Ancora forte è la visione “carcerocentrica”
Dall'inizio del 2024 sono già 10 i morti nelle carceri campane
Il fantomatico “decreto Caivano” non ha risolto il problema del disagio minorile
Redazione di Napoli
Continua la forte e chiara denuncia dei garanti per i detenuti Samuele Ciambriello, per la Campania, e don Tonino Palmese, per Napoli, che hanno comunicato alla stampa venerdì 17 maggio l’ennesimo morto per suicido, un 39enne tossicodipendente nel carcere di Poggioreale. Dall’inizio dell’anno in Campania sono già dieci i mori nelle carceri, cinque per cause tutte da accertare e i restanti per incompatibilità con il regime carcerario che porta poi al suicidio del detenuto. Primo dato allarmante e costante da anni è la presenza carceraria nel territorio regionale con 7.573 reclusi sui 5.645 posti disponibili nelle varie strutture, spesso inadeguate, inappropriate e fatiscenti. Un sovraffollamento che colloca la regione al secondo posto soltanto dopo la Lombardia che ha numeri da capogiro: 8.944 reclusi su 5.827 posti disponibili: “Voglio ricordare che i morti in Italia nel 2024 sono ad oggi 87, di cui 37 per suicidio” ha detto Ciambriello. Inoltre l’allarme si allarga alla problematica della inclusione sociale, dove l’aumento di detenuti tossicodipendenti e, soprattutto, con gravi problemi mentali è divenuto insostenibile, soprattutto nel carcere più grande della Campania, ossia Poggioreale di Napoli.
D’altronde il fantomatico “decreto Caivano”, ossia il decreto legge n. 123/2023 entrato in vigore, di fatto, all’inizio del 2024, voluto fortemente dal governo neofascista Meloni, ha inasprito la repressione contro i giovani, mirando a contenere i violenti fenomeni delle baby gang e l'abbandono scolastico, introducendo un inasprimento delle sanzioni nei casi di spaccio e l'arresto in flagranza. Risultato? Annullamento di qualsiasi prevenzione per i minorenni e aumento dei detenuti giovanissimi tra i 12 e i 17 anni a Nisida (66) e Airola (29); minorenni e giovani adulti attenzionati dagli uffici dei servizi sociali a Napoli 964, in Italia 16.303.
Alla faccia della tanto decantata “rieducazione” con “reinserimento” o “risocializzazione” del reo o del condannato! In questa visione “carcerocentrica” della “sinistra” e della destra neofasciste, nelle case circondariali non funzionano le alternative di chi potrebbe finalmente uscire secondo la legge attuale perché deve scontare una pena residua inferiore ai due anni (ben 2.706 detenuti, di cui 503 appena agli otto mesi): “per i malati di mente serve subito che il carcere si doti di una unità operativa dipartimentale di salute mentale di una equipe multidisciplinare con psichiatri, psicologi, educatori, infermieri, assistenti sociali”. Tenendo presente che per il sovraffollamento la Campania è attualmente con la Lombardia la maglia nera in Italia e rischia di peggiorare gravemente la situazione nell’anno in corso.
29 maggio 2024