Comunicato del Coordinamento delle Sinistre di Opposizione del Molise (PCI-PCL-PMLI-PC)
Gigafactory, Stellantis alla fine cala la maschera
Ancora una volta il capitale mostra il suo vero volto intascando soldi pubblici e delocalizzando. L’azienda ha di recente annunciato lo stop ai lavori sul polo di Termoli; dopo tante promesse si vedono solo operai a casa e smantellamento di reparti
Era appena due anni fa, giugno 2022, quando i dirigenti di Stellantis annunciavano un grandioso piano di rinnovamento del plesso termolese, un piano di oltre 2 miliardi di euro, di cui circa il 15% basato su fondi pubblici! Si voleva fare di Termoli un gioiello di efficienza, produttività nel rispetto dell’ambiente e tutela dei posti di lavoro, realizzando, in pochi anni, la trasformazione degli ex stabilimenti Fiat da costruttori di motori e trasmissioni ad uno dei più grandi poli mondiali per la produzione di batterie del megagruppo Stellantis, TotalEnergies e Mercedes. Obiettivo dichiarato: efficienza, innovazione, svolta verso un’economia “green” a partire dal 2026.
Dopo due anni, com’è la situazione? È di pubblica conoscenza che la multinazionale stessa abbia alzato bandiera bianca: nulla di nuovo sul fronte del capitalismo.
Il progetto ACC, Automotive Cells Company, si è rivelato, come avevamo previsto, essere solo un gigantesco arcobaleno: accattivante per i bambini e di breve durata. Nonostante i copiosi fondi ricevuti (a proposito, quelli pubblici, cioè soldi per la gran parte delle tasse pagate degli stessi lavoratori, erano vincolati al raggiungimento di obiettivi precisi; dato che non saranno raggiunti, chi rimborserà?), sulla costa molisana abbiamo assistito solo a continui rinvii per l’attuazione del piano mentre proseguivano, quelli sì speditamente, smantellamento di catene produttive, “uscite incentivate”, lavoratori spediti in Francia, lontano da famiglia e amici, per “perfezionarsi”, altri fermi con la Naspi che, fra l’altro, sta volgendo al termine, dopodiché cosa ne sarà di loro?
Come dicevamo, è proprio Stellantis ad alzare bandiera bianca. Se nei tavoli istituzionali dei mesi passati, in cui erano coinvolti vari enti istituzionali, compresa pure la Regione Molise (presidente Roberti, nulla da dire agli operai della città che amministrava fino a poco tempo fa?), si ipotizzava la fine del 2026 come orizzonte temporale, poi, addirittura fine 2027-primi 2028, ora, come noto, la doccia gelata; la multinazionale del Ceo Tavares lo ha detto chiaro e tondo al ministro del made in Italy, Urso: lavori fermi, per ora non se ne fa nulla. Per Tavares, che guadagna oltre due milioni di euro al mese, grazie anche ai licenziamenti degli operai termolesi (pardon, si dice, riorganizzazione interna con nuova allocazione di risorse in gergo borghese), bisogna bloccare tutto per colpa delle fabbriche cinesi, che sfornano batterie per veicoli ibridi ed elettrici a prezzi inferiori, o perché le “ricerche di mercato” indicano che il settore per la produzione degli accumulatori è più instabile rispetto al passato, ecc. Patetiche scuse, è lampante come si voglia prender tempo. Perché è proprio in questi due anni che sono venute fuori le vere intenzioni dei padroni: fare cassa tramite licenziamenti, delocalizzazioni di impianti, sfruttare manodopera più a buon mercato.
Su Termoli, in particolare, ciò ha comportato tagli ben noti; citiamo l’ultimo caso, quello dei motori 6V Maserati, un reparto dove oramai si lavora su un solo turno ed è prossimo alla chiusura, con le linee per gli 8V e i 16V che stanno seguendo lo stesso copione.
Solo dinanzi a questo scempio i sindacati confederali, troppo spesso inclini ad accettare i diktat padronali, hanno avuto un sussulto di dignità proponendo di dar vita ad un direttivo generale, aperto a sindacati di base, cittadini, società civile. Progetto interessante, per quanto tardivo e blando nei contenuti, ma cosa ne è stato? Ad oggi non s’è mosso nulla, per quanto ci è dato sapere. Peccato, perché muoveva nella direzione che, da comunisti, abbiamo sempre sostenuto: considerato che le istituzioni esprimono gli interessi dei padroni, va da sé che nessuna difesa dei lavoratori potrà venire da queste; serve la mobilitazione popolare.
Perciò rilanciamo l’appello alle lavoratrici e ai lavoratori, a cui esprimiamo tutta la nostra vicinanza, visto il futuro sempre più nero, a contare sulla propria forza e sulla propria indipendenza di classe per organizzare una risposta adeguata all’offensiva padronale, puntando sull’esempio dei lavoratori ex GKN arrivati sino all’occupazione degli stabilimenti: solo la lotta paga, rifiutare gli incentivi alla buona uscita, pretendere un piano per la ripresa produttiva e industriale, preparare forme più radicali di lotta, più adeguate all’offensiva padronale che leghino le battaglie per obiettivi immediati di difesa del salario e dell’occupazione a rivendicazioni più generali di controllo operaio sulla produzione.
Il Coordinamento delle Sinistre di Opposizione - Molise
(PCI-PCL-PMLI-PC)
Campobasso, 2 luglio 2024