Rivolta degli ambientalisti contro la TAV Verona-Padova
Il progetto voluto dalla ex giunta di destra e da Ferrovie sta per essere completato dal PD. Gli ambientalisti occupano la zona boschiva. Decine le associazioni mobilitate
Senza nemmeno attendere l’esito del ricorso presentato al Tar da Italia Nostra sulla legittimità di un progetto deficitario e che viola anche le norme ambientali europee sulle grandi opere, le aziende appaltanti avevano già recintato l'area destinata a ospitare il cantiere della TAV Verona-Padova nella sua tratta vicentina.
L'area interessata è quella nella quale sorgevano gli impianti di pettinatura della storica azienda vicentina Lanerossi, che nel 1984 ha chiuso i battenti. Poco alla volta la natura ha ripreso il sopravvento e oggi, a distanza di 40 anni dalla fine delle attività industriali, l'area è un polmone verde all'interno della città nel quale hanno iniziato a vivere popolazioni di volatili, tassi e caprioli.
All'interno dei tanti alberi presenti, ne esiste uno di particolare pregio forestale, un Liquidambar di oltre cento anni, la cui circonferenza supera i 4 metri e che è divenuto il simbolo del bosco “Lanerossi”. Fra l'altro, a poca distanza, lungo via Ca’ Alte, un’altra area boschiva di 16 mila metri quadrati che sorge a ridosso dell’argine del fiume Bacchiglione dovrebbe subire lo stesso destino.
La battaglia degli ambientalisti e delle ambientaliste è iniziata venerdì 19 aprile quando decine di attivisti hanno divelto tutte le reti di demarcazione del cantiere e le hanno riportate alla sede della società Iricav Due, il General Contractor a cui il Gruppo FS Italiane ha affidato la realizzazione della tratta TAV vicentina.
Il sabato successivo invece tutta l'area boschiva che sorge nel quartiere popolare “I Ferrovieri”, nella prima periferia ovest di Vicenza, è stata invasa da centinaia di persone che hanno cominciato a riappropriarsene costruendo giochi per bambini, percorsi sugli alberi, spazi per attività ricreative artistiche. “Noi abbiamo bisogno degli alberi. - si leggeva in uno dei tanti cartelli appesi - Ora gli alberi hanno bisogno di noi”. Un modo evidente di mobilitarsi per scongiurare l'ennesima sciagura ambientale nel segno del capitalismo, della speculazione, e delle grandi opere inutili.
Oltre ai tanti ambientalisti locali raccolti in numerose associazioni quali Fridays for Future, i centri sociali Caracol e Bocciodromo, i comitati del Quartiere Ferrovieri, Salute e Territorio, Civiltà del Verde, le associazioni dei medici per l’ambiente dell’Isde, Legambiente e i cattolici di Laudato Sii che nelle prossime settimane hanno simbolicamente scelto il Lanerossi per svolgere i loro convegni, la protesta è stata da subito supportata anche da Wwf, Europa Verde e Italia Nostra, come detto, ricorrente al Tar con i suoi avvocati.
Se la cementificazione dell'area boschiva di per sé rappresenta già un motivo valido per opporsi al progetto, l'impatto dell'opera sarà devastante poiché comprenderebbe ben nove chilometri di barriere antirumore, l’abbattimento di un centinaio di edifici, di una decina di condomini, con duecento famiglie sfollate, e la realizzazione di un viadotto in una piccola città patrimonio dell'Unesco.
Scavi che, fra l'altro, saranno eseguiti sopra falde inquinate da Pfas, con conseguenze potenzialmente catastrofiche.
Questo progetto è stato fortemente voluto dalla vecchia amministrazione di destra della città su pressione di Ferrovie, ma oggi il sindaco Giacomo Possamai, PD di area bonacciniana, non pare voler stoppare il progetto. Le sue affermazioni nel mezzo delle proteste che continuano, riguardano esclusivamente la volontà di “salvare l'albero monumentale”, nonostante la sua elezione abbia avuto il contributo anche degli ambientalisti stessi, schierati contro la destra cementificatrice.
“Il sindaco ha promesso che farà di tutto per salvare l’albero monumentale – spiega Elena Guerra, portavoce dell’assemblea del Bosco – ma non ci può bastare. Il nostro primo cittadino dovrebbe imparare la differenza tra giardinaggio, cioè salvare un albero, e ambientalismo, che significa salvare il bosco. Che in questo caso significa anche salvare Vicenza dalle devastazioni della Tav”.
Questo è un altro esempio che dovrebbe convincere anche i sinceri ambientalisti che i partiti borghesi rimangono tutti, nessuno escluso, al soldo del grande capitale che muove ogni pedina infischiandosene delle promesse elettorali di chi è a caccia di voti. Non c'è da stupirsi quindi, bensì da prendere atto che l'unica arma che le masse popolari ambientaliste – al pari delle altre – hanno per scongiurare i progetti speculativi e disastrosi per l'ambiente che portano con se interessi enormi, è l'astensionismo. Una scelta che sfiducia le istituzioni borghesi al servizio del capitalismo, al quale poi si rende necessario l'impegno verso una società socialista, l'unico modello sociale e produttivo nel quale uomo, animali ed ambiente possono convincere nel rispetto e nella utilità reciproca.
12 giugno 2024