscimento e la salvaguardia della proprietà privata da parte delle leggi dello Stato essa garantisce il potere economico, sociale e politico della borghesia e la subalternità del proletariato, indipendentemente dal colore dei governi. Ciò comporta che gli articoli e le belle parole sulla sovranità popolare, l'uguaglianza, sui diritti dei cittadini e sui doveri delle imprese rimangano delle enunciazioni che poi non trovano un riscontro reale. Solo il socialismo può realmente e totalmente cambiare l'Italia dal punto vista economico, politico, istituzionale, sociale, culturale e morale e trasferire il potere dalla borghesia al proletariato.
Ma la piattaforma elaborata e presentata a Napoli insiste sempre sullo stesso tasto, chiedendo “un cambiamento nel segno della Costituzione”. Gli stessi punti della piattaforma sono parziali o, peggio ancora, fuorvianti e non condivisibili, a partire da come viene tratteggiata la situazione internazionale. “È diventato sempre più forte il rischio di una guerra generalizzata nel mondo: si continua a combattere a Gaza, in Medio Oriente, in Ucraina, in Sudan e in altre aree del pianeta. Cresce il numero dei morti, si allarga la corsa al riarmo”. Nessuna condanna dell'aggressione russa all'Ucraina e del genocidio dei palestinesi perpetrato dai sionisti Israeliani, solo un vago appello alla pace, nel solco della dottrina pacifista di papa Bergoglio per cui tutte le guerre, anche quelle di liberazione e di difesa, sono sbagliate. Non una parola contro le ambizioni dell'imperialismo italiano rilanciate dal governo neofascista della Meloni.
Nelle poche parole spese sull'Europa, intesa come Unione Europea, ci si lamenta delle mancate politiche di accoglienza verso i migranti e delle debolezza degli interventi in favore della transizione ecologica e dell'ambiente, per cui l'UE rischierebbe “di perdere il proprio ruolo di inclusione e di cooperazione”. Affermazioni sconcertanti, come se la sua vera natura fosse quella di accogliere chi fugge da guerre e povertà e di promulgare la pace tra i popoli, e non quella di una organizzazione monopolistica e imperialistica, una superpotenza mondiale in lotta con le altre superpotenze per il dominio assoluto del globo, come ha denunciato il PMLI nel suo documento sulle prossime elezioni europee.
Più spazio viene dedicato all'Italia, dove si denuncia l'autonomia differenziata e l'elezione diretta del presidente del Consiglio, visti come un attacco all'unità del Paese e alla “partecipazione democratica”, e poi “La libertà d'informazione, la libertà di manifestare, il diritto al dissenso, l’autonomia della magistratura sono sotto l’attacco di un crescente autoritarismo”. Nella piattaforma si prende atto di “una situazione sociale ed economica che è sempre più grave”, e si denuncia il lavoro precario, le morti sul lavoro, l'emergenza salari e pensioni, la crescita delle diseguaglianze e della povertà, l'attacco al diritto alla salute, all’istruzione e all’abitare, lo smantellamento del bene pubblico indebolito dalle privatizzazioni, l'attacco ai diritti sociali e civili, un sistema fiscale sempre più iniquo verso i lavoratori e i pensionati e benevolo con gli evasori.
Una lunga lista, dove però manca una attacco diretto al governo in carica. Non c'è una parola contro il governo Meloni che ha imposto una forte accelerazione al completamento del regime neofascista e all'attacco dei diritti sociali e civili. Per non parlare delle risposte che, secondo Landini e i suoi compagni di viaggio, andrebbero date per cambiare le cose: partecipazione e attuazione della Costituzione. Il richiamo alla partecipazione, rivolto proprio alla vigilia delle elezioni europee e amministrative, è un evidente appello a non disertare le urne a non delegittimare la UE e le istituzioni rappresentative borghesi del nostro Paese, è un attacco frontale, pur senza nominarlo, all'astensionismo. Ciò è ancor più grave in un momento in cui la UE si prepara alla guerra mondiale imperialista e i governi locali mostrano tutta la loro dipendenza, sudditanza e commistione al potere economico e mafioso ( vedi le indagini in Liguria, Puglia, Sicilia).
Per il leader della Cgil la Via Maestra “non è la mera sommatoria di tante associazioni, ma la costruzione di un percorso comune”. “Il punto di riferimento resta la Costituzione italiana – si legge nelle conclusioni – che rappresenta il programma politico: democrazia, pace, ambiente, giustizia sociale, lavoro dignitoso sono gli ingredienti fondamentali per dare un futuro sostenibile all’Italia”. Eh no Landini! il futuro dell'Italia, dal punto di vista del proletariato, non risiede certo nell'attuazione della Costituzione borghese del 1948, oltretutto rimaneggiata e involuta da destra in molte sue parti. Sono passati più di 70 anni da quando è entrata in vigore, e ciò non ha impedito che la “democrazia” sia rimasta solo formale, che l'Italia partecipasse a decine di missioni di guerra in tutto il globo, che l'ambiente fosse oltraggiato dal profitto capitalistico, che le disparità sociali siano il fondamento stesso della società italiana, che il precariato dilagante rendesse il lavoro sempre meno dignitoso.
La via maestra della Costituzione è già stata percorsa dal PCI e dalla Cgil, quando queste forze revisioniste e riformiste avevano una grande forza ed erano molto radicate nel Paese, in una situazione più favorevole rispetto a quella attuale. Questa strada ha portato la classe operaia e le masse popolari in un vicolo cieco allora, figuriamoci quali risultati può ottenere adesso con la ridotta rappresentatività e autorevolezza che hanno attualmente la Cgil e i partiti e le organizzazioni della “sinistra” borghese. Forse l'Assemblea Insieme per la Costituzione potrà avere un ruolo in un probabile referendum costituzionale per opporsi al presidenzialismo voluto fortemente dalla Meloni. Di sicuro la via costituzionale non può essere in alcun modo il riferimento del proletariato e delle masse perché non ne rappresenta gli interessi e le aspirazioni. La via Maestra per la conquista del potere politico da parte del proletariato rimane quella del socialismo e della Rivoluzione d'Ottobre, come ha ben spiegato il Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi nell'Editoriale “La via maestra per cambiare l'Italia”.
29 maggio 2024