No all'uso delle armi dei paesi della NATO per colpire nel territorio russo
Ai primi di giugno il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha dichiarato che sarebbe il caso di rimuovere il divieto espresso all’Ucraina di usare le armi occidentali per attacchi in Russia, causa una situazione bellica giunta a un punto in cui emerge la netta inferiorità di Kiev in truppe e armamenti. Gli Stati Uniti stanno discutendo del problema con il segretario di stato Antony Blinken a favore della rimozione del divieto. Secondo fonti della Casa Bianca, l’autorizzazione di Biden al lancio di armi americane oltre il confine è attualmente limitata alla Regione di Kharkiv in cui l’offensiva dei russi continua a registrare progressi, e ai siti presso la frontiera da cui partono gli attacchi. Ma per il momento Kiev non avrà il permesso di rispondere con gli Atacms, i missili tattici a lungo raggio che la Casa Bianca avrebbe fornito – dopo aver resistito a lungo - nella versione più recente, con gittate fino a 300 km.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che l'Ucraina dovrebbe essere libera di colpire obiettivi in Russia, mentre David Cameron, ministro degli esteri del Regno Unito, in visita a Kiev ha dichiarato che spetta all’Ucraina decidere l’uso delle armi ricevute in dono. Sulla stessa posizione il ministro della difesa svedese. Sei nazioni del Nord Est europeo (Norvegia, Finlandia, Polonia e i tre paesi baltici) hanno dato il via in questi giorni al programma militare denominato “drone wall” (muro di droni) con riferimento a un sistema di difesa aerea fondato sull’uso massivo di droni cacciatori di missili e di altre armi volanti. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz si è schierato sul fronte contrario ad autorizzare l’Ucraina all’uso di armi occidentali per attaccare il territorio russo. Anche Giorgia Meloni si è pronunciata in senso contrario. Anche il premier spagnolo Pedro Sanchez ha assicurato che Madrid non prevede l'uso di armi fornite a Kiev per attacchi in territorio russo.
Nell'attuale situazione internazionale che vede un pericolosissimo aumento dei pericoli di guerra mondiale imperialista il limite all’uso offensivo delle armi occidentali e della NATO fornite all’Ucraina trova il consenso dei marxisti-leninisti italiani. Il PMLI sa perfettamente che Kiev conduce una stoica, coraggiosa e impari guerra di difesa del territorio nazionale, del popolo e dello Stato ucraino. E capiamo perfettamente il presidente Zelensky che ha chiesto direttamente agli alleati occidentali di revocare la restrizione, sostenendo che essa è diventata obsoleta a causa delle dinamiche mutevoli del campo di battaglia. "Stanno sparando e tu non puoi rispondere semplicemente perché non abbiamo il diritto di usare le armi - ha detto Zelensky -. Ricevi le immagini satellitari dalla tua intelligence ma non puoi fare nulla per rispondere". Per cui non possiamo certo impedire all'Ucraina di bombardare le basi militari da cui partono gli attacchi russi. Tuttavia, considerando le ripetute minacce di Putin di ricorrere alle armi nucleari, temiamo che se le armi fornite all’Ucraina fossero utilizzate per colpire in profondità la Russia, la guerra si potrebbe intensificare ed estendere in Europa, colpendo altri paesi fino all’attivazione della famigerata difesa collettiva della NATO. Ossia la terza guerra mondiale, una guerra mondiale tra l’imperialismo dell’Ovest e quello dell’Est. Come ha scritto il Comitato centrale del PMLI nell'importantissimo documento sul Centenario della scomparsa di Lenin, “Riflettere sugli insegnamenti di Lenin sull'imperialismo e la lotta all'imperialismo è quanto mai attuale, illuminante e utile soprattutto per comprendere la guerra del nuovo zar Putin all'Ucraina, la Resistenza palestinese all'aggressore israeliano e i pericoli di guerra imperialista mondiale che fanno da sfondo alla lotta senza quartiere tra l'imperialismo americano e il socialimperialismo cinese per la conquista dell'egemonia mondiale”. Il pericolo di questa nuova guerra imperialista mondiale si avvicina sempre più, anche in considerazione dell'allargamento della guerra in Medio Oriente per via del genocidio nazisionista israeliano in Palestina, dell'aggressione militare degli USA e dei suoi alleati al movimento antimperialista degli Houti e per la vittoria elettorale del partito separatista di Taiwan. Ecco perché ribadiamo il nostro No all'uso delle armi dei paesi della NATO per colpire nel territorio russo.
"Ogni tentativo di violare il territorio russo" indipendentemente dalla regione in cui ciò avvenga, "avrà una risposta adeguata e coloro che ci bombardano in questo modo se ne pentiranno amaramente", ha tuonato il viceministro degli Esteri russo Mikhail Galuzin. Le armi occidentali a Kiev per Vladimir Putin sono fumo negli occhi, perché le considera una dimostrazione del ruolo attivo della NATO nella “guerra contro la Russia”. Il leader del Cremlino lo ha confermato anche il 5 giugno durante un incontro con le principali agenzie di stampa internazionali: "Se qualcuno pensa che sia possibile fornire armi a una zona di guerra per attaccare il nostro territorio e crearci problemi", allo stesso modo Mosca ha "il diritto di fornire armi della stessa classe a regioni del mondo" che potranno colpire "strutture sensibili" in Occidente, è stato il suo avvertimento, che ha segnato uno scatto in avanti rispetto alla solita retorica anti-NATO. Non a caso, il falco della sua amministrazione Dmitry Medvedev ha apprezzato le parole del suo leader: "Gli Stati Uniti e i loro alleati devono sperimentare l'uso diretto delle armi russe" contro di loro.
Parole di fuoco che possono incendiare il mondo da un giorno all’altro. Per quanto ci riguarda, come ha indicato il Comitato centrale del PMLI: “Noi chiameremo il proletariato e tutto il popolo italiano alla guerra civile se l'Italia imperialista parteciperà alla nuova guerra mondiale imperialista”.
12 giugno 2024