Casapound aggredisce giornalista de “La Stampa”
Il presidente del Senato Ignazio Benito La Russa condanna ma li giustifica
Va sciolta
È stata un'aggressione in perfetto stile squadrista mussoliniano, quella subita nella notte di sabato 20 luglio da Andrea Joly, giornalista de La Stampa
da parte di un manipolo di picchiatori di Casapound
Siamo a Torino. Il cronista si trova a passare casualmente davanti al Circolo di estrema destra “Asso di Bastoni”, locale di via Cellini nel quartiere di San Salvario, dove si teneva “La festa della Torino nera”, come l'avevano battezzata non a caso gli organizzatori per i 16 anni del circolo. Sente dei cori, vede le bandiere di Casapound e il cronista anche “se non in servizio” si avvicina. Sono un centinaio in strada per le “foto ricordo”, Joly scatta alcune foto e qualche video con lo smartphone mescolandosi ai loro fotografi. Due squadristi si accorgono della sua presenza e lo avvicinano mettendogli la mano sul cellulare, chiedendogli se fosse “dei loro” e intimandogli in modo minaccioso di consegnare foto e filmati ripresi sulla pubblica via. Davanti a questa intimidazione Joly cerca prudentemente di allontanarsi. Ma gli squadristi di Casapound chiamano i rinforzi, arrivano in una trentina, lo rincorrono e in 7 lo aggrediscono gettandolo a terra, prendendolo a calci, e per una decina di secondi tentando persino di soffocarlo con una presa al collo.
Dalle finestre dei palazzi gli abitanti non stanno a guardare, filmano tutto e gridano: “lasciatelo andare, siete tanti contro uno solo”. Davanti alla sprezzante risposta dalla strada, “Vieni giù, se hai coraggio”, non desistono urlando: “Vergogna, fascisti di merda”; “Chiamiamo la polizia”. Solo allora gli squadristi desistono fino a che Andrea Joly riesce a scappare e a recarsi al Pronto Soccorso per farsi medicare. Nel frattempo i presenti fuori dal locale cantavano provocatoriamente: “Dove sono gli antifascisti?”. E infatti, come racconta il giornalista Berizzi su Repubblica
, nelle serate innaffiate dall'alcol di questo covo di estrema destra tra bracci tesi, cori nostalgici e balli comunitari stile “cinghiamattanza” il rock identitario di CasaPound “ciò che conta è altro, ossia l'offensiva contro gli 'antifa', con ogni mezzo possibile, violenza in primis”. Tant'è che nel pomeriggio un altro giovane era stato minacciato. E come dimostra l'aggressione al Vomero (Napoli) nell'ottobre 2023 al giornalista antifascista Roberto Tarallo, vigliaccamente pestato perché aveva una spilletta antifascista. Da quando al governo c'è la ducessa Meloni e il fascioleghista Salvini è un moltiplicarsi giornaliero di aggressioni, verbali e fisiche. Si sentono protetti e sicuri dell'impunità. E lo dimostra anche il fatto che, raccontano gli abitanti, negli anni precedenti questo tratto di via Cellini, era chiuso dalle pattuglie delle forze dell’ordine. Quest’anno invece hanno fatto quello che volevano senza alcun controllo.
La gravissima aggressione ad Adrea Joly, a cui va la solidarietà antifascista del PMLI e de Il Bolscevico
, in poche ore è divenuto un caso di rilevanza nazionale. Costringendo già domenica a far venire allo scoperto il ministro dell'Interno Piantedosi e la stessa ducessa Meloni. Ma quest'ultima, come era accaduto ad Acca Laurentia nel gennaio scorso e nella vicenda Fanpage, e prima ancora quando era stata attaccata la sede della CGIL di Forza Nuova nel 2021, ha evitato di denunciare la matrice fascista e mussoliniana dell'aggressione e si è limitata a trasmettere la sua solidarietà al giornalista, ha “condannato con fermezza l’atto di violenza” (ma di chi?) e si è augurata che i responsabili siano individuati “il più rapidamente possibile” assicurando “la massima attenzione” del governo. Peggio ha fatto Piantedosi che congratulandosi con la questura di Torino per aver identificato “due individui fortemente sospettati di essersi resi protagonisti dell'aggressione al giornalista della Stampa”, si è guardato bene di denunciare che sono militanti di Casapound per poi aggiungere: “nel nostro Paese, tanto più con il nostro Governo, non ci sarà mai spazio per la violenza di qualsiasi matrice”. Lasciando intendere che tale aggressione sia il frutto dello scontro tra opposti estremismi. E così, è proprio il caso di dire, torna a fare di tutta l'erba un Fascio. Ancora peggio il presidente del Senato Ignazio Benito La Russa che, pur condannando l'aggressione, ha comunque cercato di giustificarla, accusando il giornalista di non essere stato lì per caso e di non essersi qualificato. Con la stessa tecnica negazionista usata in precedenza per giustificare le truppe tedesche a via Rasella.
Immediata la solidarietà degli antifascisti al giornalista Andrea Joly e Torino è scesa in piazza martedì 23 col presidio di fronte alla Prefettura di Torino indetto dall’Ordine dei giornalisti del Piemonte e dall’associazione stampa subalpina.
Da parte delle opposizioni molti sono gli attestati di solidarietà. Tra le prime ad essere rilanciate dai quotidiani nelle news sul web quella della segretaria del PD Elly Schein che aggiunge: “Esprimo anche grande preoccupazione per il clima di impunità che continuiamo a registrare di fronte a episodi così gravi: cos'altro dobbiamo aspettare perché vengano sciolte come dice la Costituzione le organizzazioni neofasciste? Chiediamo alla Presidente Giorgia Meloni e al Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi di intervenire immediatamente”.
Ferma anche la denuncia del sindaco di Torino Lo Russo (PD), al termine del dibattito in Consiglio comunale del 22 luglio, dove Lega e FdI come da copione, hanno cercato di mettere nel “buglione” anche le manifestazioni dei No Tav e di Askatasuna: “È stata un’intollerabile aggressione neofascista e tale va chiamata... - sottolinea Lo Russo - Non è un’altra cosa e dobbiamo essere attenti a ciò che diciamo. Askatasuna e No Tav non c’entrano niente. Chiamarlo in altro modo fa parte della dialettica politica, però chiamiamo le cose come stanno: una aggressione neofascista. E come tale perseguita: … è bene che non si mescolino le violenze neofasciste con altre violenze”.
Tutto giusto, tutto vero. È quanto chiede il PMLI a gran voce e da sempre ogni qual volta questi topi di fogna vengono allo scoperto, e non solo: Casapound, così come Forza Nuova e tutti i gruppi neofascisti e neonazisti vanno immediatamente sciolti, sulla base della legge Scelba e Mancino. Prendiamo atto che nel PD si torni a chiedere che il governo Meloni intervenga urgentemente. Speriamo che siano coerenti con queste parole e che, spente le luci mediatiche, non avvenga come nel 2021 quando partiti parlamentari della “sinistra” borghese, dopo l'assalto alla CGIL, si erano decisi a chiedere lo scioglimento di FN e degli altri gruppi che si richiamano al fascismo, presentando in parlamento delle mozioni che impegnavano il governo Draghi in tal senso. E poi al momento del voto il PD e i suoi alleati ritirarono le loro mozioni per un generico ordine del giorno unitario e si astennero sulla mozione della destra.
24 luglio 2024