Lavori di manovalanza per i figli del proletariato, lavori di direzione per i figli della borghesia
La “riforma” della scuola professionale di Valditara piace alla Confindustria
Il 30 luglio 2024 la Camera ha approvato in via definitiva il Ddl di riforma dell’istruzione tecnico-professionale varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 18 settembre su proposta del ministro fascioleghista dell'Istruzione e del “Merito” Giuseppe Valditara.
Si tratta di una controriforma scolastica senza precedenti che istituisce, già a decorrere dall'anno scolastico 2024-2025, la cosiddetta “filiera tecnologica- formativa” e introduce il famigerato modello 4+2 che prevede un percorso formativo di quattro anni di scuola superiore più due anni di specializzazione negli ITS Academy con l'obiettivo di accorpare tutti gli istituti tecnici e professionali di Stato (che oggi sono articolati in cinque anni di studi, biennio più triennio di specializzazione) e integrare i corsi triennali di istruzione e formazione professionale, ossia gli Ifp e gli Iefp, attualmente gestiti dalle Regioni, per dar vita ai cosiddetti “Campus Academy”: reti che collegano l’offerta formativa degli istituti tecnici e professionali, degli ITS Academy e dei centri di formazione professionale.
La riforma, già pubblicata in Gazzetta Ufficiale, entra in vigore il 6 settembre 2024 e sarà attuata in via sperimentale nei 172 istituti tecnici e professionali che hanno già espresso la volontà di adottare il nuovo modello di istruzione sulla piattaforma Unica.
Per il completamento dell'iter legislativo saranno necessari altri due decreti attuativi da emanare in collaborazione con altri ministeri e previa intesa in Conferenza unificata Stato Regioni. Mentre tutte le disposizioni per l’attuazione dovranno entrare in vigore entro il 31 dicembre 2024, come previsto dal PNRR.
Terminato il percorso quadriennale, si legge fra l'altro nel DdL, gli studenti proseguiranno la formazione per un altro biennio negli Its Academy, nei quali prevarrà di gran lunga l’istruzione pratica. L’idea è quella di un “campus tecnologico professionale” che raccoglierà studenti da ogni indirizzo tecnico e professionale. Inoltre, il Ddl prevede che una parte dell'attività di “insegnamento” sarà affidata attraverso “la stipula di contratti di prestazione d’opera per attività di insegnamento e di formazione nonché di addestramento a soggetti esperti provenienti dal mondo del lavoro e delle professioni nell’ambito delle attività laboratoriali e dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (Pcto, ex alternanza scuola lavoro) con soggetti del sistema delle imprese e delle professioni”.
Insomma non più scuola e istruzione ma una “filiera per l'addestramento degli studenti”, i cui termini e obbiettivi, tanto cari a Confindustria, sono mutuati direttamente e non a caso dal sistema di produzione aziendale capitalistica con lo scopo dichiarato di far “produrre” alla scuola pubblica italiana non più studenti istruiti e preparati culturalmente, stimolati a sviluppare lo spirito critico e l'autonomia di pensiero; ma studenti-robot, docili e mansueti, giovani “disciplinati e meritevoli” e soprattutto “addestrati” a svolgere una determinata mansione lavorativa e perciò destinati a diventare i nuovi schiavi salariati del sistema capitalista.
Una “filiera” che spaccia l’addestramento professionale e i Pcto come “una grande opportunità per i giovani” col chiaro intento di favorire l'espulsione degli studenti privi di mezzi dal sistema scolastico di istruzione e avviarli precocemente al lavoro una volta concluso l’obbligo scolastico a 16 anni.
Infatti il DdL prevede un forte potenziamento dei Pcto che saranno obbligatori già a partire dal secondo anno e saranno gestiti da “insegnanti esperti provenienti anche dal mondo delle aziende” ossia imprenditori, tecnici e caporeparto di imprese “fortemente legate alla filiera del territorio” che avranno così mano libera per sfruttare schiere di giovani studenti costretti a lavorare gratis per incrementare la competitività e i profitti dell'azienda.
A tal fine il DdL prevede “anche la promozione di accordi di partenariato per incrementare i Pcto e i contratti di apprendistato, valorizzando le opere soggette a diritto d’autore e proprietà industriale realizzate nei percorsi tecnici e professionali”.
Non a caso la riforma Valditara piace moltissimo anche a Confindustria che addirittura rivendica di aver sostenuto il progetto “fin da subito” perché “renderà la collaborazione scuola-impresa sempre più ampia e stabile”.
Allo stesso modo anche Valentina Aprea, responsabile del Dipartimento Istruzione di Forza Italia, durante il suo intervento in Aula ha espresso “soddisfazione per questo risultato” sottolineando fra l'altro che la riforma Valditara “rappresenta il completamento della riforma Moratti (Legge 53/2003), che ha stabilito la pari dignità tra i percorsi di istruzione secondaria superiore e quelli di formazione professionale regionali, avviando inoltre la specializzazione terziaria non accademica post-diploma”.
D'accordo con “l’idea della filiera formativa” anche la deputata del PD Ilenia Malavasi che addirittura rinfaccia al governo di aver sbagliato “i tempi, i metodi e i contenuti” della riforma ritenendola “un disastro” perché “solo 171 istituti hanno aderito alla sperimentazione, principalmente in regioni già avanzate in termini di progettualità, dimostrando la mancanza di chiarezza degli obiettivi del governo”.
Più critica è invece la posizione del PSI che per bocca del segretario nazionale Enzo Maraio e del responsabile nazionale PSI scuola sottolineano: “come l’azione delle filiere formative verrà orientata ai bisogni del mercato locale più che alle esigenze sociali e culturali dei giovani studenti. Basta ricordare come, all’interno del Disegno di legge, viene utilizzato esplicitamente il termine 'addestrare', parola che va naturalmente in conflitto con 'formare'. Evidentemente l’ideologia che sottende all’azione del governo Meloni porta a immaginare la scuola come istituzione che 'addestra' i giovani e quindi i futuri cittadini. Una destra ideologicamente schierata accanto alle imprese più che ai lavoratori. Una destra che con l’autonomia differenziata sembra voler consegnare il Paese agli interessi dei potentati locali”.
Insomma, altro che “istruzione e formazione di serie A” come ciancia Valditara; la verità è che i tecnici e i professionali saranno trasformati in una vera e propria scuola di avviamento al lavoro di gentiliana memoria in cui saranno confinati i figli del proletariato e delle masse popolari meno abbienti, privati di fatto della possibilità di proseguire gli studi universitari e condannati a “imparare un mestiere” per fornire braccia e forze fresche a buon mercato ai padroni e alle borghesie locali proprio come avveniva durante il fascismo.
Mentre i licei e le scuole di eccellenza private dei ricchi, non toccate dalla riforma, saranno riservate esclusivamente ai figli della borghesia, facilitati a raggiungere i gradi più alti dell'istruzione universitaria e preparati a diventare i nuovi quadri dirigenti e le teste d'uovo della classe dominante borghese.
Una controriforma tombale, che segna la fine del sistema unico nazionale dell'istruzione pubblica in gran parte già smantellato dalle precedenti riforme varate nel corso degli ultimi decenni sia dai governi di “centro-destra” che di “centro-sinistra” a cominciare dalla cosiddetta “autonomia scolastica” di Luigi Berlinguer nel 2000 col governo Prodi fino agli ITS-campus di Patrizio Bianchi con Draghi nel 2022, passando per la legge delega al governo Berlusconi di Moratti 2003 e Gelmini 2011 e la famigerata “Buona scuola” di Renzi e Toccafondi nel 2017 che, pezzo dopo pezzo, hanno demolito la scuola pubblica offrendo su un piatto d'argento al governo neofascista Meloni l'opportunità di dare piena attuazione alla scuola capitalista, neofascista, classista, meritocratica, aziendalista, autonomista, punitiva e militarizzata ispirata al motto mussolinaino “libro e moschetto fascista perfetto” e già invocata fin dagli anni '80 dal piano della P2 di Gelli.
Una controriforma che di fatto cancella il diritto allo studio e i principi di eguaglianza e unitarietà del sistema scolastico nazionale, opera una netta separazione classista fra istruzione liceale e formazione tecnico-professionale, azzera di colpo tutte le conquiste ottenute dal movimento studentesco dal Sessantotto in poi, a cominciare dal riconoscimento della pari dignità fra istruzione liceale e tecnico-professionale, e instaura un doppio binario di istruzione classista.
Un attacco senza precedenti al sistema pubblico dell'istruzione che sprigionerà i suoi effetti più devastanti in combinazione con il DdL sull'autonomia differenziata imposta dall'altro ministro fascioleghista Roberto Calderoli di cui la scuola, insieme alla sanità e ai beni ambientali e culturali, è tra gli obbiettivi principali da colpire.
Il combinato disposto fra le due controriforme fascioleghiste di Valditara e Calderoli imporrà l'istituzione di 20 diversi sistemi di istruzione su base regionale, la frantumazione dei programmi che adesso sono unificati a livello nazionale e la deregolamentazione del sistema di reclutamento, formazione e retribuzione dei docenti e del persona Ata.
Di fronte a tutto ciò è auspicabile che i partiti e le organizzazioni sindacali a cominciare dalla Flc-CGIL che hanno espresso forti critiche e perplessità riguardo al Ddl Valditara, si attivino fin da subito per bloccare questo nero disegno scolastico dando il via a una mobilitazione quanto più larga e organica possibile, che coinvolga tutte le forze politiche e associative democratiche e antifasciste, il personale ATA e docente della scuola e ovviamente le stesse studentesse e studenti che dovrebbero essere i veri protagonisti di questa battaglia e della scuola in genere.
L'auspicio è che questo fronte unito nasca quanto prima possibile e sia inserito in una battaglia più ampia contro il governo neofasciste Meloni nel suo complesso per farlo cadere con la piazza prima che faccia altri danni alle masse popolari del nostro Paese.
4 settembre 2024