Elezioni del parlamento europeo 8-9 giugno 2024
In Italia oltre la metà dell’elettorato delegittima l’UE imperialista
Record assoluto dell'astensionismo al 54,4%. Al Sud 60,9%, nelle isole 66,9%
La destra al governo perde un milione e mezzo di voti rispetto alle politiche 2022. Oltre 500 mila i voti persi dal partito neofascista della Meloni. Forza Italia perde voti ma sorpassa la Lega. La Lega di Salvini sempre più in agonia. Crolla il M5S, ma il PD non se ne avvantaggia e perde ancora voti rispetto alle politiche. Flop dei partiti di Renzi e Bonino e di Calenda che non superano il quorum. Al palo i partiti di Santoro e Rizzo. La candidatura di Salis premia l'AVS.
Abbandonare le illusioni europeiste, lottare per l' uscita dell'Italia dall'UE
Oltre la metà dell’elettorato italiano ha inequivocabilmente delegittimato l’Ue imperialista realizzando il record storico dell’astensionismo alle elezioni europee svoltesi nel nostro Paese l’8 e 9 giugno 2024. Quasi 28 milioni di elettrici ed elettori, pari al 54,4% degli aventi diritti, hanno per la prima volta nella storia repubblicana sfondato il tetto del 50% in una elezione di questo tipo, comprese anche le elezioni politiche, disertando le urne, annullando la scheda o lasciandola in bianco. Si tratta del 6,9% in più rispetto alle precedenti elezioni europee che si erano tenute in una sola giornata il 24 maggio 2019.
Anche la diserzione dalle urne, il voto più esplicito e coraggioso con cui l’elettorato astensionista può esprimere la sua volontà, passa in Italia dal 43,9% al 50,3% (+6,4% rispetto alle precedenti europee), che sale al 51,8% se includiamo anche gli elettori all’estero.
Un voto controtendenza rispetto all’andamento negli altri paesi europei che in media hanno sostanzialmente mantenuto le percentuali di cinque anni fa e addirittura hanno incrementato l’affluenza come è il caso della Germania e della Francia.
Il risultato della diserzione in Europa resta comunque un grande e importante successo poiché la percentuale media è stata del 49,1% con un insignificante calo dello 0,3% rispetto alle precedenti europee, con paesi che non raggiungono nemmeno il 40% e in alcuni casi il 30% di affluenza alle urne come Portogallo, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Slovenia, Bulgaria e Ungheria.
Un successo non scontato
L’ulteriore avanzata dell’astensionismo era tutt’altro che scontata in questa tornata. Prima di tutto perché la diserzione dalle urne aveva già raggiunto livelli stratosferici e già confermarli sarebbe stato un grandioso successo.
In secondo luogo perché la concomitanza con le elezioni regionali in Piemonte e le elezioni in circa 3.700 comuni, fra cui 29 comuni capoluogo, per un totale di circa 17 milioni di elettrici ed elettori, hanno prodotto uno scontato effetto traino anche per le elezioni europee. È risaputo che le elezioni amministrative - grazie al controllo più ravvicinato dei partiti sull’elettorato, la presenza di una miriade di liste civiche e di migliaia di candidati fra i quali è facile avere familiari, amici o conoscenti -, richiamano più elettori alle urne. Infatti, dove si è votato per le comunali l’affluenza alle urne è stata anche 20 punti percentuali più alta rispetto a dove si è votato solo per le Europee. In media lo scarto è di 17 punti con nette differenze territoriali: al Nord i punti sono 9, al Sud 24,5. Fra le province dove si è registrato una più alta affluenza ci sono non a caso Firenze, Perugia, Bari e più in generale regioni come il Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, dove si concentravano maggiormente le elezioni nei grandi e piccoli comuni. Senza questa concomitanza il dato dell’astensionismo sarebbe stato ancor più clamoroso.
Non era un risultato scontato anche perché queste elezioni europee sono state trasformate da tutti gli schieramenti in un test politico nazionale, il primo grande test dopo le elezioni politiche del 2022. La ducessa Meloni, che non a caso ha improntato la campagna elettorale intorno alla sua persona chiedendo agli elettori di votare “Giorgia”, era alla ricerca di conferme ma anche di numeri per procedere come un rullo compressore nella politica neofascista, presidenzialista, piduista, razzista, antimeridionale e imperialista del suo governo, anche in vista di un possibile referendum sulla controriforma costituzionale. Per Elly Schlein era il primo significativo banco di prova della sua segreteria.
Anche per questo vi è stata una vera e propria crociata assordante di tutti i partiti e i media del regime capitalista neofascista contro lo spettro dell’astensionismo individuato come il nemico comune da battere.
L’elettorato di sinistra inoltre è stato bersaglio di ulteriori richiami e ricatti. Come la presenza di liste di “sinistra” che si sono presentate non solo all’insegna del pacifismo e dell’ecologismo ma anche come argine al dilagare della destra attraverso nuove illusioni elettoralistiche, parlamentaristiche, costituzionaliste ed europeiste com’è il caso della lista Alleanza Verdi e Sinistra di Frantoianni e Bonelli e la lista Pace Terra Dignità dell’imbroglione ex maoista Michele Santoro, di Ranierlo La Valle, e sostenuta anche dal PRC.
Inoltre va registrata per la prima volta la partecipazione alle elezioni di settori di anarchici, antagonisti e centri sociali per votare la carcerata antifascista Ilaria Salis candidata della lista Alleanza Verdi e Sinistra. Fra l’altro, anche Potere al Popolo e i Carc hanno dato indicazione di votare la Salis nelle circoscrizioni dove era presente.
L’Italia astensionista
Ancora una volta la percentuale più alta di astensionismo viene dalle aree più povere del Paese, da quelle regioni tra le più povere e arretrate d’Europa, con gli operai e i lavoratori vittime delle ristrutturazioni e delle delocalizzazioni industriali ad opera anche di multinazionali europee, con gli agricoltori e gli allevatori gettati sul lastrico da una politica agricola comune iniqua, delle quote e della messa a riposo forzata delle terre.
Da molto tempo, molti studi sull’andamento dell’astensionismo hanno provato che esso è strettamente legato alla povertà, alle diseguaglianze, alla disoccupazione, alla desertificazione industriale, ai redditi più bassi, alla condizione economica svantaggiata, ai servizi sociali, scolastici e pubblici più disastrati. Non ha fatto eccezione questa consultazione.
A partire dalle Isole dove si è astenuto il 66,9% degli aventi diritto, con un leggero calo dello 0,6% rispetto alle precedenti europee. Un calo fisiologico vista la percentuale altissima ormai raggiunta e il fatto che in Sardegna si tenevano importanti elezioni comunali a Cagliari, Sassari e Alghero. Al Sud, l’astensionismo si attesta al 60,9%, +4,9% rispetto alle precedenti Europee.
Alla Sardegna il record delle provincie dove è stata registrata la percentuale più alta di diserzione: Nuoro con il 70,2%, Oristano (69%), Sud Sardegna (63,1%). Anche in Sicilia percentuali che vanno dal 52% di Caltanissetta (dove però si tenevano anche le elezioni comunali) a Ragusa col 68,9%. Merita una menzione particolare il comune in provincia di Napoli, Caivano, eretto a vetrina e simbolo della politica del governo neofascista e della Meloni in prima persona dove la diserzione dalle urne è stata del 65%.
La regione con la più bassa percentuale di diserzione è l’Umbria (39,2%) dove si tenevano le elezioni comunali nel capoluogo Perugia. Si collocano invece fra il 40 e il 50%: Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche. Fra il 50 e il 60%: Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Abruzzi, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Sopra il 60%: Sicilia e Sardegna.
Se al Sud e nelle Isole si registrano le percentuali più alte di astensione, è però al Nord e al Centro che si registrano i maggiori incrementi rispetto alle passate europee: +10,3% nella circoscrizione Italia Nord-Orientale, +9% nell’Italia Nord-Orientale, +7,6% nell’Italia centrale.
La destra borghese perde consensi
L’astensionismo ha punito e penalizzato tutti i partiti del regime capitalista neofascista, compreso il partito neofascista della ducessa Meloni che pure canta estasiata vittoria.
Fra l’astensionismo primo “partito” e Fratelli d’Italia che si piazza al secondo posto, c’è a dir poco un abisso. Le percentuali dei voti presi, calcolati solo sui voti validi dimezzati dall’astensionismo, non dicono la verità. Se si leggono i voti in assoluto, i tre partiti di governo, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega perdono complessivamente un milione e mezzo di voti rispetto alle politiche 2022 e oltre due milioni e 150 mila rispetto alle precedenti europee. Complessivamente rispetto all’intero corpo elettorale i loro voti rappresentano solo il 21,6%. Altro che “maggioranza del popolo”.
Anche il partito neofascista Fratelli d’Italia che pure viene dato da tutti i commentatori come in crescita, in realtà perde circa 570 mila voti rispetto alle elezioni politiche 2022. Nonostante abbia continuato a vampirizzare la Lega e Forza Italia e, secondo studi sui flussi, quelli di Italia Viva e di Azione. Comunque i 6.724 mila voti ottenuti, rispetto all’intero corpo elettorale e non già ai soli voti validi, corrispondono appena al 13,1% dell’intero corpo elettorale.
Uno degli obiettivi della Meloni era quello di far convergere direttamente su se stessa voti e consensi alla ricerca di un plebiscito che fosse anche una prova generale di premierato. In effetti ha ottenuto di eguagliare e superare il record ottenuto nel 2019 dal suo compare di governo Salvini che in quell’occasione ottenne oltre 2 milioni e 300 mila preferenze. Ma non ha eguagliato quello di Berlusconi che di preferenze nel 1999 ne ottenne quasi 3 milioni. Comunque sia l’uno che l’altro hanno visto poi calare vertiginosamente i loro consensi.
Forza Italia, nonostante abbia imbarcato Noi Moderati di Lupi, perde voti in assoluto: circa 108 mila rispetto alle precedenti europee; circa 290 mila rispetto alle politiche 2022. Preoccupati di fare una brutta fine dopo la morte del cavaliere piduista Berlusconi, tirano un respiro di sollievo e si accontentano di aver sfiorato il 10% dei voti validi (appena il 4,5% degli elettori) e soprattutto di non esser stati fagogitati all’interno della coalizione di destra e anzi aver superato la Lega di Salvini. Tajani ha addirittura annunciato che Forza Italia punta ora al 20% dei voti. Forza Italia può ringraziare soprattutto il voto al Sud e in particolare in Sicilia, dove evidentemente ha recuperato posizioni di potere persi in passato nei confronti della Lega e dello stesso Movimento 5 stelle.
La Lega neofascista, razzista e xenofoba di Salvini è sprofondata in una lunga agonia, parzialmente celata dalle centinaia di migliaia di voti portati in dote dal generale reazionario e omofobo Roberto Vannacci che, candidato come indipendente in quasi tutte le circoscrizioni italiane per la Lega, ha ottenuto circa 530 mila preferenze.
Ciononostante la Lega ha perso circa 380 mila voti rispetto alle politiche 2022. Senza parlare che degli oltre 9 milioni di elettori che l’avevano votata nelle precedenti europee 2019 ne sono rimasti poco più di 2 milioni. Più grave per Salvini è aver perso gran parte dei consensi proprio nelle regioni del Nord che sono state la culla e lo zoccolo duro della Lega per quasi quarant’anni: -28,7% elettori nel Nord-Ovest rispetto alle europee 2019; -30,8% nel Nord-Est. Simbolo di questa débâcle la perdita del suo feudo Pontida e la dichiarazione di voto del fondatore della Lega Umberto Bossi a favore di Forza Italia.
Il crollo del M5S non avvantaggia il PD
Il Movimento 5 stelle precipita al 10% sui voti validi, oltre 5 punti percentuali in meno rispetto a quelli che gli assegnavano gli ultimi sondaggi. Una vera e propria doccia fredda per l’ambizioso trasformista liberale Giuseppe Conte che solo un paio di anni fa, di fronte all’evidente crisi del PD, si proponeva come il nuovo leader della “sinistra” borghese. Oggi non gli resta che prendere atto che il M5S ha dimezzato i propri voti sia rispetto alle europee 2019 che alle politiche 2022. Resta il quarto partito (dopo l’astensionismo, FdI e PD) ma rappresenta appena il 4,5% dell’intero corpo elettorale. In particolare è finita la luna di miele con gli elettori del Sud d’Italia che aveva in qualche modo ingannato con il suo populismo. È proprio nell’area del Sud e delle Isole infatti che le perdite sono più cospicue e vanno oltre il 10% dell’elettorato.
Di questo vistoso crollo del M5S il PD non riesce ad avvantaggiarsi se non modestamente. Secondo lo studio dell’Istituto Cattaneo sui flussi elettorali, i voti liberati dal M5S “non sono stati assorbiti, se non in misura limitata, dal PD. Sono invece rifluiti in larga parte verso l’astensione”. Secondo la ricerca di Swg il 35% degli elettori che nel 2022 alle politiche avevano votato M5S si sono astenuti.
La vittoria tanto decantata del PD si basa esclusivamente sull’incremento di 4 punti percentuali sui soli voti validi, ma se si vanno a vedere i voti assoluti, anche il partito della Schlein non avanza, anzi, perde circa 453 mila voti rispetto alle europee e circa 18 mila voti anche rispetto alle politiche 2022 che, non dimentichiamo, avevano fatto registrare uno dei picchi più bassi per questo partito.
Il risultato del PD inoltre è stato trainato dal voto nei grandi comuni chiamati al rinnovo di sindaci e consigli comunali come, per esempio, a Bari dove il sindaco Antonio Decaro ha ottenuto 500 mila preferenze e risulta il candidato più votato del suo partito. Proprio al Sud, e in particolare in Puglia, dove è divenuto il secondo partito, dopo l’astensionismo, il PD fa registrare i suoi migliori risultati.
Il flop di Renzi, Bonino e Calenda
Fuori dal parlamento europeo per non aver superato il quorum, i partiti degli ambiziosi politicanti Renzi e Bonino e Calenda. Gli Stati Uniti d’Europa di Renzi e Bonino si ferma al 3,8% dei voti validi (1,7% del corpo elettorale) e Azione – Siamo europei di Calenda lo segue a ruota col 3,4% dei voti validi (1,5% del corpo elettorale). Un vero e proprio flop dei partiti che avrebbero dovuto dar vita al cosiddetto “Terzo polo” morto ancora prima di nascere.
Al palo anche il partito di Michele Santoro, Raniero La Valle e sostenuto fra gli altri anche dal PRC di Acerbo, Pace terra libertà, nonché il partito di Marco Rizzo, Democrazia sovrana popolare (DSP). Il partito pacifista dell’imbroglione Santoro ottiene 516 mila voti e si ferma al 2,2% dei voti validi (1% del corpo elettorale) e non supera il quorum.
Stessa sorte per il partito sovranista e rossobruno DSP del sedicente “comunista” Marco Rizzo e del cattolico destrorso Francesco Toscano, nonché del leader fascista della “destra sociale” Gianni Alemanno, che ha ottenuto nella circoscrizione del centro Italia (l’unica dove era presente) 36 mila voti pari ad appena lo 0,2% dei voti validi. La natura di questo partito l’ha ben chiarita lo stesso Rizzo là dove in un’intervista a “Il Tempo” del 7 giugno scorso, così si esprimeva: “Vorremmo fare un’alleanza europea con Sahra Wagenknecht, importante deputata tedesca, che ha rotto a sinistra per costruire una lista sovranista e popolare, così come con Robert Fico, premier slovacco ferito proprio perché uscito fuori dagli schemi abituali e addirittura con lo stesso Orban, che difende la pace e la propria nazione” (sic!)
L’inganno di AVS e delle altre liste a sinistra del PD
Discorso a parte merita il risultato di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) che è l’unica lista che incrementa i propri voti anche in termini assoluti, sia rispetto alle precedenti europee che alle politiche del 2022. Ha ottenuto oltre un milione e mezzo di voti, 500 mila voti in più rispetto alle politiche, e 960 mila voti in più rispetto alle precedenti europee.
Non c’è dubbio che la lista è stata premiata dalla candidatura della carcerata antifascista Ilaria Salis, che ha ottenuto ben oltre 170 mila preferenze. Sulla sua candidatura si sono infatti mobilitati non solo i due principali partiti che compongono l’alleanza elettorale, ossia Europa verde e Sinistra italiana, ma anche una serie di forze democratiche, progressiste, antifasciste, antirazziste e antimafiose nonché settori di anarchici, antagonisti e di centri sociali. Erano inoltre candidati in questa lista l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, l’ex sindaco (proprio in questo occasione rieletto) di Riace Domenico (Mimmo) Lucano, l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
Anche alla luce di questo risultato non possiamo fare a meno però di denunciare come AVS, ma anche Pace Terra Dignità e lo stesso DPS, continuano a instillare nell’elettorato di sinistra, specie giovanile, illusioni elettoraliste, partecipazioniste, parlamentariste, costituzionaliste ed europeiste che rallentano la presa di coscienza anticapitalista, antimperialista e per il socialismo delle masse. Lo testimonia anche il risultato ottenuto da AVS fra gli studenti fuori sede dove su 17.561 voti validi, AVS ne ha ottenuti ben 7.037, collocandosi prima ancora del PD. AVS di fatto ha assunto il ruolo di copertura a sinistra del PD che in passato avevano ricoperto partiti e formazioni che mettendo la falce e martello nel simbolo o sventolando la bandiera rossa hanno drenato l’astensionismo di sinistra, illuso e incatenato importanti forze nel pantano istituzionale e parlamentare per poi rifluire nello stesso PD o sparire dalla scena politica una volta finita la loro funzione. Prova ne è che AVS è pronta a stringere con il PD un’alleanza strategica per raggiungere il potere governativo nell’ambito del regime capitalista neofascista. All’indomani del voto Nicola Frantoianni ha dichiarato a “La Repubblica”: “Ci rivolgiamo a Schlein e Conte: da domani la responsabilità della costruzione di un’alternativa per questo Paese è collettiva. Senza AVS non comincia neanche la discussione. Siamo perno della costruzione del cambiamento”.
Stessa sostanza per l’imbroglione Santoro che non soddisfatto della sconfitta continua a perseguire il suo progetto pacifista e non violento: “Ad Assisi Raniero La Valle – si legge in un suo post - citava il profeta Gioele (3,1: lo citò anche Pertini in un discorso di fine anno), ed ecco oggi vecchi e giovani profetare insieme, sognare insieme, vedere insieme, volere insieme. Pace Terra Dignità è molto più che una lista elettorale, come la politica è assolutamente di più che una lizza per un seggio, pur importante perché fa ‘parlamento’ (parlare e non sparare)” e infine lancia l’idea che il suo movimento “Può trovare casa presso una delle realtà affini” per ora non meglio specificate.
Abbandonare le illusioni europeiste
Per noi marxisti-leninisti, come ha ben chiarito il Documento del Comitato centrale del PMLI del 25 Aprile 2024 dal titolo “Delegittimare l'Unione europea imperialista, astenersi”, solo “
L'astensionismo è un voto pesante, che colpisce al cuore l'UE, la delegittima, le fa venire meno il consenso delle masse, la isola, la mette completamente a nudo di fronte all'opinione pubblica europea e mondiale e ne smaschera il disegno economico, politico, istituzionale e militare”. Ma astenersi non basta. Occorre abbandonare le illusioni europeiste e lottare per l’uscita dell’Italia dall’Ue. Prosegue infatti il documento del CC del PMLI: “Il punto focale è capire che solo il socialismo è in grado di realizzare l'Europa dei popoli, di abbattere tutte le barriere siano esse fisiche o economiche. È questa la proposta che rinnoviamo all'elettorato. Battersi per l'Europa socialista rimane un dovere per la classe operaia, le masse lavoratrici e popolari, le ragazze e i ragazzi rivoluzionari e per chiunque si professi antimperialista e aspiri ad un'Europa senza più sfruttati e sfruttatori. Noi faremo fino in fondo la nostra parte perché un giorno venga instaurata la Repubblica socialista d'Europa. Ma sarà impossibile passare pacificamente e elettoralmente a questa nuova Europa se non si realizzerà prima il socialismo nei singoli paesi dell'UE, a cominciare dall'Italia.
Fuori l’Italia dalla UE. Solo così, svincolandosi da ogni vincolo associativo, compreso quello militare, che rischia di coinvolgerci in nuove guerre imperialistiche, l'Italia riacquisterebbe la sovranità e l'indipendenza nazionale, almeno in riferimento alla UE. Ciò creerebbe migliori condizioni per lo sviluppo della lotta di classe contro il capitalismo, per il socialismo e per la conquista del potere politico da parte del proletariato”.
Un ringraziamento profondo va alle compagne e ai compagni, militanti e simpatizzanti del PMLI, che si sono impegnati, in genere, al massimo per propagandare l’astensionismo nel silenzio totale dei media sulla posizione elettorale del nostro Partito.
12 giugno 2024