Accusato di aver pubblicato documenti segreti sui crimini commessi dagli Usa, in particolare in Iraq e in Afghanistan
Scarcerato Assange dopo 62 mesi di prigione ed essersi dichiarato colpevole
Lo scorso 24 giugno Julian Assange è stato finalmente liberato su cauzione dalle autorità britanniche dalla prigione londinese di Belmarsh dove era detenuto da 62 mesi, e la cessazione del suo stato di detenzione è stato reso possibile a seguito al patteggiamento con la giustizia statunitense in base al quale l'attivista, per ottenere la libertà, si è dovuto dichiarare colpevole soltanto per uno dei 18 capi di imputazione formulati dagli Stati Uniti nel 2019, in base ai quali l'attivista rischiava complessivamente fino a 175 anni di reclusione.
Il capo di imputazione per il quale Assange si è dovuto riconoscere colpevole – ovvero il reato federale statunitense di cospirazione per ottenere e diffondere informazioni sulla difesa nazionale - ha invece comportato un periodo di detenzione di 62 mesi, già scontati in Gran Bretagna.
Quindi Assange è dovuto andare da Londra alle Isole Marianne, possedimento statunitense nell'Oceano Pacifico, dove un giudice federale degli Stati Uniti ha ratificato il patteggiamento raggiunto a Londra tra il dipartimento della Giustizia statunitense e il gruppo di avvocati che ha rappresentato l'attivista, per cui Assange ha già raggiunto l'Australia, suo paese di origine, da uomo libero.
Gli Stati Uniti, del resto, si sono visti costretti a patteggiare con l'attivista australiano sia sotto la pressione di quella parte della società civile che giudicava intollerabile la persecuzione giudiziaria scatenata contro di lui dal governo statunitense sia per il timore che in un processo pubblico lo stesso Assange – che avrebbe rischiato di finire in galera per il resto dei suoi giorni - potesse far uscire fuori ulteriori notizie compromettenti nei confronti, soprattutto, delle forze armate di quel Paese ma anche dei servizi segreti e persino dei presidenti Bush e Obama, così per salvare la faccia gli Stati Uniti hanno comunque ottenuto la soddisfazione di vedere Assange incolparsi di un reato e lanciato un implicito monito a chiunque in futuro volesse contrastare le menzogne diffuse dal potere politico, militare e amministrativo e combattere la disinformazione orchestrata dai servizi segreti, cose che ha fatto Assange in qualità di responsabile di WikiLeaks a partire dal 2010.
È opportuno ricordare, infatti, la vicenda umana e il calvario giudiziario subito da questo coraggioso attivista.
Promotore partire dal 2006 del sito web di informazioni WikiLeaks, ha curato la pubblicazione su tale sito di documenti da fonti anonime e informazioni segrete, soprattutto sulla politica estera degli Stati Uniti degli ultimi decenni e sui conflitti militari da essi alimentati, in modo particolare in Afghanistan a partire dal 2001 e in Iraq a partire dal 2003.
A partire dal 2010 WikiLeaks diffondeva notizie, ricavate da centinaia di migliaia di documenti del ministero della Difesa americano, coperti dal segreto e relativi alla guerra in Iraq nel periodo dal 2003 al 2009, che documentavano la violazione sistematica dei diritti umani e di guerra da parte delle forze armate degli Stati Uniti e anche degli altri contingenti di occupazione compreso quello italiano, mettendo in luce crimini inenarrabili – centinaia di migliaia di morti civili - commessi contro la popolazione irachena dagli eserciti della coalizione guidata dagli Usa.
Lo stesso avveniva riguardo a documenti relativi all'occupazione dell'Afghanistan, e anche in questo caso Assange, tramite la sua piattaforma, rendeva di pubblico dominio i crimini di guerra commessi in quel territorio non soltanto dagli americani, ma anche dagli eserciti di altri Paesi che collaboravano con gli Stati Uniti.
Venivano così messi alla luce fenomeni dei quali le opinioni pubbliche occidentali erano quasi all'oscuro, come l'utilizzo sistematico di spietate truppe mercenarie nei teatri di guerra e la creazione, da parte dell'esercito statunitense, della Task Force 373, un reparto speciale di uomini dell'esercito e della marina costituito dall'amministrazione Bush col compito di catturare i comandanti della resistenza, ma che si è macchiato di gravissimi crimini contro i civili indifesi, compresi bambini, donne e anziani.
Ulteriore documentazione pubblicata da WikiLeaks era relativa al contenuto di documenti ufficiali statunitensi nei quali si evidenziava un sistematico spionaggio ai danni di capi di Stato e di governo soprattutto di Paesi alleati degli Stati Uniti – quali Francia, Italia e Germania – con tanto di giudizi pesantemente negativi su di essi, si evidenziava addirittura una sistematica azione di spionaggio, da parte degli Stati Uniti, nei confronti dei vertici dell'Onu, e venivano evidenziate reti di spionaggio statunitense – sia politico sia industriale - in Russia e in Cina, i cui agenti altro non erano che dipendenti di note aziende statunitensi quali Coca Cola, McDonalds, Pixar, Apple e Microsoft.
Il mondo intero fu scosso da tali rivelazioni, e da quelle ulteriori che WikiLeaks negli anni successivi avrebbe diffuso, che misero in forte difficoltà il governo degli Stati Uniti e le sue forze armate nei confronti del resto del mondo e anche nei confronti della parte democratica e progressista della stessa opinione pubblica americana, al punto che la reazione di quel governo non si fece attendere.
Già il 29 novembre del 2010 Robert McClelland, procuratore generale dell'Australia che è fida alleata degli Stati Uniti, dichiarava alla stampa che la giustizia di quel Paese era intenzionata a investigare sulle attività di Assange e di WikiLeaks, paventando la possibilità di violazioni di legge, e non escludeva il ritiro del passaporto allo stesso Assange.
Undici giorni prima, il 18 novembre 2010, il tribunale di Stoccolma aveva spiccato un mandato d'arresto in contumacia nei confronti confronti di Assange con le accuse di stupro, molestie e coercizione illegale nei confronti di due ex amanti, accuse alle quali l'attivista aveva risposto sostenendo che esse erano totalmente infondate ed erano soltanto un pretesto perché fosse estradato dalla Svezia agli Stati Uniti a causa del suo ruolo nella pubblicazione di documenti statunitensi segreti.
Due giorni più tardi l'interpol e il sistema di informazione Schengen recepivano il mandato di arresto, tanto che il 7 dicembre Assange, che in quel momento si trovava a Londra, si presentava spontaneamente alla polizia britannica e veniva arrestato in seguito al mandato di cattura europeo, e lo stesso giorno il tribunale londinese respingeva la richiesta di libertà provvisoria su cauzione.
Nel frattempo la Svezia presentava una richiesta di estradizione alle autorità britanniche, una richiesta ovviamente pretestuosa perché il vero scopo della Svezia era quello di consegnarlo alla giustizia degli Stati uniti, che già aveva iniziato le procedure di incriminazione per spionaggio e altri gravissimi capi di imputazione, ma il giudice londinese il 16 dicembre rimetteva Assange in libertà, rilasciato su cauzione, e la decisione sulla richiesta di estradizione era rimandata.
Il 2 novembre 2011 l'Alta corte di Londra dava il via libera all'estradizione richiesta dalla Svezia, nel giugno del 2012 la Corte Suprema britannica rigettò il ricorso presentato contro l'autorizzazione all'estradizione e Assange, anziché presentarsi alla successiva udienza dinanzi ai giudici londinesi e temendo di essere estradato negli Stati Uniti, scelse di chiedere asilo politico all'ambasciata dell'Ecuador a Londra, lamentando di essere perseguitato, e il 16 agosto 2012 il governo equadoregno del socialista Rafael Correa concesse lo status di rifugiato politico ad Assange.
Il 19 maggio 2017 la magistratura svedese archiviò le accuse di violenze sessuali accertandone la totale infondatezza, ma a carico di Assange rimase però il mandato di cattura internazionale chiesto dagli Stati Uniti e l'accusa britannica di non essersi presentato in tribunale a Londra.
Nel frattempo, però, il nuovo presidente ecuadoregno Moreno revocò l'asilo politico ad Assange ordinando all'ambasciatore a Londra di lasciare entrare in ambasciata la polizia britannica, che l'11 aprile 2019 arrestò l'attivista e lo portò davanti a un giudice, che ne ordinò la reclusione per le successive 50 settimane da scontare nel carcere di massima sicurezza Belmarsh per aver violato, nel 2012, la libertà su cauzione.
Nel frattempo, però, restava in piedi la richiesta di estradizione degli Stati Uniti al governo britannico e il relatore all'Onu sulla tortura e trattamenti inumani, lo svizzero Nils Melzer, esortava i governi degli Stati uniti e del Regno Unito ad astenersi da ulteriori dichiarazioni o atti pregiudizievoli per i diritti umani di Assange, manifestando le sue preoccupazioni riguardo alla possibile estradizione negli USA, dove egli riteneva che non gli sarebbe stato garantito un giusto processo.
Detenuto quindi in Gran Bretagna a scopo preventivo per garantire la sua presenza durante il processo di estradizione negli Stati Uniti in corso, il 20 aprile 2022 il tribunale di Londra autorizzava formalmente l'estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti, decisione contro la quale venivano presentati alcuni ricorsi che la ritardavano: nel frattempo gli avvocati di Assange e la giustizia federale degli Stati uniti si incontravano e raggiungevano l'accordo che ha portato al patteggiamento e alla liberazione di Assange, che nei quasi quattordici anni trascorsi in parte in carcere e in parte chiuso nei locali dell'ambasciata ha visto la sua salute compromessa dall'insorgenza di alcune gravi patologie.
Julian Assange ha coraggiosamente combattuto contro il più sfrontato e criminale imperialismo del mondo, quello degli Stati Uniti, e alla fine ha vinto, smascherandone le menzogne e dimostrando che il regime politico che li governa e le forze armate che difendono quel potere non sono niente altro che tigri di carta: ma ha vinto a caro prezzo, con quattordici anni trascorsi lontano dal suo Paese, rinchiuso in carcere o ristretto in una stanza di un'ambasciata, accusato di reati sessuali che egli non ha mai commesso, con la paura di dover trascorrere il resto dei suoi giorni in un carcere statunitense.
Noi salutiamo la liberazione di Assange, un giornalista coraggioso che incoraggia tutti i giornalisti progressisti e democratici a non lasciarsi intimidire e zittire dall'imperialismo e dai poteri forti.
17 luglio 2024