Brano tratto dall'opera Ludwig Feuerbach e il punto d'approdo della filosofia classica
Engels: Come il cristianesimo è diventato possesso esclusivo e mezzo di governo delle classi dominanti per mantenere sotto il giogo le classi inferiori
Fermiamoci però ancora un istante sulla religione, perché questa sembra essere la più lontana dalla vita materiale, la più estranea ad essa. La religione è sorta, in un’epoca molto lontana e primitiva, dalle rappresentazioni sbagliate e primitive degli uomini circa la loro natura e la natura esteriore che li circonda. Ma ogni ideologia, appena sorta, si sviluppa in armonia con il contenuto rappresentativo che le è proprio, lo elabora ulteriormente. Se così non fosse, non sarebbe un’ideologia, cioè un’attività che si occupa dei pensieri considerandoli come entità indipendenti, che si sviluppano in modo autonomo e sono soggetti soltanto alle loro proprie leggi. Il fatto che le condizioni materiali dell’esistenza degli uomini nei cui cervelli si compie questo processo di pensiero ne determinano il corso in ultima analisi, questo fatto non può giungere alla coscienza degli uomini, altrimenti tutta l’ideologia sarebbe finita. Queste rappresentazioni religiose primitive dunque, che per lo più sono comuni ad ogni gruppo di popoli affini, dopo il frazionamento del gruppo si sviluppano in ogni popolo in un modo speciale a seconda delle condizioni di esistenza che gli sono toccate. Questo processo riceve una dimostrazione concreta, per parecchi gruppi di popoli e specialmente per gli arii (i cosiddetti indoeuropei), dalla mitologia comparata. Gli dèi creati in questo modo da ogni popolo furono degli dèi nazionali, il cui impero non si estendeva al di là del territorio nazionale che essi dovevano difendere. Oltre queste frontiere dominavano altri dèi. Questi dèi potevano vivere nella immaginazione solo fino a che sussisteva la nazione; perivano con la scomparsa di essa. Questa sparizione delle vecchie nazionalità fu opera dell’impero mondiale romano, del cui sorgere non abbiamo da esaminare qui le condizioni economiche. Gli antichi dèi nazionali decaddero. Decaddero anche quelli romani, che essi pure erano adatti soltanto al cerchio ristretto della città di Roma. Il bisogno di completare l’impero mondiale con una religione mondiale appare chiaramente nei tentativi di accordare credito e altari a Roma, accanto agli dèi indigeni, a tutti gli dèi stranieri più o meno rispettabili. Ma una nuova religione non si crea a questo modo, con decreti imperiali. La nuova religione mondiale, il cristianesimo, era già sorta silenziosamente da una miscela di teologia orientale, specialmente giudaica, generalizzata, e di filosofia greca, specialmente stoica, volgarizzata. Per sapere quale era il suo aspetto primitivo dobbiamo ancora fare delle indagini lunghe e pazienti, perché la forma ufficiale in cui è stata trasmessa è solo quella in cui essa divenne religione di Stato e venne adattata a questo scopo dal Concilio di Nicea. Basta il fatto che 250 anni dopo la sua origine il cristianesimo divenne religione di Stato, per provare ch’esso era la religione corrispondente alle condizioni dell’epoca. Nel Medioevo, nella misura in cui il feudalesimo si sviluppava, il cristianesimo si trasformava nella religione corrispondente al feudalesimo con una corrispondente gerarchia feudale. E quando sorse la borghesia, in opposizione al cattolicesimo feudale si sviluppò l’eresia protestante, dapprima nella Francia meridionale con gli albigesi, nel periodo di maggior fioritura delle città in quella regione. Il Medioevo aveva annesso tutte le altre forme di ideologia, - la filosofia, la politica, la giurisprudenza, - alla teologia; ne aveva fatto dei capitoli della teologia. In questo modo esso costrinse ogni movimento sociale e politico a prendere una forma teologica. Agli animi delle masse nutriti esclusivamente di religione si dovevano presentare i loro stessi interessi in un travestimento religioso, se si voleva provocare una grande tempesta. E come la borghesia generava, agli inizi, una appendice di plebei di città nullatenenti, non appartenenti a nessun ordine riconosciuto, un’appendice di giornalieri e di gente di servizio di ogni genere, precursori del futuro proletariato, così anche l’eresia si divide sin dall’inizio in una eresia borghese moderata e in una eresia plebea rivoluzionaria, aborrita dagli stessi eretici borghesi.
L’impossibilità di estirpare l’eresia protestante corrispondeva alla invincibilità della borghesia in sviluppo. Quando questa borghesia si fu abbastanza rafforzata, la sua lotta contro il feudalesimo, che prima era stata prevalentemente locale, incominciò a prendere delle dimensioni nazionali. La prima grande azione ebbe luogo in Germania, e fu la cosiddetta Riforma. La borghesia non era ancora né abbastanza forte né abbastanza sviluppata per poter riunire sotto la sua bandiera gli altri ordini ribelli: i plebei delle città, la nobiltà di rango inferiore e i contadini. La nobiltà venne dapprima battuta; i contadini si sollevarono in una insurrezione che fu il punto culminante di tutto questo movimento rivoluzionario; le città li abbandonarono, e così la rivoluzione soccombette agli eserciti dei principi terrieri che ne raccolsero tutto il guadagno. Da allora la Germania scompare per tre secoli dal novero dei paesi che esplicano nella storia un’azione indipendente. Ma accanto al tedesco Lutero si era levato il francese Calvino. Con perspicacia tutta francese egli pose in primo piano il carattere borghese della Riforma, repubblicanizzò e democratizzò la Chiesa. Mentre la Riforma luterana degenerava e mandava in rovina la Germania, la Riforma calvinista servì di bandiera ai repubblicani a Ginevra, in Olanda, in Scozia, liberò l’Olanda dalla Spagna e dall’Impero tedesco e fornì la veste ideologica pel secondo atto della rivoluzione borghese, che si svolse in Inghilterra. In questo paese il calvinismo si affermò come il vero travestimento religioso degli interessi della borghesia di quel tempo, e perciò, quando la rivoluzione del 1689 si chiuse con un compromesso di una parte della nobiltà con la borghesia, esso non arrivò ad essere pienamente riconosciuto. La Chiesa di Stato inglese venne restaurata, ma non nella sua forma anteriore, come cattolicismo avente per papa il re, ma fortemente calvinizzata. La vecchia Chiesa di Stato aveva solennizzato la gioiosa domenica cattolica e combattuto la noiosa domenica calvinista; la nuova Chiesa imborghesita introdusse quest’ultima domenica, e ancor oggi essa abbellisce l’Inghilterra. In Francia nel 1685 la minoranza calvinista venne schiacciata, cattolicizzata o messa al bando: ma con quale risultato? Già allora era in piena attività il libero pensatore Pierre Bayle; e nel 1694 nasceva Voltaire. Le misure di violenza di Luigi XIV resero soltanto più facile alla borghesia francese di fare la sua rivoluzione in una forma irreligiosa, esclusivamente politica, la sola che si convenga alla borghesia sviluppata. Invece di protestanti sedettero nelle Assemblee nazionali dei liberi pensatori. Con ciò il cristianesimo era entrato nel suo ultimo stadio, era diventato incapace di servire ancora a una qualsiasi classe progressiva come travestimento ideologico delle sue aspirazioni. Esso diventò sempre più possesso esclusivo delle classi dominanti, e queste lo impiegano unicamente come mezzo di governo, per mantenere sotto il giogo le classi inferiori. Ognuna delle diverse classi, quindi, utilizza la religione che le corrisponde. L’aristocrazia fondiaria, il gesuitismo cattolico o l’ortodossia protestante; la borghesia liberale e radicale, il razionalismo; e non ha nessuna importanza il fatto che i signori credano o non credano alle loro rispettive religioni.
5 giugno 2024