A Travaglio piace la Meloni
Le giravolte del direttore del “Fatto quotidiano
” non smettono di stupire.
Travaglio e il suo quotidiano si pavoneggiano a fustigatori incorruttibili dei potenti e dei poteri forti
, a nemici irriducibili di inciuci e del consociativismo tra maggioranza e opposizione, a liberi pensatori senza macchia e senza paura... e senza padroni. Si spacciano di essere senza padroni e invece i padroni ce li hanno eccome. Si pensi al ruolo di Organo ufficioso del M5S che hanno svolto quando il movimento politico creato da Grillo e Casaleggio veleggiava sull'onda della nuova crociata qualunquista, moralizzatrice e antisistema. E si pensi al ruolo di Organo ufficioso dei Putiniani d'Italia che si sono caparbiamente guadagnato negli ultimi due anni e mezzo di aggressione nazizarista russa all'Ucraina. Ma non è finita qui, perché quest'infocato agosto sembra regalarci novità sul rapporto di Travaglio con la premier Meloni.
Nel suo editoriale del 20 agosto, Travaglio definiva la Meloni “una tipa sveglia
”, a proposito delle “misteriose entità politiche, mediatiche e giudiziarie
[che] tramano per indagare Arianna Meloni per traffico di influenze illecite nelle nomine negli enti pubblici da lei fatte (poche) o a lei attribuite (molte) e rovesciare il governo
.” E senza imbarazzo motivava il suo apprezzamento con queste parole: “Anche lei come Conte è vista come intrusa dalle élite più putride, use a scalzare gli outsider tramite qualche infiltrato
”. Un editoriale ambiguo, che non faceva chiarezza su niente: né sulla veridicità della fantomatiche accuse sparate dal meloniano Sallusti, né sulle responsabilità della premier e del suo entourage familiar-governativo.
Tutto sembrava finito lì ma due giorni dopo in una lunga intervista al Corriere della Sera
Travaglio ribadiva: “mi è simpatica
”; e confessava candidamente e senza imbarazzo di considerarla il suo secondo amore insieme a Conte: “In questi anni sono stati gli unici due presidenti del Consiglio ad essere arrivati a Palazzo Chigi senza la cooptazione dei poteri forti. Il leader del Movimento 5 Stelle è giunto lì per caso. Lei, Giorgia, è invece arrivata dalla periferia. La presidente del Consiglio è un underdog o un outsider anche se fa politica da trent’anni, perché proviene da una formazione che da sempre è stata tenuta a distanza dalle logiche di potere. Ecco perché mi meraviglia
”. Per poi concludere: “Non ho una avversione irriducibile per tutti quelli che stanno nel centrodestra
”.
Se dopo il suo primo editoriale si poteva pensare che era stato un colpo di sole agostano a dargli di volta il cervello, ora Travaglio ribadiva in modo caparbio e motivato al più antico quotidiano della borghesia italiana che Giorgia (come lui la chiama ormai confidenzialmente, dopo averla incontrata ripetutamente, di recente in una “non cena
” per invitarla alla festa de “Il Fatto”, e persino in treno oltre che in appuntamenti pubblici come la festa dei giovani balilla di Atreju di dieci anni fa), è da ammirare e tifare perché, a suo dire, è un'antisistema che ha tutti contro, si è fatta da sola e non piuttosto la ducessa che ha riportato al potere i fascisti completando quella marcia su Roma elettorale e parlamentare iniziata nel 1946 dal MSI del fucilatore di partigiani Giorgio Almirante.
Altro che colpo di sole, un messaggio politico forte e chiaro, il suo.
E per non lasciar dubbi né ambiguità sul riposizionamento del suo quotidiano in area meloniana accanto al Giornale
di Sallusti, alla Verità
di Belpietro e al Tempo
del senatore FdI Angelucci, mercoledì 28 agosto regalava un'intera pagina del suo quotidiano all'ideologo della cosiddetta Nuova Destra italiana Marco Tarchi per invocare il definitivo superamento della contrapposizione tra destra e sinistra, l'abbandono della discriminante antifascista e il riconoscimento che nella storia italiana “la responsabilità di ciò che accadde allora fu ampiamente condivisa. Da entrambe le parti in lotta
” (sic),
con l'obiettivo di “svelenire il sottofondo psicologico e umorale di uno scontro politico che, da quando è in carica l’attuale governo, si sta sempre più trasformando in una guerra
”.
Ecco, dunque, dove sembrerebbe amaramente puntare Travaglio, mentre si preannuncia un autunno incandescente sul fronte politico e della lotta di classe: evitare la guerra senza quartiere al governo Meloni garantendo alla ducessa un clima di concordia corporativa e interclassista, svelenire le battaglie antifasciste sui temi cruciali quali il premierato, l'irregimentazione governativa della magistratura, l'autonomia differenziata, l'egemonia della cultura neofascista, e sabotare la collera popolare e le lotte di piazza per il lavoro e contro il precariato, per salari e pensioni dignitosi e contro il supersfruttamento, per migliori condizioni di vita, di lavoro e di studio al proletariato, ai lavoratori e ai figli del popolo.
4 settembre 2024