Nessuna responsabilità delle giunte antipopolari?
Sei indagati per il grave scempio del “Parcheggio della Siena” di Ischia
La prima denuncia politica fu della Cellula ischitana del PMLI

Dal corrispondente della Cellula “Il Sol dell'Avvenir” dell'isola d'Ischia del PMLI
Avevamo visto lungo noi marxisti-leninisti ischitani quando alcuni anni fa abbiamo cominciato a denunciare il vergognoso scempio del fantomatico “Parcheggio della Siena”, un pugno nell’occhio di cemento costruito sulle bellissime e uniche coste dell’Isola di Ischia. Più passa il tempo più affiorano porcherie, abusi, trasformazioni, scempi, e responsabilità che, come abbiamo più volte scritto a partire dal 2011, sono tutte da addebitare ai privati ed alle amministrazioni comunali di ogni colore.
Ora, l’intensa opera giudiziaria fa venir fuori i primi nomi eccellenti a conclusione di un’accurata inchiesta condotta dalla Procura di Napoli col pubblico ministero Giulio Vanacore che ha notificato l’avviso a cinque indagati: Generoso Santaroni, legale rappresentante della società proprietaria del fondo “La Turistica Miramare Spa”, Giuseppe Mattera, progettista e direttore dei lavori, Silvano Arcamone, dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale firmatario del rilascio dell’illegittimo permesso di costruire, Francesco Fermo come responsabile del I Settore dell’Area Tecnica del Comune e cofirmatario dell’illegittimo permesso rilasciato da Arcamone, Gaetano Grasso, responsabile tecnico e firmatario dell’illegittima autorizzazione paesaggistica del 2010. Ad oggi, invece, sembrano non essere indagati gli amministratori ischitani.
Nel 1996 l’Associazione Pro Mandra convoca un’assemblea popolare per dire no all’idea di realizzare un parcheggio a tre piani, interrato in un vigneto ricco di piante secolari. Poi, però, nessuno ne parla più. Nel 2013, con tre anni di ritardo sul rilascio dei permessi, cominciano i lavori di sbancamento, ad opera della Società “La Turistica Miramare Spa” che fa capo alla famiglia dell’avv. Santaroni e che costruisce con i fondi europei un auditorium per 400 posti, completo di un arredamento di tutto rispetto. È grazie a quest’opera di interesse sociale che la società procede per realizzare il parcheggio “interrato”, capace di ospitare almeno 240 posti auto.
In oltre undici anni di lavori si incontrano difficoltà tecniche estremamente gravi e costose. L’escavo raggiunge il fondo marino, visto che l’opera dista dalla spiaggia limitrofa solo pochi metri. Non solo. Devasta anche due sorgenti di acqua termale. Si susseguono denunce e articoli per tentare di bloccare lo scempio, la distruzione dell’ultimo polmone verde esistente all’ingresso del centro storico di Ischia Ponte, noto come Borgo di Celso, perché un tempo sede di una rigogliosa piantagione di gelso. Intervengono storici, geologi, studiosi d’ogni settore ma si cozza contro un muro di gomma, eretto dai Santaroni con studi a Roma, ma ischitani per antichi legami paterni. Il piano terra del parcheggio, ad una ventina di metri di profondità, è quotidianamente inondato di acque di origini varie. E l’acqua in esubero viene riversata a mare, su una frequentata spiaggia. Si susseguono gli interventi della Capitaneria ma si procede comunque. Nasce un Comitato popolare che chiede di visionare la documentazione ma la risposta dell’arch. Mattera, progettista e “anima nobile” dell’opera, è fra le più singolari: “non è possibile vederle perché l’opera è coperta da copyright”, tanto è vero che sparisce perfino la tabella esposta al pubblico, con tutte le informazioni relative al progetto.
Il Comune d’Ischia, sulla scorta di tale inaccettabile risposta, respinge la richiesta e lo scempio continua. Il parcheggio “interrato” ha ormai raggiunto e superato il livello stradale. Come se non bastasse, i proprietari, titolari dell’Hotel Miramare e Castello e del Mareblu, due alberghi di lusso a 5 stelle, che sorgono a pochi metri da questa orrenda struttura, vogliono di più. E così, improvvisamente, sorgono sulla sommità dell’opera una ventina di basi munite di appositi supporti necessari a sorreggere pannelli fotovoltaici da utilizzare come pensiline a copertura di altri posti auto a vista.
Il vaso è colmo e le organizzazioni politiche dell’Isola - tra cui il PMLI - denunciano il pericolo di vedere eretto perfino un quarto piano. La protesta è condivisa dall’avv. Bruno Molinaro, che sostiene il Comitato popolare “Salviamo Ischia Ponte” in una possibile azione legale. Predispone, infatti, la richiesta di conoscere la documentazione dell’opera entro i tempi previsti. Dopo i primi tentativi ostativi, le resistenze ben presto affondano nelle acque del parcheggio. E dalla lettura si passa alle denunce alla Sovrintendenza e alla Procura. Anche l’amministrazione comunale finalmente, avverte la necessità di intervenire e il parcheggio viene sequestrato. Una iniziativa che avrebbero dovuto adottare le precedenti amministrazioni complici e colpevoli di assurdi silenzi.
Si fermano i lavori e prende il via un susseguirsi di atti giudiziari dai quali emerge a carico degli indagati la lottizzazione abusiva a scopo edificatorio di ben 7 mila mq di terreno privato, la trasformazione di tale area con conseguente aggravio urbanistico attraverso la realizzazione di un volume di oltre 28 mila mc su un’area sottoposta a vincolo paesaggistico, dichiarata di interesse pubblico sin dal 1952!
La stessa inchiesta fa emergere che gli indagati hanno operato evidentemente il falso, autorizzando il privato a edificare in una zona “bianca”, cioè priva della possibilità di edificare un’opera ritenuta “accessoria” all’albergo, a sua volta già al centro di ingiunzioni a demolire. Al proprietario e al progettista il pm imputa anche la violazione del Codice di Navigazione perché il tutto è privo di autorizzazione a costruire ad una distanza inferiore a 30 mt dal demanio marittimo.
C’è dell’altro? Forse è sfuggito alle maglie della giustizia qualche personaggio politico che ha operato da sponsor “spirituale” e che ha manovrato sapientemente le operazioni che oggi appaiono a carico solo di quei tecnici comunali che non hanno saputo o non hanno voluto anteporre gli interessi della collettività. Gli indagati rischiano pene fino ai due anni e ammende fino a 50mila euro.
Con soddisfazione possiamo concludere che le denunce e le accuse mosse in più occasioni dal PMLI e dagli articoli de “Il Bolscevico” hanno avuto ragione, e ora chiediamo alla Procura di Napoli di andare fino in fondo accertando le responsabilità anche delle giunte ischitane. L’amaro in bocca di tutta questa vergognosa vicenda è che le numerose amministrazioni che si sono succedute, e i relativi sindaci, veri responsabili di quanto accaduto, restano ancora dietro le quinte.

4 settembre 2024